DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
OBAMA JOE BIDEN E HILLARY CLINTON
“Il vero populista qui sono io, io mi preoccupo della salute di poveri, dell'educazione dei bambini, dell'impiego per i lavoratori! Altri sono razzisti, xenofobi, peggio sono cinici”.Al premio Nobel per la Pace , Barak Obama, la candidatura, anzi la mera esistenza in vita, di Donald Trump, fa perdere la testa. Sarà che i sondaggi in mano a Casa Bianca e comitato elettorale democratico sono diversi da quelli strombazzati da Washington Post e Abc?
Magari più simili a quelli dell'indipendente Rasmussen che addirittura certifica una Clinton al 39 e un Trump al 43 per cento? Calma e gesso, che mancano due convention, quattro mesi di campagna , eventi tragici che pur se prevedibili si rivelano incontrollabili. Nessuno oggi sa veramente chi potrà diventare presidente degli Stati Uniti l'8 novembre.
Fatto sta che alla fine della conferenza stampa seguita ad incontro trilaterale con Messico e Canada a Ottawa, Obama si è ripreso il microfono e ha improvvisato una invettiva senza mai fare il nome dell'odiato nemico. Presenti il presidente messicano Enrique Peña Nieto e il canadese Justin Trudeau, l'americano si è lanciato.
“Non sono disposto a sentir dire che certa retorica pompata ad arte sia populista, è solo la retorica di qualcuno che non ha mai mostrato rispetto per i lavoratori, che non ha mai combattuto in nome di bandiere di giustizia sociale, non diventi populista perché dici qualcosa di controverso per prenderti voti”.
Non le pare di aver sbroccato?, gli hanno chiesto i giornalisti presenti. Si, ha risposto Obama, ma me lo posso permettere perché sono quasi alla fine del mio mandato. La verità è che l'intero incontro è stato dominato dal nervosismo, troppo recente il discorso sulle regole del commercio mondiale tenuto da Donald Trump martedì sera.
Il candidato repubblicano è andato contro tutti, anche il suo partito, annunciando che se sarà eletto, ritirerà gli Stati Uniti dal Nafta, l'accordo cardine con il Canada siglato da Bill Clinton, e dal Ttp, il transpacifico, che riguarda il Messico. Barak Obama, che nasce avvocato lobbysta a Chicago, e finirà la carriera da mediatore di grandi affari, trema alla sola idea, l'ha definita “the wrong medicine”,la medicina sbagliata, ma è una prospettiva che Trump cavalca perché è sommamente popolare nelle zone industriali e rurali dove le regole del commercio globale, probabilmente perché gestite con grande mediocrità e miopia, hanno lasciato indietro, a terra, i meno giovani e tutti i meno specializzati.
donald trump con rupert murdoch e jerry hall
Nella guerra dei sondaggi che hanno dominato la polemica degli ultimi giorni, in attesa della prossima puntata sulle email della Clinton, arriva come una bomba l'ultimo Rasmussen Reports nazionale, sondaggio telefonico e on line, con risultato di Clinton al 39 per cento, Trump al 43,un 12 che ancora sogna un altro candidato, solo un 5 per cento di indecisi.
Lo stesso sondaggio di una settimana fa dava la Clinton al 44 e Trump al 39, a dimostrazione della volatilità delle indicazioni e degli orientamenti. Ma è anche vero che da aprile il repubblicano non era mai stato sopra il quaranta, che ad approfondire le risposte a diverse domande si scopre che il 75 per cento dei repubblicani è oggi saldamente con lui, assieme a un 14 per cento di elettori democratici; la Clinton ha il 76 tra i suoi, il 10 tra i repubblicani.
Fuori dal sondaggio sono rimasti i risultati recenti su la Clinton e la strage di Bengasi, ma anche gli effetti possibili della strage di Istanbul. Certo è che gli intervistati restano scettici sulle politiche di sicurezza nazionale messe in campo da Obama, pensano che la Clinton continuerebbe a fare le stesse cose, pensano invece che Trump cambierebbe tutto, ma non sono certi che sarà per il meglio.
L'economia americana ha una crescita annuale del 3,3 ma Obama non l'ha mai raggiunta; tuttavia i democratici si dicono soddisfatti,tutti gli altri sono certi che farebbe meglio Trump. Il quale conduce con 14 punti di vantaggio con gli uomini, mentre la Clinton con 6 sulle donne, se la battono con gli under 40, vince lui sui più anziani. Lei è leader dei neri, lui dei bianchi; tra i non iscritti ai partiti Trump è avanti di 18 punti, ma il 28 per cento vorrebbe qualcun altro o è ancora indeciso.
Le armi non sono mai state così messe in discussione, nel senso che cresce l'esigenza di un controllo maggiore sull'acquisto, ma poi non c'è nessuna certezza che farlo cambierebbe le cose. Sul permesso di soggiorno a milioni di illegali immigrati, che Obama si è appena visto bocciare da una Corte Suprema spaccata, e che Clinton presidente ripresenterebbe dopo la nomina di un nuovo giudice allargandone il numero, la maggioranza degli elettori sta decisamente con Trump. Rasmussen precisa un margine di errore del 3 per cento e un indice di fiducia del 95 per cento.
Ma se è così, come si spiegano altri sondaggi che impazzano? Intendiamoci, la Quinnipiac university il 21 giugno dava Trump a 40, Clinton a 42, Fox news il 28 giugno Trump a 38 e Clinton a 44; ma a dominare è stato uno strombazzatissimo internazionalmente 51 a 39 per lei, double digit, di Washington Post e Abc news. Pat Buchanan, vecchio opinionista di destra dalla lingua tagliente, li accusa di imbrogliare platealmente.
Certo, l'avversione per Trump la fa da padrona in questa campagna, si sono perfino inventati come ultimo scandalo che alla convention di Cleveland intenda invitare attori e star dello sport Chi si invita di solito alle convention per farle diventare attraenti? Attori e star dello sport. Ma nei sondaggi molto conta il metodo, se su scala federale o Stato per Stato; inoltre gli elettori, almeno la parte che farà la differenza, sono veramente indecisi, perché non sono entusiasti della Clinton, ma non si fidano di Trump.
Avanti così, sperando nel brivido finale. Per esempio, se uno dei tre governi stranieri che ha in mano le mail proibite di Hillary Clinton le rendesse note... Chi sono? Gli hacker hanno fatto buoni affari con Israele, Russia e Cina, com'è naturale. Alla Cina non conviene, Israele di solito non agisce così.
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