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Silvio Buzzanca per "la Repubblica"
Fotografi e cameramen potranno continuare a lavorare nelle tribune di Montecitorio. Ma dovranno attenersi ad un codice di autoregolamentazione che scriveranno insieme alla Camera. Per rispetto della privacy dovranno evitare di "scrutare" sms, bigliettini e labiali di deputati e ministri. Primo effetto della pubblicazione nei giorni scorsi di immagini di un biglietto inviato a Monti da Enrico Letta. La "stretta", decisa dall´Ufficio di presidenza della Camera, parte il prossimo 29 novembre e prevede un tesserino anche per fotografi e cameramen. Documento concesso previa firma di un codice in cui ci si impegna «a non utilizzare strumenti di ripresa fotografica o visiva per cogliere gli atti o i comportamenti non risultanti essenziali per l´informazione».
La sanzione prevista in caso di violazione del regolamento è il ritiro del tesserino e il divieto di accesso al Parlamento. Pene che sono considerate troppo lievi e inefficaci da Antonio Leoni (Pdl) e Giacomo Stucchi (Lega) che volevano il divieto di ripresa. Ma sono stati stoppati da Gianfranco Fini. «I deputati sono personaggi pubblici. L´aula è un luogo pubblico, come una piazza. Non possiamo impedire ai fotografi di fare il loro lavoro - ha detto Fini - ma non può essere permesso invece di intercettare le comunicazioni».
La novità piace al Garante della privacy e all´Associazione stampa parlamentare.
Ma suscita le critiche del presidente dell´Ordine dei giornalisti: «La proposta che i fotografi si riuniscano in un´associazione è condivisibile, ma che l´adozione di un codice di autoregolamentazione vada concordato con la Camera non va affatto bene», dice Enzo Iacopino. Un concetto condiviso dalla Fnsi: «Va bene a condizione che di vera autoregolamentazione si tratti, affidata cioè alla responsabilità dei colleghi», dice il segretario Roberto Natale. Decisamente contrario il fotografo Umberto Pizzi: «à una privazione della libertà di stampa. - dice - Se giornali e agenzie l´accetteranno, accetteranno un bavaglio vero e proprio. Un bavaglio al teleobiettivo».
IL BIGLIETTO DI ENRICO LETTA A MARIO MONTI
ENRICO LETTA
GIANFRANCO FINI
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