IMPERO “CELESTE” AL CAPOLINEA - LA PIETRA TOMBALE SU FORMINCHIONI L’HA GIÀ MESSA IL BANANA, CHE NON VUOLE ALTRE GRANE STILE-POLVERINI SULLA VIA DELLE ELEZIONI - NIENTE DIFESA A OLTRANZA E SE VERRÀ FUORI A BREVE ALTRA MONNEZZA DAL PIRELLONE, SUBITO AZZERAMENTO DELLA GIUNTA, UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE REGIONALE E VOTO IN PRIMAVERA - UNICO TIMORE DI BERLUSCONI È LEGATO ALL’EFFETTO DOMINO SU ALTRE GIUNTE REGIONALI…

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Carmelo Lopapa per "la Repubblica"

La corsa di Roberto Formigoni, per Silvio Berlusconi, finisce qui. Poco più avanti, al più. Ma in primavera comunque in Lombardia si vota. «Non possiamo affondare con Roberto. L'inchiesta è un altro colpo mortale su di lui, ma rischia di esserlo anche per tutti noi: non possiamo passare per il partito della mafia calabrese oltre che dei ladri».

Il Cavaliere resta blindato a Palazzo Grazioli, si concederà solo in serata il rinfresco del matrimonio di una giornalista Rai. Il governatore lo riceve in mattinata, lo incoraggia più sul piano umano che politico («Roberto siamo con te»). Ma nello sfogo coi fedelissimi e nei colloqui avuti in serata, il leader di un Pdl già in via di smantellamento è tranchant.

Lo spettro di un nuovo caso Lazio lo soffoca e la difesa del Governatore diventa così solo formale. Lasciando che si esponga unicamente Alfano nella tutela di Formigoni. «Non possiamo permetterci un altro schiaffo in stile Polverini. La difesa ad oltranza di un presidente di Regione, per trovarci costretti alle dimissioni dopo pochi giorni». E adesso anche la candidatura del "Celeste" in Parlamento, garanzia minima che lui avrebbe rivendicato al tavolo coi leader, sembra vacillare.

L'inchiesta della Procura di Milano, per altro in mano a Ilda Boccassini, muove solo i primi passi. Nessuno nella sede del partito di via dell'Umiltà fa mistero del timore di altri coinvolgimenti giudiziari in Regione, un appesantimento della posizione di Formigoni per l'affaire Daccò. E se tutto precipita, è il ragionamento di Berlusconi, «non possiamo farci trascinare: sarebbe la fine». L'ex premier, in tutta questa faccenda, ha detto chiaramente ai suoi che non intende metterci la faccia. Non si sbilancerà mai in una difesa pubblica e a spada tratta dell'uomo forte di Cl.

Basic la linea mediatica di difesa affidata ai parlamentari lombardi: «Bisogna andare in tv e dire che questo Zambetti era un professionista della politica. Uno che non c'entra niente con noi, con la nostra storia». Ma non basta. Berlusconi ne è consapevole. Anche per questo, nel filo diretto avuto per tutto il pomeriggio con Alfano, con lo stesso Formigoni e il leader leghista Maroni, riuniti fino alle 19 in via dell'Umiltà, stronca qualsiasi velleità di lunga gittata: «Non si può pensare di andare avanti in queste condizioni fino al 2015», come avrebbe voluto il governatore. Dunque, gestione degli affari correnti per pochi mesi, se tutto non precipita. Messa a punto dei contratti miliardari di Expo 2015, scudo sull'impero della sanità pubblica e convenzionata. Poi via.

Baldanzoso Formigoni, al mattino, quando incontra il Cavaliere. Assai meno spavaldo, quando torna dal Quirinale, dove a ora di pranzo vede il capo dello Stato Napolitano con gli altri presidenti delle Regioni. Solo un breve saluto a margine, tra i due, nel corso del quale sarebbero stati chiesti chiarimenti sulla situazione, sulle intenzioni, sulle possibilità di andare avanti. La vera battaglia però il governatore la combatte poco dopo, nello studio di Alfano. Maroni che pretende l'azzeramento della giunta e elezioni a breve. Formigoni in trincea.

Passa la mediazione: azzeramento sì ma anche nuova legge elettorale regionale entro dicembre, per andare al voto in primavera, «se emergerà altro da qui a breve», è la conclusione tirata da Berlusconi e Alfano. Mentre fuori da lì, Umberto Bossi stressava Giorgetti e altri big leghisti per sponsorizzare la blindatura dell'«amico» Formigoni. Venti di guerra, in vista del consiglio federale di domani in via Bellerio.

Il fatto è che in vita dell'Umiltà temono che con i vertici del Pirellone cadano nelle prossime settimane altre giunte regionali, sotto la scure delle inchieste. Ed è il motivo per il quale si profila già l'ipotesi di un election day delle regionali con le Politiche, in primavera. Il centrosinistra scalda i motori, pronto a una riedizione dell'asse «siciliano» con i centristi. Porterebbe stavolta alla candidatura di Bruno Tabacci per la Regione Lombardia dopo 17 anni di «impero celeste».

 

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