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Olivero Beha per il "Fatto quotidiano"
Può sembrare che l'autogol confessato da Andrea Masiello, allora difensore del Bari, sia una faccenda da calcio sporco e basta. Non è così. Può anche sembrare che sia un episodio solo calcistico. Neppure è così. Come non è "semplicemente" una questione riferibile all'illegalità per un'ipotesi concreta di reato come l'associazione a delinquere a scopo di frode sportiva.
E nemmeno una "voce" etica (cioè inetica) all'interno di una putrefatta "lealtà sportiva" che nessuna norma specifica pare in grado di far rispettare. Intendiamoci, è anche tutto questo ma circoscrivendolo non aiutiamo a capire e a impedire che si precipiti per la china. L'autogol di Masiello, finto come lui nel senso atroce di "volontario", è in realtà un autogol all'italiana del sistema-Paese. Vediamo perché. Purtroppo da quando se ne ha memoria c'è chi nel calcio compra e vende le partite.
Non sta bene, non si deve fare, si truffa l'investimento emotivo tifoso ecc: ma è così. Ce lo dicono solo parzialmente le cronache, ma tutti, dico tutti tra gli addetti ai lavori lo sanno benissimo, dirigenti di club e istituzioni calcistiche incluse. Per non parlare dei media, suddivisi tra un "mancano le prove" e un complementare e accomodante "il tifoso non vuole sapere". Da sempre. Specificamente alcune partite delle fasi finali di un campionato, di qualunque categoria dalla A in giù, sono merce sul bancone.
Chiedete a un arbitro serio (!!!) o a un giornalista indipendente (!!!!): vi confermeranno tutto ciò anche se magari a cena, off records. Ma da molti anni ormai anche il calcio è invaso dalle scommesse rese legali: davvero ci vuole uno sforzo mentale erniario per immaginare che la "merce partite" potesse ben presto incrociare la "merce scommesse", come è puntualmente avvenuto?
Certo, non tutte le partite sono truccate o merce in quel senso. Dunque non tutte le scommesse sono in realtà puntate su risultati o numero di gol precombinati o combinati in tempo reale come Internet permette di fare con una certa facilità . Ma i due fenomeni non hanno tardato a trovare un terreno comune, ovvero il terreno di gioco, anche se ripreso dalle televisioni planetarie e a scalare da quelle nazionali, regionali, localissime.
Un terreno di gioco contenuto ormai soprattutto virtualmente in un più ampio bacino, quello delle scommesse pubblicizzate a ogni minuto dappertutto anche da personaggi di primo piano del nostro pallone, come ad esempio il pluridecorato Arrigo Sacchi. Il quale Sacchi non promuove come testimonial le partite truccate e le relative scommesse, ma attesta la "normalità " dello scommettere che comprende l'anormalità (almeno statisticamente, ad oggi) di partite truccate su cui scommettono sia i responsabili del trucco, sia gli attori della "pièce" truffaldina, sia amici e colleghi di entrambe le categorie (parte dei tifosi compresa).
à diventata una "professione" e un "investimento", fino al grottesco dell'autogol letterale reso apparentemente ancora più "involontario" dalle modalità inconcepibili. Ma le scommesse legali vivono all'interno di un sistema-Paese che ha affidato al gioco d'azzardo in tutte le sue forme una forma di finanziamento colossale: solo quello legale ammontava nel 2011 a oltre 76 miliardi. Quante "finanziarie"? Una tassa spaventosa che sta distruggendo famiglie e individui.
Naturalmente oltre la quota illegale: siamo alla rovina dello Stato Biscazziere. à questo assai più in grande l'autogol di cui sopra. E se non si focalizza complessivamente il mosaico spaventoso di un sistema deturpato, con le tessere che elencavo all'inizio, si è condannati a non capire e - molto presto - a giustificare per rassegnazione.
Anche nel caso di "Calciopoli", rovesciando tutto su Moggi e la Juventus e spartendosi il derby tra accusa e difesa, si è compiuta la medesima operazione. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, in un'Italia fatta ahimè di miopi, presbiti, astigmatici. E guerci a comando.
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