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POVERA MARINE LE PEN: PRIMA HA AIUTATO MACRON A ELEGGERE UN SUO AMICO ALLA CORTE COSTITUZIONALE, POI È RIMASTA FREGATA – A FEBBRAIO RICHARD FERRAND È STATO ELETTO CON UN SOLO VOTO DI SCARTO AL CONSEIL CONSTITUTIONNEL, GRAZIE ALL’ASTENSIONE DEL “RASSEMBLEMENT NATIONAL” – L’ORGANO SI È RECENTEMENTE ESPRESSO SULL’INELEGGIBILITÀ DEL SINDACO DI MAYOTTE: UN CASO SIMILE A QUELLO DI MARINE (RITENENDO COSTITUZIONALE LA RIMOZIONE DALL’INCARICO, MA DISTINGUENDO PER GLI INCARICHI NAZIONALI)

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IL CANDIDATO DI MACRON ALLA CORTE COSTITUZIONALE PASSA CON UN SOLO VOTO DI SCARTO E GRAZIE ALL’ASTENSIONE DELL’ESTREMA DESTRA

Estratto dell’articolo di Simone Cantarini per https://euractiv.it/ - 20 febbraio 2025

 

RICHARD FERRAND

A destare un misto di stupore e preoccupazione è stata l’approvazione con un solo voto di scarto di Richard Ferrand, presidente dell’Assemblea nazionale e candidato proposto da Emmanuel Macron, che ha visto la sua elezione possibile di fatto grazie all’astensione calcolata del partito di estrema destra, Rassemblement National, di Marine Le Pen.

 

Ferrand ha ottenuto 39 voti favorevoli e 58 contrari. Tuttavia, per bloccare la candidatura dell’ex deputato del Finistère sarebbero bastati 59 voti, ovvero i tre quinti dei voti espressi. Sia i partiti della sinistra che i Repubblicani si sono infatti opposti alla sua nomina, denunciando la sua vicinanza a Emmanuel Macron, la sua scarsa competenza giuridica o la sua incriminazione per “appropriazione indebita” nell’affare Mutuelles de Bretagne (i tribunali hanno concluso che il caso è stato archiviato per prescrizione nell’ottobre 2022).

 

MARINE LE PEN A TF1 - FOTO LAPRESSE

Tuttavia, l’astensione calcolata dei deputati del Rassemblement National ha consentito hanno aperto la strada a quello che è considerato uno dei fedelissimi del capo dello Stato. […]

 

LA CONTROVERSA SCELTA DI MACRON PER GUIDARE LA CORTE SUPREMA PASSA PER 1 VOTO

Traduzione dell’articolo di Victor Goury-Laffont per https://www.politico.eu/ - 19 febbraio 2025

 

La nomina voluta dal presidente Emmanuel Macron per guidare la massima autorità costituzionale francese nei prossimi nove anni è stata approvata mercoledì con il minimo scarto possibile: è mancato solo un voto al rigetto.

 

RICHARD FERRAND

Il candidato, Richard Ferrand, la cui designazione era stata annunciata all’inizio del mese, è stato da subito oggetto di forti critiche da parte degli oppositori politici di Macron e di numerosi giuristi, a causa del suo legame molto stretto con il presidente e della sua formazione giuridica limitata.

 

A differenza di altre corti costituzionali, il Conseil Constitutionnel francese non è composto esclusivamente da magistrati o avvocati: spesso vi vengono nominati ex politici.

 

Tradizionalmente, le nomine al Conseil Constitutionnel avvengono senza particolari polemiche. Tuttavia, lo stato di frammentazione del Parlamento francese e la natura controversa della candidatura di Ferrand hanno acceso gli animi, rendendo il voto particolarmente teso. Nessun altro nominativo, nella storia recente della Quinta Repubblica, era mai arrivato così vicino alla bocciatura.

 

Emmanuel Macron Marine Le Pen

A sorpresa, Ferrand ha ottenuto un aiuto decisivo dal Rassemblement National, il partito di estrema destra, che ha scelto di astenersi invece di votare contro. Il portavoce del partito, Bryan Masson, ha dichiarato alla stampa che Ferrand aveva “rassicurato” i deputati della destra radicale durante l’audizione di conferma. […]

 

MARINE LE PEN NON POTRÀ CANDIDARSI ALLE ELEZIONI PRESIDENZIALI DEL 2027

Traduzione di un estratto dell’articolo di Franck Lemarc per https://www.maire-info.com/

 

Il tribunale correzionale di Parigi ha condannato oggi Marine Le Pen a cinque anni di ineleggibilità con esecuzione provvisoria, il che di fatto le impedisce di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali. La suspense attorno alla decisione si è protratta fino all’ultimo momento, anche a causa di una sentenza pronunciata venerdì dal Consiglio costituzionale in un caso distinto.

