DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
E.La. per "la Repubblica" - Estratti
È stato chiamato come figura di riferimento nobile del partito, uno dei simboli della svolta istituzionale di Giorgia Meloni.
Ma Marcello Pera, ex presidente del Senato, è diventato un censore garbato ma implacabile della madre di tutte le riforme: il premierato. Il centrodestra, in queste ore, addossa all’opposizione le responsabilità dei ritardi nell’esame della legge. Ma nel corso dell’ultima commissione Affari Costituzionali del Senato, mercoledì scorso, è stato Pera a muovere le critiche più incisive.
O comunque politicamente più rilevanti. Ha detto, tra l’altro, che in questo momento, con il testo approvato dal governo e con la previsione di tre poli politici, per l’elezione a premier basterebbe il 30 per cento dei voti: «Il premio di maggioranza sarebbe sproporzionato ». Secondo Pera bisognerebbe inserire una soglia minima nella Costituzione e chiarire nella Carta se si debba ricorrere al ballottaggio. Non una critica secondaria. Ma una delle tante che vengono mosse dal senatore di FdI, che ribadisce la condivisione «delle finalità della riforma», ma non nasconde dubbi sul principio dell’elezione diretta del premier che accoglie «senza entusiasmo» .
È lo stesso principio contestato dall’opposizione. Che, in effetti, si è messa di traverso anche perché nulla si sa della riforma elettorale che dovrebbe accompagnare le nuove norme costituzionali: «In passato, quando sono state proposte modifiche costituzionali sulla forma di governo – dice Dario Parrini, esponente del Pd e vicepresidente della commissione - si è sempre discusso in parallelo della legge elettorale destinata a renderle operative. Col ddl sul premierato, per la prima volta, la maggioranza sperimenta il metodo delle riforme costituzionali a carte coperte, giocando a nascondino con la legge elettorale.
(...)
In questo clima, riprende oggi l’esame delle norme del premierato, che va a rilento: la commissione ha finora esaminato appena il 40 per cento degli emendamenti (349 pagine del fascicolo su 864).
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