DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA…
Giordano Stabile per “La Stampa”
Sarà il primo presidente iraniano a entrare in carica con già sulle spalle sanzioni americane per «crimini contro l' umanità». E un' enorme macchia nera nel passato, le esecuzioni di massa del 1998, ordinate dall' ayatollah Khomeini alla fine della guerra con l' Iraq ed eseguite dal «quartetto della morte».
ebrahim raisi qassem soleimani
Ebrahim Raisi era uno dei quattro giudici implacabili che mandarono al patibolo almeno 2500 oppositori. Di lì è cominciata però anche la sua scalata ai massimi vertici, fino alla presidenza della Repubblica, conquistata venerdì con il 61,95 per cento dei voti, quasi 18 milioni di preferenze.
Un successo schiacciante rispetto agli tre candidati, che assieme hanno raccolto poco più di cinque milioni di schede. Raisi, sessant' anni, ce l' ha fatta al secondo tentativo, dopo la bruciante sconfitta contro Hassan Rohani, nel 2017, quando prese soltanto il 38,3 per cento. In quattro anni tutto è cambiato.
donne iraniane con la foto di ebrahim raisi
Dopo il fallimento delle riforme economiche e degli accordi sul nucleare nel secondo mandato di Rohani, gli oltranzisti hanno preso le redini del potere, compatti dietro la guida suprema Ali Khamenei. I riformisti, eredi di Hashemi Rafsanjani e Khatami, sono stati emarginati.
A 43 anni dalla rivoluzione, e a 33 dalla morte di Khomeini, la Repubblica islamica entra in una nuova fase. La personalità di Khomeini aveva creato un bilanciamento fra oltranzisti e progressisti, ma il lunghissimo regno di Khamenei ha finito per distruggerlo. Si marcia verso il "partito unico dei Pasdaran" e non a caso i manifesti che invitavano ad andare al seggio portavano l' immagine della mano mozzata e sanguinante del generale Qassem Soleimani, ucciso dagli americani il 3 gennaio 2019: «Fatelo per lui». All' interno di una repubblica islamica militante, Raisi si incornicia alla perfezione.
Nato a Mashhad, uno dei principali centri religiosi, in una famiglia di chierici, ha frequentato i seminari di Qom da quando aveva quindici anni. Poi ha sposato Jamileh Alamolhoda, figlia di Ahmad, grande imam del santuario Reza di Mashhad. Un matrimonio destinato a far decollare la sua carriera e a rafforzare le sue credenziali, in quanto secondo gli oppositori non ha mai raggiunto il grado di ayatollah.
Poco importa, l' appoggio di Khamenei gli ha spianato tutte le strade, non esclusa quella della successione in futuro alla Guida suprema. Una ricompensa anche per il lavoro sporco nell' ultima fase dell' era Khomeini, quando il Paese era esangue dopo otto anni di conflitto con Saddam Hussein e l' imam malato cercava in tutti i modi di salvare la "rivoluzione".
Nel luglio del 1988 arriva l' infausto ordine di giustiziare i prigionieri politici, in gran parte Mujaheddin del popolo. Raisi è allora viceprocuratore di Teheran e opera assieme al procuratore Morteza Eshraqi e il capo dell' Intelligence nella famigerata prigione di Evin. Migliaia di detenuti vengono interrogati, torturati e portati al patibolo, comprese centinaia di donne. Per questi fatti Raisi è sotto sanzioni americane.
Per questo il ministro degli Esteri israeliano Lapid ieri ha commentato: «È un macellaio estremista».
Le esecuzioni sono un' ombra nera che si trascina da oltre tre decenni ma sul fronte interno il nuovo leader iraniano può contare anche su molti sostenitori, in parte ex fan di Mahmoud Ahmadinejad.
Le sue promesse di lotta senza pietà alla «corruzione» e alle «ingiustizie sociali» attirano il mondo del bazar, soffocato dall' inflazione e dalla burocrazia. La sua prima uscita pubblica, un incontro con il presidente uscente Rohani, è stata nel segno della moderazione: «Spero che possiamo attuare nel miglior modo possibile la pesante responsabilità messa sulle nostre spalle», ha dichiarato con un' aura di umiltà. Ha davanti una montagna da scalare per conquistare la fiducia dei suoi cittadini e del mondo.
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