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UNA POLTRONA PER DUE NELLA PROCURA PIU’ GRANDE D’ITALIA – CSM SPACCATO SU CHI GUIDERA’ I PM DI NAPOLI (E SONO 97): MELILLO O CAFIERO DE RAHO? CHI FA UN PASSO INDIETRO SI BECCA L’ANTIMAFIA. MA ENTRAMBI PUNTANO AL PALAZZONE SOTTO IL VESUVIO: CAMORRA E CONSIP FANNO FARE CARRIERA…

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Giovanni Bianconi per il Corriere della Sera

 

Consiglio Superiore della MagistraturaConsiglio Superiore della Magistratura

Ancora un rinvio. Ancora una settimana di tempo per cercare la soluzione unitaria (o quasi) che non divida a metà (o quasi) il Consiglio superiore della magistratura su una delle nomine più importanti e delicate. La Procura della Repubblica di Napoli è senza capo da oltre quattro mesi, e i recenti episodi consigliano una decisione rapida e il più possibile condivisa.

 

CONSIP CARABINIERICONSIP CARABINIERI

Da ultimo, la perquisizione nei confronti del giornalista Marco Lillo, per violazione di segreto nel caso Consip, dopo che la Procura di Roma ha indagato il pm napoletano Henry John Woodcock, per lo stesso reato e a vantaggio dello stesso giornalista, sulla stessa vicenda, fa capire quanto la situazione sia confusa e tesa, dentro e fuori il palazzo di giustizia all' ombra del Vesuvio. Bisognoso di un procuratore che si insedi al più presto, con il più ampio consenso. Ma i continui rinvii dimostrano che l' auspicata condivisione non c' è.

 

ORLANDO MELILLOORLANDO MELILLO

In lizza restano due candidati, entrambi stimati e titolati, entrambi con un passato da procuratore aggiunto a Napoli, sui quali il Csm - al momento - resta spaccato. Uno è Giovanni Melillo, ora alla Procura generale di Roma dopo due anni e mezzo trascorsi al ministero della Giustizia come capo di gabinetto del Guardasigilli Andrea Orlando, fama di grande organizzatore, carattere volitivo ma spigoloso.

 

L' altro è Federico Cafiero de Raho, procuratore di Reggio Calabria, inquirente antimafia di lungo corso, considerato più conciliante. Due nomi sui quali la commissione incarichi direttivi si ostina a non votare perché non è ancora tramontato il tentativo di mandarne al plenum uno solo, evitando un' elezione all' insegna del muro contro muro.

 

CAFIERO DE RAHO1CAFIERO DE RAHO1

Con Melillo sarebbe schierata la maggioranza della corrente di sinistra di Area (la sua, 4 o 5 consiglieri su 7), la maggior parte dei «laici» di provenienza parlamentare (potrebbero arrivare a 6 su 8), il presidente e il procuratore generale della Cassazione. Per Cafiero, invece, voterebbero i cinque della corrente centrista a cui appartiene (Unità per la costituzione), i 3 di Magistratura indipendente (la destra giudiziaria), uno di Area e un «laico».

 

Restano pochi indecisi che possono fare la differenza, ma se si andasse alla conta in queste condizioni il vincitore avrebbe comunque una maggioranza strettissima. Condizione non ottimale per il prescelto, e che rischia di pregiudicare il perdente nella corsa per l' altro importante incarico da assegnare dopo l' estate, quello di procuratore nazionale antimafia.

 

GIOVANNI MELILLOGIOVANNI MELILLO

Su Melillo, i contrari fanno ancora pesare il periodo trascorso al ministero della Giustizia, incarico tecnico ma con inevitabili coinvolgimenti nelle scelte politiche, che l' ha già ostacolato un anno fa, quando c' era da scegliere il procuratore di Milano e venne scartato anche per questo motivo. Per Cafiero de Raho, invece, la controindicazione di cui s' è discusso anche ieri in commissione è un figlio adottivo che pratica a Napoli la professione di avvocato penalista, con il quale il magistrato non ha contatti da circa vent' anni, ma che i suoi detrattori considerano un impedimento.

WOODCOCKWOODCOCK

 

È una questione di immagine, sia per Melillo che per Cafiero, giacché tutti sono convinti che nessuno dei due si farebbe condizionare dal lavoro svolto in passato o dalle questioni familiari. Tuttavia, dietro la forma che in queste scelte diventa sostanza, ci sono pure i retropensieri su come ciascuno potrebbe guidare l' ufficio inquirente più grande d' Italia (97 pm in organico), dove a parte le inchieste sulla camorra non mancano i procedimenti che coinvolgono i politici e la pubblica amministrazione (vedi la tormentata vicenda Consip).

 

giovanni legnini giovanni legnini

Per questo ogni schieramento continua a sperare nel passo indietro del candidato avverso, che automaticamente si piazzerebbe in pole position per la Superprocura. Agli automatismi però non crede nessuno, dunque nessuno sembra disposto a cedere il passo. Tra una settimana la commissione dovrebbe votare anche senza accordi, poi toccherà al plenum. Prima delle ferie, si dice. Ma chissà.