DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Siano benedetti gli hacker che hanno contribuito a trasformare in un gigantesco spettacolo a sorpresa le elezioni americane 2016 con le loro rivelazioni e mail indiscrete.
Non che gli altri scherzino, ogni giorno è un happening. Hillary Clinton si cura ma prepara ritorno in Nord Carolina già domani perché non può permettersi di fare diversamente o è spacciata; il dottore manda a dire che si è trattato di una polmonite leggera ,ma col cavolo che è andata in un ospedale.
Donald Trump usa il talk show popolare del Dr Oz per sciorinare il suo certificato medico dal quale si evince che sta benone ma che deve perdere sette otto kg, cosa già abbastanza evidente anche a noi.
Ivanka Trump non solo scrive un editoriale per il Wall Street Journal, ma supera Hillary in promesse per le madri lavoratrici.
I sondaggi danno il repubblicano a + 6, e per il momento i surrogati di Hillary sguinzagliati in giro per gli Stati a fare comizi al posto suo, ovvero niente meno che il presidente Barack Obama, che parla di successore manco fosse Enrico VIII, sua moglie Michelle che fa l'icona salutista, e Bill Clinton in versione paghi 1 prendi 2, non riescono a invertire una tendenza che ai democratici appare pericolosa, soprattutto in alcuni Stati che davano per certi.
Come se non bastasse, entrano a gamba tesa i giudici, come in una Italietta qualsiasi, che intendono mettere sotto accusa la fondazione di Trump, e probabilmente avranno le loro ragioni, ma fanno ridere visto che dall'altra parte c'è una Fondazione Clinton che grida corruzione, conflitto di interessi appropriazione indebita da tutti i pertugi, e che l'unica cosa che i suoi proprietari, ovvero la Dynasty Clinton, promettono di cambiare è di separarne le sorti del presidente degli Stati Uniti qualora si chiamasse Hillary Clinton.
Non basta, Barack Obama mette il veto sulla possibilità delle famiglie delle vittime dell’11 Settembre di chiedere soldi di risarcimento ai mandanti dell'Arabia Saudita, forse perché sono anche tra i principali finanziatori della campagna del candidato democratico.
Ma la vera chicca, in attesa delle rivelazioni già promesse dal tremendo Assange, sono le mail del povero Colin Powell, già gran militare è già segretario di Stato di Bush Junior.
COLIN POWELL MOSTRA ALL'ONU LE (FINTE) ARMI CHIMICHE DI SADDAM
Benedetti gli hacker, appunto perché le frase di Colin Powell sono micidiali. E non solo su Hillary e Trump, su tutto il mondo della politica passato e presente. Nell'ordine si legge che il repubblicano Powell non potrebbe mai votare Trump, che ritiene una disgrazia nazionale e un paria internazionale, ma che neanche voterà per Hillary Clinton che pure è sua amica. E qui il giudizio si fa ancora più sferzante: “una donna di 70 anni con un record lunghissimo di ambizione smisurata, di avidità, incapace di cambiare, con un marito che fa ancora il cretino e si porta le amanti in casa”, qualsiasi cosa tocchi - scrive Powell a un finanziatore democratico -la sporca con la sua hubris; e qui usa una parola che in italiano non c'è, e viene dal greco delle tragedie, Hibrys, sta per smisurata arroganza, alterigia, tracotanza, incapacità di guardare oltre sè stessi.
DONALD RUMSFELD IN THE UNKNOWN KNOWN
Poi aggiunge: “ti ho detto di quella volta che ho perso la conferenza all'università perché lei li aveva così oberati di richieste di quattrini che non avevano più soldi? Avrei dovuto mandare il conto a lei”. Seguono mail di cattiverie tra lui e Condoleezza Rice, anche lei una ex importante di Bush, segretario di Stato dopo di lui, in cui essenzialmente parlano male di Donald Rumsfeld e malissimo di Paul Wolfowitz, ovvero dei duri di Bush, salvando il presidente ma giudicando il gruppo di consulenti dei somari senza cervello.. Ma quella servita a dovere è soprattutto Hillary Clinton, che peraltro aveva tirato nelle polemiche del 2016 il praticamente dimenticato Colin Powell, sostenendo a capocchia che il metodo di usare un server di mail personale e pubblico per informazioni del Dipartimento di Stato riservate glielo 'aveva suggerito lui.
L’ 8 novembre si avvicina, i numeri sono spietati, a giornali e tv tocca finalmente occuparsi delle ragioni del successo di Donald Trump, e più in generale di come il tradizionale partito che rappresenta le classi dei lavoratori e coloro che si sentono meno rappresentati, anzi esclusi, non sia più il Partito Democratico ma niente di meno che il Partito Repubblicano, quello dei ricconi, che fossero sulla East Coast o in Texas o nel profondo Sud.
