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TRAMOR-TITI DA UN'INSOLITA FATTURA - IL PM CHIEDE UN ANNO E NOVE MESI DI CARCERE PER I GENITORI DI RENZI, DUE ANNI E TRE MESI PER LUIGI DAGOSTINO, L'IMPRENDITORE CHE VERSÒ I 160MILA EURO PER STUDI DI FATTIBILITÀ COMPIUTI DA TIZIANO E LAURA E CHE SECONDO I PM ERANO FATTURE FALSE - DAGOSTINO PAGÒ ''PERCHÉ ERANO I GENITORI DEL PREMIER'', CHE SI DIFENDONO: ''SEMPRE PAGATO TASSE E DATO LAVORO''
Un anno e nove mesi per Tiziano Renzi e Laura Bovoli, due anni e tre mesi per Luigi Dagostino. È la richiesta del pm di Firenze Christine von Borries per i genitori dell’ex premier Matteo Renzi e per l’immobiliarista di origini pugliesi nell’ambito del processo per le fatture false in corso nel capoluogo toscano. I Renzi non sono presenti in aula, al contrario di Luigi Dagostino, accusato anche di truffa aggravata. Dopo le richieste del pm, sono previste le arringhe dei difensori e delle parti civili, al termine delle quali ci dovrebbe essere la camera di consiglio con la sentenza del giudice Fabio Gugliotta. Le parti hanno depositato anche memorie scritte: quella della pubblica accusa è di 140 pagine, 92 quella della difesa.
I fatti al centro delle indagini risalgono al 2015, quando Dagostino era amministratore delegato della Tramor, società di gestione dell’outlet The Mall di Leccio di Reggello (Firenze): in questa veste, l’immobiliarista ha incaricato le società Party ed Eventi 6, entrambe facenti capo ai Renzi, di studi di fattibilità per lavori all’outlet. Nella fattispecie, si trattava di consulenze per un’attività di ristorazione e per potenziare il flusso di turisti, in particolare orientali, verso l’outlet The Mall nel Valdarno. Per questi lavori le società dei Renzi hanno emesso due fatture, una da 20mila euro dalla società Party, l’altra da 140mila dalla Eventi 6. Per chi indaga si tratta di fatture da considerare false perché non corrispondono a prestazioni realmente effettuate.
Secondo la procura la fattura da 140mila euro per progetti di fattibilità su aree ricreative e per la ristorazione all’outlet è per consulenze pagate ma non realizzate. L’altra fattura da 20mila euro risulta emessa dalla Party srl (unica fattura emessa dalla Party nel 2015), società fondata da Tiziano Renzi (con il 40% della quote) e dalla Nikila Invest, srl amministrata da Ilaria Niccolai (60%), compagna dell’imprenditore Luigi Dagostino. Durante il dibattimento in aula, un consulente tecnico citato dalla difesa, il commercialista Francesco Mancini, rispondendo alle domande di uno dei legali di Laura Bovoli, avvocato Francesco Pistolesi, ha affermato che le due fatture oggetto del processo furono regolarmente contabilizzate e non provocarono alcun danno all’erario.
Dagostino, rilasciando dichiarazioni spontanee, aveva detto di non aver emesso “nessuna fattura falsa” e di non aver “truffato nessuno”, sostenendo di essere rimasto perplesso per l’importo delle fatture ma di aver “subito la sudditanza psicologica” per il fatto che “i coniugi Renzi erano i genitori del Presidente del Consiglio” e quindi “ho ritenuto di non contestarle”. Il legale dei Renzi, l’avvocato Federico Bagattini, aveva replicato affermando che “se avesse ritenuto quelle fatture troppo alte per il lavoro svolto avrebbe dovuto non pagarle”. Il padre e la madre di Matteo Renzi avevano scelto, invece, di non presentarsi in aula ma, tramite i loro legali, hanno depositato due memorie scritte.
Nelle memorie difensive “i coniugi Renzi – spiegò Bagattini – hanno sostenuto quello che i loro difensori hanno già anticipato, e cioè che le due fatture sono assolutamente vere, relative a prestazioni effettivamente eseguite, e che tutte le tasse e le imposte relative a questa fatturazione sono state regolarmente versate”. “Ho sempre lavorato e dato lavoro: non ho avuto bisogno di avere il figlio premier per lavorare” e “chi dice il contrario mente” scrisse Tiziano Renzi in un passaggio della memoria consegnata al tribunale. “Non c’è nessuna fattura falsa – proseguiva Tiziano Renzi – solo tante tasse vere, tutte pagate fino all’ultimo centesimo: questo è oggettivamente esistente”.
Laura Bovoli, invece, aveva scritto che “non sono abituata alle telecamere e vivo con profondo disagio tutto ciò che è accaduto negli ultimi mesi” in cui “sono passata da cittadina irreprensibile a criminale incallita” e “da nonna premurosa al ‘lady truffa’”. Nel febbraio scorso Tiziano Renzi e Laura Bovoli, accusati di bancarotta fraudolenta e false fatture, erano finiti agli arresti domiciliari nell’ambito di un’altra inchiesta della procura fiorentina sul fallimento di alcune cooperative che facevano capo a loro. Misura poi revocata l’8 marzo dal tribunale del riesame.
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