 

LA CONDANNA DI MARINE LE PEN BY GIANNELLI

Venerdì, infatti, il Consiglio costituzionale si è pronunciato su una questione prioritaria di costituzionalità (QPC) riguardante una sanzione inflitta a un sindaco di Mayotte, condannato nel giugno scorso a due anni di carcere, di cui uno con sospensione della pena, 50.000 euro di multa, due anni di interdizione dai pubblici uffici e quattro anni di ineleggibilità.

 

Queste ultime due pene, emesse dal tribunale correzionale di Mamoudzou, erano accompagnate da esecuzione provvisoria: ciò significa che le sanzioni entrano in vigore immediatamente, anche nel caso in cui l’imputato presenti ricorso.

 

Senza esecuzione provvisoria, infatti, il ricorso ha effetto sospensivo, ovvero la pena non viene applicata fino al pronunciamento della corte d’appello, che può confermare o annullare la condanna.

 

Nel caso del sindaco di Mayotte, non appena la sentenza è stata pronunciata, il prefetto locale ha emesso un decreto per rimuoverlo dall’incarico, in applicazione dell’articolo L236 del Codice elettorale, che stabilisce:

 

RICHARD FERRAND

«Ogni consigliere comunale che, per una causa sopraggiunta dopo l’elezione, si trovi in una delle situazioni di ineleggibilità previste [dalla legge], è immediatamente dichiarato dimissionario dal prefetto.»

 

Violazione del principio di uguaglianza?

L’eletto aveva presentato ricorso al Consiglio di Stato, che ha deferito la questione al Consiglio costituzionale, chiamato a stabilire se le disposizioni in questione fossero conformi o meno alla Costituzione. A suo avviso, tali norme “ledono in modo sproporzionato il diritto all’eleggibilità”, poiché, in casi come questo, l’eletto viene privato del proprio mandato prima ancora che la condanna diventi definitiva.

 

MARINE LE PEN IN TV DOPO LA CONDANNA

Un secondo argomento del ricorrente riguarda la differenza di trattamento tra eletti locali e nazionali. Per questi ultimi (come deputati e senatori), infatti, la decadenza dal mandato può avvenire solo dopo una condanna definitiva, cioè una volta esauriti tutti i gradi di giudizio. Anche nel caso di una condanna con esecuzione provvisoria, un deputato non può essere rimosso dal proprio incarico se ha fatto appello. Per il sindaco di Mayotte, questa disparità rappresenterebbe una violazione del principio di uguaglianza davanti alla legge.

 

[…]

 

MARINE LE PEN ED EMMANUEL MACRON IN FIUME FUORI - MEME BY EMILIANO CARLI

Nella sentenza emessa venerdì 28 marzo, il Consiglio costituzionale ha respinto entrambi i rilievi, ritenendo che le disposizioni siano conformi alla Costituzione.

 

In merito al diritto all’eleggibilità, garantito dalla Carta, i giudici hanno ricordato che la legge è chiara: le persone private dei diritti elettorali non possono essere consiglieri comunali (articolo L230 del Codice elettorale). Se un tribunale priva un eletto locale dei diritti elettorali, non può più esercitare la carica, e il prefetto deve procedere alla rimozione.

 

Una “giurisprudenza costante” del Consiglio di Stato, scrivono i giudici, conferma che questa misura va adottata non solo in caso di condanna definitiva, ma anche quando la condanna è accompagnata da esecuzione provvisoria. Queste disposizioni, sottolineano, contribuiscono a rafforzare l’obbligo di integrità e l’esemplarità degli eletti, nonché la fiducia dei cittadini nei loro rappresentanti.

Solidarieta di matteo salvini a marine le pen dopo la condanna

 

Inoltre, spiega il Consiglio costituzionale, il giudice penale ha la facoltà di modulare caso per caso la durata dell’ineleggibilità, e di decidere se accompagnarla o meno da esecuzione provvisoria, al termine di un contraddittorio in cui l’imputato può difendersi. Non vi è quindi, secondo i giudici, alcuna violazione costituzionale nel procedimento.

 

[…]

 

Anche la contestazione relativa alla presunta “violazione del principio di uguaglianza davanti alla legge” tra eletti locali e nazionali non ha convinto i giudici costituzionali. Come già in altri casi, hanno ribadito che il principio di uguaglianza non impedisce al legislatore di trattare in modo diverso situazioni diverse.