Solo che non è più quel partito repubblicano, e il partito di Donald, e resta da capire se i due partiti si incontreranno e fonderanno. Ce lo dirà solo il voto, ma anche all’opposizione quel movimento è nato, si è forgiato in un anno di campagna contro l’establishment, non andrà via.
Nel frattempo si comincia finalmente a parlare delle due differenti Americhe per affermare che gli elettori della Clinton stanno in prevalenza in città, nelle zone di più densa popolazione, e sono quelli che si sentono meglio rappresentati da Barack Obama e dalla sia pur lieve ripresa economica.
Gli elettori di Trump, del miliardario Trump, sono nelle aree rurali, nei grandi desolati paesaggi dell’enorme territorio americano. A quell’ America Trump ha detto: lo so che state male; i dati del census bureau lo confermano, spiegano che per gli americani che vivono nelle aree metropolitane l'uscita dalla recessione è certa e nell'ultimo anno il reddito medio è cresciuto del 6%, ma nelle altre aree e sceso del 2%, e stiamo parlando di 40 milioni di cittadini.
Così per le aree di povertà: i numeri del Census rivelano un disagio generale con aumento della tossicodipendenza e dei suicidi. Nel 2015 le città si sono tirate sù a spese degli altri. Anche questo però è un dato incompleto perché ci sono aree urbane che soffrono quanto quelle rurali, quelle in cui le classi operaie vivevano di grande industria che hanno scelto la delocalizzazione perché volevano così evitare tasse.
In generale, perché questo il vero dato di queste elezioni, ci sono tra i fan di Donald Trump fasce sociali che pur continuando a mantenere redditi medio-alti, ritengono di vivere in zone con minore mobilità, minore salute garantita, minori livelli di educazione, e questo procura una sensazione di ansia non solo economica ma di identità. Trump ha saputo indicare loro responsabili e nemici che li convincono. Brutto affare se ci sono due Americhe contrapposte, e se coloro che si sentono emarginati appartengono allla ex maggioranza bianca.
Per capire come stanno le cose può essere utile il recentissimo e dolente sondaggio della partigiana Cnn, che riconosce che il vantaggio nazionale di Donald Trump, quello che fino a dieci giorni fa veniva dato per morto in tutto il mondo, si estende criticamente anche in Stati che sono fondamentali per decretare chi sarà il vincitore, Stati che i democratici avevano dato dato per vinti, come l'Ohio e la Florida. Tra i possibili elettori in Ohio, Trump è al 46% contro 41% della Clinton; c'è un 8% al libertario Gary Johnson, quello che è comparso una sola volta in Tv per dire che non sa che cosa sia Aleppo.
In Florida i probabili elettori sono al 47% con Trump e al 44 per la Clinton, 6% a Johnson. In questo caso il margine di errore riconosciuto dai sondaggisti e il 3%, in tutti e due gli Stati il sostegno a Trump aumenta come risultato dei nuovi probabili elettori perché invece tra quelli già registrati, tra gli abituali, la Clinton è a 45 e Trump al 44 in Florida, in Ohio comunque al 43 e Clinton al 39.
Conclusione a cui giunge sempre dolendosi la Cnn, un dirigente della quale ha detto un paio di mesi “che possiamo fare per lei più di quello che abbiamo fatto”, e il più famoso degli anchor, Wolf Blitzer, ha brindato con lo champagne in Tv al momento della nomination: mentre Hillary Clinton era emersa dalla sua convention in vantaggio nei sondaggi in questi due Stati e nella nazione, sondaggi più recenti suggeriscono una competizione ravvicinata e una caduta di entusiasmo che si è diretta verso Trump.
Confermano i sondaggi quelli fatti da Bloomberg in Ohio e quelli della Quinnipiac University. E c'è un'altra sorpresa: sebbene continui la tendenza tra i bianchi più istruiti di sostenere la Clinton, Trump guadagna terreno tra costoro, ovvero quelli laureati, in tutti e due gli Stati 9 punti in Ohio, otto in Florida.
Gli stessi giovani che sono stati elemento trainante di Barack Obama nel 2008 e 2012, non sono allineati dietro la Clinton, e più in generale sono poco entusiasti di votare. In queste generazioni c'è simpatia per Gary Johnson ma 3 su 10 dicono che decideranno all'ultimo momento. Sono rilevazioni fate tra il 7 e il 12 settembre, quindi solo in minima parte a malore di Hillary Clinton avvenuto davanti alle telecamere nazionali.
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