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Valentina Santarpia Per corriere.it
Agenda Draghi, nessun leader di partito candidato nei collegi uninominali, spartizione precisa dei collegi tra i due blocchi e l’attribuzione di «grave responsabilità attribuita a chi ha fatto cadere il governo»: è questo in sintesi il succo dell’accordo faticosamente raggiunto durante l’incontro tra il segretario del Pd Enrico Letta, il leader di Azione Carlo Calenda e quello di Più Europa Benedetto Della Vedova. Un «patto» siglato «perché considerano un dovere costruire una proposta vincente di governo» fondata su alcuni punti chiave.
I collegi
La totalità dei candidati nei collegi uninominali della coalizione verrà quindi suddivisa tra Democratici e Progressisti e Azione/+Europa nella misura del 70% (Partito Democratico) e 30% (+Europa/Azione), scomputando dal totale dei collegi quelli che verranno attribuiti alle altre liste dell’alleanza elettorale. Questo rapporto verrà applicato alle diverse fasce di collegi che verranno identificati di comune intesa. Le parti si impegnano a chiedere che il tempo di parola attribuito alla coalizione nelle trasmissioni televisive sia ripartito nelle stesse percentuali applicate ai collegi. Ma il ruolo di «frontrunner» è definito: Enrico Letta per i democratici e progressisti, e Carlo Calenda per Azione/+Europa e liberali (qui la mappa dei collegi).
Lo stop ai leader
benedetto della vedova enrico letta carlo calenda 2
Uno dei punti chiave dell’accordo è l’impegno a non candidare personalità che possano risultare divisive per i rispettivi elettorati nei collegi uninominali, per aumentare le possibilità di vittoria dell’alleanza. Conseguentemente, nei collegi uninominali «non saranno candidati i leader delle forze politiche che costituiranno l’alleanza, gli ex parlamentari del M5s (usciti nell’ultima legislatura), gli ex parlamentari di Forza Italia (usciti nell’ultima legislatura)». Questa era una delle richieste più insistenti di Calenda a Letta. Ed è un punto cruciale perché per la prima volta le regole del Rosatellum incrociano la riforma che riduce i deputati a 400 e i senatori a 200. Con la nuova legge elettorale sarà fondamentale per vincere avere i candidati migliori nell’uninominale.
Sì al salario minimo, ma va rivisto il reddito di cittadinanza
In ambito economico e sociale, viene ribadito l’impegno generico a «contrastare le disuguaglianze e i costi della crisi su salari e pensioni» ma convenendo di «realizzare il salario minimo nel quadro della direttiva UE e una riduzione consistente del “cuneo fiscale” a tutela in particolare dei lavoratori». Sul reddito di cittadinanza si interverrà invece nella direzione di «correggere lo strumento». Correzioni previste anche per il “Bonus 110%” in linea con gli intendimenti tracciati dal governo Draghi.
Le riforme
Nell’accordo si parla anche di riforme, soprattutto di quelle da completare o modificare dopo quella che viene definita «l’interruzione traumatica del governo»: il primo obiettivo indicato è «realizzare integralmente il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nel rispetto del cronoprogramma convenuto con l’Unione europea».
benedetto della vedova enrico letta carlo calenda
Ci si propone poi di « improntare le politiche di bilancio alla responsabilità e le politiche fiscali alla progressività, promuovendo al contempo una riforma del Patto di Stabilità e Crescita dell’Unione Europea che non segni un ritorno alla stagione dell’austerità». No all’aumento delle tasse, come si temeva, visto che l’alleanza si impone di «non aumentare il carico fiscale complessivo». Mentre viene considerata «assoluta priorità» l’approvazione delle leggi in materia di Diritti civili e Ius scholae.
Le politiche energetiche
Per quanto riguarda le conseguenze del mutato scenario internazionali in ambito energetico, PD e Azione/+Europa si impegnano a mettere in campo «le politiche pubbliche più idonee per garantire l’autonomia del Paese attraverso un’intensificazione degli investimenti in energie rinnovabili, il rafforzamento della diversificazione degli approvvigionamenti per ridurre la dipendenza dal gas russo, la realizzazione di impianti di rigassificazione nel quadro di una strategia nazionale di transizione ecologica virtuosa e sostenibile».
La politica estera
Viene ribadita, in linea con il governo Draghi, anche la linea atlantista della politica internazionale e dell’appoggio all’Ucraina contro il regime di Putin: «PD e Azione/+ Europa si impegnano a promuovere, nell’ambito della rispettiva autonomia programmatica, l’interesse nazionale nel quadro di un solido ancoraggio all’Europa e nel rispetto degli impegni internazionali dell’Italia e del sistema di alleanze così come venutosi a determinare a partire dal secondo dopoguerra. In questa cornice le parti riconoscono l’importanza di proseguire nelle linee guida di politica estera e di difesa del governo Draghi con riferimento in particolare alla crisi ucraina e al contrasto al regime di Putin».
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