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Suzanne Daley per "la Repubblica"
Questo paesino di montagna, dalle pareti imbiancate a calce, era un posto dove poter fare sesso. Le donne passeggiavano nelle viuzze, offrendo una versione marocchina del quartiere a luci rosse di Amsterdam. Ma questa è storia passata. Un gruppo di "islamisti" ha preso in mano la situazione: negano di essere fanatici religiosi.
A sentir loro, erano stanchi di vivere fianco a fianco con i clienti ubriaconi e rissosi delle prostitute; stanchi che le loro figlie di ritorno da scuola ricevessero proposte oscene. «Dopo il Ramadan c'erano file di uomini», dice Mohammed Aberbach, 41 anni, che ha aiutato ad allontanare le prostitute.
Ora le stradine sono tranquille. Le porte, dipinte di verde e giallo, sono per lo più chiuse; alcune prostitute adesso vendono dolciumi. Altre donne chine sui telai fabbricano tappeti berberi. I cambiamenti ad Ain Leuh sono citati da alcuni a prova di un ulteriore trionfo della Primavera araba: di ciò che può accadere quando i cittadini si adoperano per migliorare da soli le proprie condizioni di vita.
Per altri, tuttavia, ciò dimostra in che modo gli islamisti più integralisti riescano a imporsi. «L'economia è in caduta libera», dice Ali Adnane, dell'agenzia per lo sviluppo rurale. «Le ragazze prendevano case in affitto, pagavano in contanti e facevano acquisti. Alcuni sono soddisfatti del cambiamento, altri decisamente no».
Il Marocco ha scongiurato buona parte della violenza toccata ai Paesi arabi. Re Mohammed VI ha promesso riforme. Il Paese ha una nuova Costituzione e un governo islamista moderato. Molti, però, sono insoddisfatti del ritmo del cambiamento nel Paese piagato dalla disoccupazione e dalla corruzione.
Cosa sia successo davvero in questo paesino di 5 mila anime è oggetto di dibattito. Secondo Aberbach, proprietario di vari negozi, gli islamisti non hanno commesso niente di illegale: né minacce né violenze. Altri, però, come Haddou Zaydi del consiglio municipale, riferiscono violenze, abusi e controlli illegali.
Mourad Boufala, 32 anni, ritiene offensivi i modi degli islamisti: «Hanno picchiato le giovani; peggio: non hanno offerto loro alternative». Boufala teme che il Marocco diventi preda dei miliziani, per esempio gli islamisti. «Le milizie si comportano come se fossero loro a comandare».
Pochi qui considerano la campagna anti-prostituzione in termini religiosi: per Aberbach «la Primavera araba ha portato una nuova cultura, quella del farsi sentire. Potremmo avere turisti. Ci sono bei luoghi da visitare, ma chi verrebbe in un posto noto per le prostitute? Nessuna donna poteva più dire di essere originaria di questo villaggio».
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