uovo macron

E’ DIVENTATO “MICRON” - LA POPOLARITÀ DEL PORTACIPRIA DI BRIGITTE PRECIPITA AL 25%, E’ IL PEGGIOR RISULTATO DALL’ELEZIONE - NELLE PROTESTE DEI “GILET GIALLI” C’E’ LA RIVOLTA DEI “RURALI” CHE VIAGGIANO CON MACCHINE A DIESEL (CHE IL GOVERNO VUOLE DISINCENTIVARE) CONTRO “L’ECOLOGIA DEI PRIVILEGIATI” DI CHI VIVE IN CITTA’ CON LA METRO SOTTO CASA

1 - LA POPOLARITÀ DI MACRON PRECIPITA AL 25%,RECORD MINIMO

UOVO IN FACCIA A MACRON

(ANSA) - Emmanuel Macron perde altri 4 punti a novembre nei sondaggi di popolarità ed ormai è soltanto un francese su 4 ad apprezzare l'operato del presidente. Secondo una ricerca Ifop, pubblicata stamattina dal Journal du Dimanche, Macron tocca il suo minimo assoluto nei 18 mesi di presidenza con il 25% di popolarità. Crolla di 7 punti anche il primo ministro Edouard Philippe, al 34%. Gli intervistati che si dicono "molto soddisfatti" di Macron sono soltanto il 4%, quelli "piuttosto soddisfatti" il 21%. I "piuttosto scontenti" il 34%, i "molto scontenti" il 39%.

 

2 -  QUELLE RIVOLTE DALLE PROVINCE CONTRO L'«ECOLOGIA DEI PRIVILEGIATI»

Andrea Nicastro per il “Corriere della Sera”

la protesta dei gilet gialli in francia

 

La frattura tra chi cavalca tecnologia e globalizzazione e chi ne è stato disarcionato sta investendo anche l' ambiente. Ormai uragani, inondazioni e siccità non sono più fenomeni naturali da gestire secondo capacità, ma, come l' economia, sono politica: credere al cambio climatico è da snob privilegiati, ignorarlo è da rozzi populisti. Aveva fiutato l'aria per primo Donald Trump. Per lui l'effetto serra è un'invenzione ed il carbone è «semplicemente fantastico» per conservare in America la produzione industriale.

 

la protesta dei gilet gialli in francia 7

Macché riscaldamento globale, meglio scegliere quel che conviene qui e subito. I laureati di New York e San Francisco hanno giudicato Trump un troglodita, ma altri americani l'hanno eletto col risultato che venerdì un ex lobbista del carbone è stato messo alla guida dell'Agenzia federale per l' ambiente. Non ha capito il cambio o non vuole considerarlo, Emmanuel Macron che ieri si è trovato la protesta dei «giubbotti gialli» a paralizzargli la Francia. Contestano l'abolizione degli incentivi per le auto diesel.

 

Macron pensa di spingere industria e consumatori verso l'auto elettrica, ma Stefano Montefiori, su queste pagine, ha spiegato come dentro i blocchi stradali ci sia la rabbia dei «rurali» contro i parigini con il metrò sotto casa.

UOVO IN FACCIA A MACRON

 

In Spagna l'ultimo campione della sinistra continentale, Pedro Sánchez, sembra perseguire una strategia più elaborata. Si era già presentato come femminista e solidale, ora cala l'asso dell' ecologia. Il suo disegno di legge di riconversione energetica supera gli obbiettivi Ue. Entro 22 anni, in Spagna, si potranno vendere solo auto elettriche.

 

Come Macron, anche Sánchez si trova contro i lavoratori tradizionali. I metalmeccanici si immaginano licenziati a favore di giapponesi, coreani e californiani che sui motori elettrici ed ibridi sono avanti anni luce. Il sisma economico-sociale tra vincitori e vinti della modernità si era attivato due anni fa con la Brexit: la provincia per l'isolamento, la cosmopolita Londra per l'Unione.

la protesta dei gilet gialli in francia 6

 

Da allora in tutto il mondo sviluppato sono emerse divisioni simili. La cancelliera Merkel è stata azzoppata dalla decisione di accogliere la forza lavoro dei profughi; i ceti più «occidentalizzati» dell'Europa orientale sono stati sottomessi dall'«illiberalità» delle campagne; ora ecologia contro lavoro, sempre futuro contro passato. Invece di blandire le paure, Sánchez tenta di chiamare a soccorso della modernità i giovani. Quando da metà 2019 la Spagna potrebbe tornare alle urne, ci saranno 1,3 milioni di neo-elettori che oggi sosterrebbero liste «populiste» di destra o sinistra.

 

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Sánchez vuole i loro voti. Con diritti civili, ricerca hi-tech e, appunto, lotta all' effetto serra, Sanchez spera di allontanarli dall' arroccamento nel carbone, nel diesel, nei confini. Ha iniziato una scalata alla montagna di disoccupazione e precariato, ma almeno prova a proporre un' idea di futuro. E in Italia? Tra inondazioni e crolli, si discute ancora a favore o contro gli inceneritori, come negli anni 80. Da noi non sono fermi solo il Pil, le grandi opere e le riforme, ma anche i temi del dibattito.

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