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GLI AMERICANI HANNO DIMENTICATO COME SI FA UN GOLPE? - IL PIANO USA PER IL VENEZUELA S'AVVIA AL FLOP - IL PRESIDENTE AUTOPROCLAMATO GUAIDO': “L'ESERCITO NON È CON NOI” - WASHINGTON AVEVA OTTENUTO L'APPOGGIO DI POLITICI CHIAVE CHE SI SONO TIRATI INDIETRO - APERTO UN NEGOZIATO CON PUTIN MA TRUMP PRETENDE CHE “OGNUNO DEI PAESI ESTERI INTERESSATI ALLE SORTI DEL VENEZUELA DEVE USCIRE DI SCENA”

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Flavio Pompetti per “il Messaggero”

 

L' Operazione Libertà lanciata da Juan Guaidó è fallita.

Lo ha ammesso lo stesso autoproclamato presidente temporaneo in una intervista al Washington Post, nella quale lamenta di non avere ancora la forza militare necessaria per rovesciare la dittatura di Nicolas Maduro. Se gli Usa faranno una proposta formale di aiuti militari, Guaidò ha detto che il suo parlamento la valuterà, e probabilmente la accetterà.

 

IL NEGOZIATO A Washington intanto il direttore della National Security John Bolton ha spiegato come è andata: l' amministrazione Trump aveva negoziato, e pensava di aver ottenuto, l' appoggio di politici chiave nella scena venezuelana, come il ministro per la Difesa Vladimiro Padrino Lopez e di Maikel Moreno, il capo della corte suprema che resta l' istituzione con maggiore grado di legittimità nel paese, di fronte alla presidenza contestata e al parlamento chiuso.

 

MADURO SFILA CON L ESERCITO

Al momento dell' azione però entrambe le cariche sarebbero venute meno alla loro parola, almeno stando a Bolton, il quale ora è tornato a riesumare la dottrina Monroe, e il diritto per gli Usa di agire con libero arbitrio in qualunque area del mondo dove sia necessario il loro intervento. Di fatto la parziale vittoria di Maduro martedì scorso pone l' amministrazione Trump di fronte all' unica opzione risolutiva, quella di un intervento armato diretto in Venezuela. Sabato il segretario ad interim per la Difesa, Patrick Shanahan, ha ricevuto l' ammiraglio Craig Faller, responsabile del Comando Meridionale, insieme a Bolton e al segretario di Stato Mike Pompeo, per dare almeno l' impressione dell' esistenza di piani militari.

 

venezuela scontri a caracas dopo la chiamata alla rivolta di juan guaido' 1

Ma nella realtà almeno per il momento la crisi venezuelana sembra avviata ad un negoziato a due tra gli Usa e la Russia, come appare evidente dal calo di minacce dei tweet di Donald Trump, dopo la telefonata con Putin di venerdì scorso. La conversazione tra i due leader ha prodotto l' impegno per un incontro tra Mike Pompeo e il suo omologo moscovita Sergei Lavrov, che avverrà oggi a Helsinki. Entrambi ieri in preparazione del confronto hanno fatto la voce grossa. Lavrov a Mosca, prima di sedersi a parlare con il ministro Jorge Arreaza, ha chiesto che gli Usa «abbandonino il piano irresponsabile» di rovesciare Maduro.

 

Pompeo ha risposto che ripeterà a Lavrov quanto Trump ha già detto a Putin, e cioè che «ognuno dei paesi esteri interessati alle sorti del Venezuela deve uscire di scena» e lasciare che siano i cittadini del paese latinoamericano a decidere del proprio futuro. I russi negano di avere una presenza militare in Venezuela, ma secondo gli americani gli esperti inviati da Mosca a sostegno di Maduro sarebbero diverse centinaia. La settimana scorsa Pompeo ha detto che il dittatore venezuelano era pronto a rassegnare le dimissioni di fronte all' insurrezione comandata da Guaidò, ma ha poi cambiato idea in seguito alle pressioni che sono giunte direttamente da Mosca.

maduro manda i blindati sulla folla

 

IL RUOLO DI CUBA Dietro le due potenze interessate a dirigere la soluzione della crisi c' è poi un terzo incomodo, il cui allineamento è tutt' altro che scontato. Cuba segue da decenni lo sviluppo della politica venezuelana, con l' ambizione di usare le risorse petrolifere del paese per finanziare l' espansione della sua influenza nel continente sud americano.

trump putin

 

Nicolas Maduro è stato istruito dai servizi dell' Avana in un percorso di formazione durato dieci anni, e dal 2006 è stato posto dai cubani al fianco di Hugo Chavez, prima come ministro degli Esteri, poi come vice presidente. Dopo la morte di Chavez, Maduro ha consegnato all' Avana il controllo dei servizi venezuelani, e con essi le chiavi di lettura della fedeltà e dei tradimenti, nell' esecutivo come nell' esercito.

Un ruolo poco visibile all' esterno, ma che in termini operativi pesa quanto e forse più di quello dei due maggiori contendenti.

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