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SANREMO DIVENTA UN TALENT SHOW? LA SALA STAMPA RIBOLLE, SI SENTE DEFRAUDATA DEL POTERE DECISIONALE…
Caterina Perniconi per "il Fatto quotidiano"
Non ci hanno solo chiesto di votare per Sergio Mattarella, lo pretendevano. Fino a quella chiamata...". Accuse, recriminazioni, retroscena. Il giorno dopo la nomina del nuovo giudice della Corte costituzionale, alla Camera tutti cercano un colpevole su cui scaricare le responsabilità del voto ballerino di mercoledì. L'Italia dei Valori è stata accusata di aver messo i bastoni fra le ruote all'elezione del docente palermitano a membro della Consulta.
Ma il leader dell'Idv non ci sta: "Il Partito democratico voleva coprire i suoi giochetti interni con i nostri voti, ma la posizione dell'Idv è chiara da sempre, l'ho ribadito anche al Quirinale". à stato contattato dal presidente della Repubblica? "Mercoledì, alle 18, mentre la votazione era ancora in corso e io ero in piazza del Pantheon per la manifestazione dei blogger, è arrivato di corsa il mio capogruppo dicendomi di aver ricevuto una telefonata dal segretario generale del presidente della Repubblica".
Una chiamata dai toni forti: "Per nome di Napolitano - spiega Di Pietro espresso disappunto per il nostro comportamento sulla votazione". La vostra reazione? "Massimo Donadi, ha ribadito la nostra posizione e invitato a chiamare quelle forze che avevano fatto l'accordo su Mattarella per capire come mai mancavano quasi 300 voti".
Una telefonata che Di Pietro non ha gradito. "Assolutamente sopra le righe. Va bene se ci avessero detto di sbrigarci , fatto un appunto sul metodo, ma non certo nel merito e sui nostri valori. Noi non abbiamo votato Mattarella alla Consulta come non votammo Vegas alla Consob o Vietti al Csm. Non ce l'abbiamo con lui, ma non accettiamo nomine politiche e non facciamo accordi in merito. Mattarella doveva votarlo chi si era accordato. Noi in questi casi non veniamo nemmeno contattati perché non vogliamo prendere parte a nomine lottizzate. Io a quei tavoli dove si fanno gli accordi, ormai quotidianamente da Tedesco in poi, non voglio sedere".
à un'accusa forte. "Capisco la necessità di alcuni confronti - continua il leader Idv - ma mi batto per la terzietà degli organi di garanzia che non devono in nessun modo dipendere dalla politica. Ancora ieri mi sentivo ripetere che sono nomine politiche. Ma ciò non significa di natura politica, bensì affidate alla politica. La Costituzione va rispettata non interpretata a piacimento". Il Quirinale però la reputava una scelta giusta. "Il capo dello Stato aveva ragione a voler chiudere al più presto la polemica, più andava avanti e più si screditavano personaggio e organismo. Ma, ripeto, non dipendeva da noi".
Allora chi è che pretendeva il voto per Mattarella? "Il capogruppo del Pd, Dario Franceschini , ha dimostrato disappunto e fastidio nei nostri confronti, ci ha accusati di non far passare il voto - denuncia Di Pietro - io ritengo assurdo e riprovevole subire pressioni politiche sul nostro comportamento quando nella prima votazione di mercoledì Luciano Violante ha preso 37 consensi, più dei 34 che poteva esprimere l'Idv. Per non parlare dei 65 che ha preso in quella definitiva. Se hanno dei problemi in casa devono comunque risolverli loro. Non copriremo mai le loro contraddizioni".
Nel Pd, però, non sono tutti dello stesso avviso. "Molti parlamentari - conclude Di Pietro - mi hanno confermato che avevano fretta di chiudere l'accordo perché questa volta la nomina toccava al centrosinistra, frase che come le ho spiegato mi fa ribrezzo, e perché volevano placare la lotta sulla tentazione di un altro nome".
Come quello di Violante, magari dettato da posizioni espressamente contrarie all'ammissibilità del referendum da parte della Consulta, di cui lui è sostenitore. "Guardi, se fosse così, avrebbe una logica. Invece il Pd si scanna sulla Consulta da questa primavera, quando nessuno ancora parlava di referendum. Credo che l'ambizione di Violante per la Corte costituzionale sia vecchia come l'arca di Noè".
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