DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Rinaldo Frignani e Francesca Basso per www.corriere.it
«Ci faremo carico solo delle esigenze umanitarie, bambini e donne incinte: la nave Humanity 1 potrà rimanere in rada di fronte a Catania ma all’esito della verifica le persone che non rientrano nei requisiti dovranno tornare in acque internazionali». Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al termine del Consiglio dei ministri di ieri sera, con la premier Giorgia Meloni che aggiunge: «Cerchiamo di fare rispettare quello che, secondo noi, è il diritto internazionale». Il provvedimento è stato siglato anche dai ministri delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e della Difesa Guido Crosetto. Proprio il vicepremier sottolinea: «Come sempre garantiremo soccorso e assistenza ma vietiamo la sosta nelle acque italiane alle Ong straniere».
Piantedosi precisa che questo è il «primo atto per non deflettere agli obblighi dei Paesi di bandiera delle Ong», visto che l’equipaggio della nave della Ong tedesca Sos Humanity, sulla quale ci sono 179 persone, oltre 100 delle quali minorenni, «ha forzato entrando in acque territoriali italiane senza ottemperare a quelle che erano state le nostre richieste, ovvero chi sono le persone a bordo, dove sono state tratte in salvo e quali fossero le oggettive condizioni. Le risposte avute — conclude il ministro — non sono state all’altezza delle nostre aspettative».
È una prima svolta in una vicenda che si trascina da due settimane, mentre un’altra nave carica di migranti è in acque italiane diretta a Siracusa. «A bordo c’è una rivolta», rivela il responsabile del Viminale. Si tratta della Rise Above, di un’altra Ong tedesca, la Mission lifeline, che ha raccolto da tre natanti alla deriva altre 95 persone: «Le difficili condizioni meteo non permettono di restare ancora in mare, serve subito un porto sicuro di sbarco», avvertono i volontari. Nelle prossime ore è prevista infatti una tempesta con onde alte fino a sei metri.
MIGRANTI IN MARE SU UN GOMMONE
La giornata di ieri si era tuttavia aperta con la prospettiva di un’imminente soluzione del caso della nave norvegese Ocean Viking, con 234 persone a bordo, al centro di una trattativa con Francia e Germania, soprattutto su chi accoglierà donne e bambini. Parigi ha dato la sua disponibilità per una parte almeno delle categorie fragili, come del resto l’Italia. «Non ho alcun dubbio che Roma rispetterà il diritto internazionale che è molto chiaro», aveva detto il ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin: «quando una nave chiede di accostare con naufraghi a bordo, è il porto più sicuro e più vicino che deve accoglierla».
In cambio dell’apertura francese, l’Italia dovrebbe però concedere un porto sicuro alla Ong. Decisione che appare a questo punto lontana. Dalla questione la Norvegia è sembrata volersi chiamare fuori. Oslo, secondo l’ambasciatore in Italia Johan Vibe, non ha «nessuna responsabilità ai sensi delle convenzioni sui diritti umani o del diritto del mare per le persone imbarcate a bordo di navi private o di Ong battenti bandiera norvegese nel Mediterraneo».
L’emergenza profughi a bordo di quattro navi vicino alle coste italiane, secondo le Ong, aumenta di giorno in giorno: oltre mille migranti sono allo stremo, con scarsi viveri e casi di febbre per le temperature sempre più rigide. Le prossime ore saranno decisive. A Bruxelles l’Italia sta lavorando con Francia, Germania, Norvegia, con la Commissione Ue (che però non ha il compito di coordinamento) e la presidenza ceca di turno dell’Unione europea per applicare il meccanismo sul ricollocamento volontario, ma ancora non c’è nessun accordo. Ma non si tratta solo sulla Ocean Viking. C’è l’altra norvegese, la Geo Barents, che ospita 572 passeggeri, con Medici senza Frontiere che ne sollecita lo sbarco superando la questione delle modalità di accoglienza ed escludendo l’identificazione a bordo dei profughi. «Alleviare la pressione degli arrivi sull’Italia e su Malta: per noi l’importante è che la Ocean Viking raggiunga il porto sicuro più vicino e speriamo che questo avvenga il più presto possibile», è l’invito degli attivisti di Sos Méditerranée, che lanciano un appello ai Paesi dell’Ue per intervenire entro breve.
Intanto nell’hotspot di Lampedusa ci sono ormai più di mille ospiti, rispetto ai 400 previsti, dopo sette sbarchi in meno di 24 ore, con 251 persone assistite sull’isola. L’elenco degli ultimi soccorsi comprende quelli a Pozzallo, con 37 migranti salvati da un mercantile francese, e al largo di Siracusa con 99 afghani e pachistani su un veliero — il Blue Diamond — con bandiera ucraina, ma tre russi ai comandi, poi fermati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
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