DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”
Per Paola Taverna dev' essere stato veramente un dramma, o forse una specie di insopportabile e oscuro presagio, visto il baccano piantato. Un collega d'aula riassume così l'accaduto: «È scoppiato un bordello».
La storia è questa: il 15 marzo scorso agli eletti del Movimento 5 Stelle a Palazzo Madama - attualmente sono rimasti in 73 - arriva una comunicazione del direttivo del gruppo su Telegram. Si spiega che si è deciso per una nuova disposizione dei posti a sedere in aula. Allegata c'è una cartina con le assegnazioni della poltroncina, modifica generale fatta con l'intenzione di avvicinare tra loro i componenti delle stesse commissioni.
Tra i vari cambiamenti di postazione c'è pure quello della vicepresidente vicaria del partito nonché vicepresidente del Senato. Così alla prima seduta utile Taverna arriva e scopre che anche lei ha perduto la sua solita posizione nell'emiciclo, la stessa che ha dal 2018.
Nello schema infatti viene fatta salire di una fila, anche se sulla stessa direttrice, sul laterale sinistro. Un posto vale uno? Macché, apriti cielo, la senatrice - ben nota per il carattere fumantino e le (passate) intemerate da cittadina prestata alla politica - è andata su tutte le furie.
Il malcapitato investito dalle rimostranze di Taverna è stato Fabrizio Trentacoste, senatore siciliano e uno dei tre segretari del gruppo M5S, oggi guidato dalla capogruppo Mariolina Castellone.
«Come vi siete permessi?», ha protestato Taverna. E ancora: «Ho lo stesso posto da quattro anni, io non me ne vado». Chi ha assistito alla scena la definisce "ridicola", o in alternativa "vergognosa", ma comunque sia la sostanza è che alla fine la vicepresidente, interpellando direttamente gli uffici del Senato e quindi scavalcando il direttivo, ha ottenuto che tra i vari cambiamenti di posto venisse depennato il suo. Ovviamente a parecchi compagni di partito, i quali invece si sono spostati come richiesto, la scenata non è piaciuta e da giorni le battute si sprecano.
paola taverna contro i vaccini nel 2015
Di sicuro tutta la faccenda, apparentemente marginale, ha tutto un suo risvolto simbolico, soprattutto visto che si parla dei 5 Stelle e di una figura di spicco di quel Movimento delle origini che prometteva di mandare in Parlamento semplici e disinteressati "portavoce" del "popolo". Quasi dieci anni dopo invece ci si avvinghia alla celeberrima poltrona, ma proprio letteralmente.
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