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NOVE BIGLIETTI DELL’AUTOBUS VALGONO FINO A 18 ANNI DI CARCERE? - ANDREA COSTA, PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE BAOBAB, RISCHIA LA PRIGIONE CON L’ACCUSA DI FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA PER AVER PERMESSO A UN PICCOLO GRUPPO DI MIGRANTI DI RAGGIUNGERE VENTIMIGLIA NEL 2016 CON UN PULLMAN - CONCITA DE GREGORIO: “SE FOSSIMO SALVINI CI CHIEDEREMMO QUANTO È COSTATA ALLO STATO UN’INDAGINE DURATA SEI ANNI A FRONTE DI QUEI 250 EURO DI SPESA. MA NON SIAMO SALVINI, E QUESTO AIUTA”
Da https://invececoncita.blogautore.repubblica.it/
Conosco Andrea Costa, presidente dell’associazione Baobab, solo attraverso il suo lavoro: da anni, dal 2015, coordina una rete di volontari che offrono assistenza alle persone migranti che transitano dal nostro Paese. Sottolineo transito.
La missione specifica di Baobab è quella di dare primo soccorso a chi approda in Italia diretto altrove: un pasto, un posto dove dormire, una informazione di massima sulle leggi del nostro paese e dunque su diritti e doveri. Toglierle le persone dalla strada, accompagnarle dove sono dirette.
Nel 2016 Costa ha raccolto con una colletta 250 euro per comprare i biglietti del pullman a nove persone provenienti dal Sudan e dal Ciad (per le condizioni dei loro paesi d’origine avrebbero dovuto avere lo status di rifugiati) e dirette al campo della Croce Rossa di Ventimiglia dove una volontaria dell’associazione li ha accompagnati dopo lo sgombero – piuttosto violento – del campo di via Cupa, a Roma. Rischia ora per quei biglietti di autobus una condanna da sei a diciotto anni di carcere con l’accusa di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
La sentenza il 3 maggio. Appena rientrato dall’Ucraina ha raccontato in conferenza stampa, insieme all’avvocato Francesco Romeo e ad altri associati del Baobab, come si sia svolta l’inchiesta, in principio affidata alla Dia con l’ipotesi di associazione a delinquere.
Pedinamenti, migliaia di ore di intercettazioni, accesso ai conti bancari. Non trovano nulla, l’indagine passa alla magistratura ordinaria a cui restano in mano, alla fine, i nove biglietti del bus. Se fossimo Salvini ci chiederemmo quanto è costata allo Stato un’indagine durata sei anni a fronte di quei 250 euro. Ma non siamo Salvini, e questo aiuta.
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