DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Arturo Zampaglione per "la Repubblica"
Brutta sorpresa per milioni di americani che si sono messi al volante, tra ieri e oggi, per trascorrere la festa dell' indipendenza del 4 luglio insieme ad amici e parenti: i prezzi della benzina sono ai massimi degli ultimi quattro anni e mezzo. È il risultato di un rialzo delle quotazioni del petrolio che prosegue da tempo. Proprio ieri il greggio americano ha superato, per la prima volta dal novembre 2004, i 75 dollari al barile, mentre il Brent, già salito del 5 per cento la settimana scorsa, ha toccato addirittura i 78 dollari.
Provocato da un insieme di fattori concomitanti, soprattutto politici, che riguardano aree calda del pianeta, dalla Libia al Venezuela, e soprattutto all' Iran, il caro- petrolio è destinato a durare. Secondo gli analisti di Morgan Stanley, il Brent raggiungerà gli 85 dollari al barile nella seconda metà dell' anno, creando preoccupazioni sul fronte dell' inflazione e ponendo Donald Trump in una difficile situazione.
Da un lato, infatti, ad accelerare il rialzo è proprio l' offensiva della Casa Bianca contro l' Iran, con la disdetta degli accordi sul nucleare e il ritorno delle sanzioni, che si applicherebbero anche sulle importazioni europee di petrolio iraniano. Dall' altro, il rincaro della benzina colpisce soprattutto l' elettorato trumpiano, che è più disseminato sul territorio e si sente defraudato: i risparmi fiscali della riforma repubblicana finiscono per essere spesi alla pompa.
Di qui i tentativi del presidente americano di minimizzare i contraccolpi di ulteriori rialzi. La settimana scorsa ha telefonato a re Salman dell' Arabia Saudita, ottenendo la promessa che in caso di bisogno Riad aumenterà la produzione per calmierare i prezzi. In un tweet Trump ha " forzato", come spesso gli accade, la parole del re saudita, quantificando l' aumento in 2 milioni di barili al giorno, che sarebbe la massima capacità di estrazione del paese. Riad ha aggiustato il tiro, insistendo sulla genericità della promessa.
Ma è bastata lo notizia della telefonata per provocare una reazione indignata dell' Opec, sentitasi scavalcata, e soprattutto di Teheran. Il presidente iraniano Hassan Rouhani, che è in visita in vari paesi europei per convincerli a non sottostare al diktat americano e rispettare invece gli accordi sul nucleare, si è scagliato ieri contro Washington, con minacce più o meno velate su possibili conseguenze nei trasporti petroliferi di altri paesi del Golfo, se l' Iran dovesse essere colpito da un embargo internazionale.
Che significa un possibile blocco dello stretto di Hormuz, con conseguenze economiche, politiche e magari anche militari? Teheran non ha voluto essere più precisa. Di certo, si trova in una impasse: le condizioni economiche sono deludenti, il rial si è già svalutato del 40 per cento e cresce il malumore della popolazione nei confronti degli ayatollah.
Anche se l' interruzione delle importazioni europee di greggio iraniano dovesse essere rimandata nel tempo, e non più il 4 novembre, come qualche esperto ipotizza, rimane una spada di Damocle per il regime iraniano. E contribuisce a far salire i prezzi del greggio, su cui pesano anche le vicende libiche e venezuelane.
Tripoli ha annunciato che, per cause di forza maggiore, cioè le dispute tra le varie fazioni sulla distribuzione delle royalties petrolifere, sono stati chiusi i terminali di Zuetina e Hariga, dove transitavano 850mila barili al giorno. In Venezuela la crisi politica si riflette sulle estrazioni e le vendite.
re salman dell arabia saudita a tangeriprezzo petrolio 6prezzo petrolio 4
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA…
FLASH – IL GOVERNO VUOLE IMPUGNARE LA LEGGE REGIONALE DELLA CAMPANIA CHE PERMETTE IL TERZO MANDATO…
FLASH – IERI A FORTE BRASCHI, SEDE DELL’AISE, LA TRADIZIONALE BICCHIERATA PRE-NATALIZIA È SERVITA…
DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…