 

Secondo i giudici, gli eletti locali e quelli nazionali non si trovano nella stessa situazione — basti pensare che le giurisdizioni competenti sono differenti: per gli eletti locali decide il Consiglio di Stato, mentre per deputati e senatori è competente lo stesso Consiglio costituzionale.

 

MARINE LE PEN - JORDAN BARDELLA - EMMANUEL MACRON - MEME BY EDOARDO BARALDI

I membri del Parlamento, si legge nella sentenza, “partecipano all’esercizio della sovranità nazionale, votano la legge e controllano l’azione del governo”, e per questo godono di “prerogative particolari” che li pongono in una situazione diversa da quella dei consiglieri municipali. La differenza di trattamento è dunque giustificata e non viola i principi costituzionali.

 

In conclusione, le disposizioni che hanno portato il prefetto di Mayotte a rimuovere d’ufficio il sindaco sono pienamente conformi alla Costituzione.

 

La vicenda ha assunto oggi un rilievo politico eccezionale, a seguito della sentenza pronunciata dal tribunale correzionale di Parigi nel processo relativo agli assistenti parlamentari dell’ex Fronte Nazionale.

 

MARINE LE PEN NEL 2004

Lo scorso novembre, la procura aveva richiesto per Marine Le Pen, presidente del gruppo Rassemblement National all’Assemblea nazionale, una pesante condanna: cinque anni di carcere (di cui due da scontare), 300.000 euro di multa e cinque anni di ineleggibilità con esecuzione provvisoria. Il tribunale ha confermato oggi questa condanna poco dopo mezzogiorno.

 

La posta in gioco era altissima: Marine Le Pen non potrà candidarsi alle prossime elezioni presidenziali, anche se deciderà di presentare ricorso contro la sentenza.

 

Tuttavia, come già illustrato in precedenza, conserverà il suo mandato di deputata del Pas-de-Calais, poiché non può esserne destituita dal Consiglio costituzionale finché la condanna non sarà definitiva.

 

Ci si interrogava se la recente decisione del Consiglio costituzionale, emessa venerdì, potesse influire sulla sentenza odierna. In effetti, un passaggio specifico della decisione del 28 marzo poteva essere preso in considerazione dal giudice del tribunale.

marine le pen emmanuel macron

Nel punto 17, i giudici costituzionali affermano:

 

«Spetta al giudice valutare il carattere proporzionato della lesione che tale misura è suscettibile di arrecare all’esercizio di un mandato in corso e alla salvaguardia della libertà dell’elettore.»

 

La parte finale della frase è cruciale: il giudice deve valutare se una simile misura comprometta la libertà degli elettori. Quando una pena d’ineleggibilità colpisce una candidata che, secondo i sondaggi, si attesta tra il 34 e il 37% delle intenzioni di voto per le presidenziali del 2027, nettamente davanti a tutti gli altri sfidanti in ogni scenario ipotizzato, ci si può legittimamente chiedere: si tratta di una lesione alla libertà dell’elettore?

MARINE LE PEN IN TRIBUNALE - FOTO LAPRESSE

 

Era questa la delicata questione su cui il giudice doveva pronunciarsi.

 

In realtà, le strade percorribili erano tre:

            1.         Rinunciare all’esecuzione provvisoria: in questo caso, Marine Le Pen avrebbe fatto ricorso, il che sospende l’applicazione della pena, consentendole di candidarsi nel 2027.

            2.         Seguire alla lettera le richieste della procura, privandola di fatto di ogni possibilità di partecipare alla prossima corsa presidenziale.

            3.         Scegliere una via intermedia, pronunciando ad esempio una pena d’ineleggibilità più breve, come 18 mesi: ciò le avrebbe impedito di candidarsi in eventuali elezioni legislative anticipate, ma non alla presidenza della Repubblica.

 

marine le pen trump

La risposta è arrivata attorno alle 12:30: il giudice ha seguito le richieste della procura.

Condanna: quattro anni di carcere, di cui due da scontare, 100.000 euro di multa e cinque anni di ineleggibilità con esecuzione provvisoria.

 

Va rilevato che, invece, il tribunale non ha applicato l’esecuzione provvisoria a Louis Aliot, sindaco di Perpignan, condannato nello stesso procedimento, che potrà quindi restare alla guida del suo comune.

 

Resta ora da vedere quali saranno le conseguenze politiche di questa decisione sull’opinione pubblica in generale — e sull’elettorato di Marine Le Pen in particolare.