woodcock alfredo romeo

PRO E CONSIP: LOTTI E IL GENERALE DEL SETTE RISCHIANO IL RINVIO A GIUDIZIO PER LA FUGA DI NOTIZIE SULL'INCHIESTA. ANCORA INVISCHIATO ANCHE FILIPPO VANNONI, EX AMICO DI MARRONI E INIZIALMENTE PURE LUI ACCUSATORE DI LOTTI. POI CAMBIO' VERSIONE E FU ACCUSATO DI FAVOREGGIAMENTO - E PURE IL LOBBISTA CARLO RUSSO, CHE PER FARE AFFARI AVREBBE SPESO IL NOME DI BABBO RENZI (CHE I PM RITENGONO ''INAFFIDABILE'') A SUA INSAPUTA

1. LOTTI E DEL SETTE, PROCESSO IN VISTA PER LE SPIFFERATE SUL CASO CONSIP

Giacomo Amadori per la Verità

 

HENRY JOHN WOODCOCK

Per il Giglio magico ieri è stata una giornata double face. Dopo quasi due anni la Procura di Roma ha concluso l' inchiesta Consip e ha spedito a sette persone una comunicazione quasi sempre propedeutica alla richiesta di rinvio a giudizio. Tra i destinatari dell' avviso di chiusura indagini l' ex ministro Luca Lotti e il generale Emanuele Saltalamacchia, sotto inchiesta per favoreggiamento personale (pena sino a 4 anni): per gli inquirenti avrebbero messo

 

luigi marroni

in guardia l' ex ad di Consip, Luigi Marroni, su un' indagine che riguardava la società e su un' attività di intercettazione sulla sua utenza personale. Per questo ora rischiano il processo. All' ex comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette è stata contestata anche la rivelazione di segreto a favore dell' ex presidente di Consip Luigi Ferrara: dopo essere stato informato ufficialmente delle investigazioni era tenuto al riserbo. Giornata più dolce per Tiziano Renzi. Secondo i pm non si è macchiato di traffico di influenze illecite né ha millantato conoscenze per ottenere soldi; per l' accusa è stato un suo stretto collaboratore, Carlo Russo, a chiedere decine di migliaia di euro all' imprenditore Alfredo Romeo, usando il nome del babbo ignaro.

 

TULLIO DEL SETTE

L' avvocato dei Renzi, Federico Bagattini, nonostante sia oberato di lavoro (i suoi assistiti sono coinvolti in diverse inchieste), si è rallegrato: «Questi ultimi giorni hanno dimostrato che il tempo è galantuomo: prima il riconoscimento del risarcimento del danno a titolo di diffamazione (da parte del Fatto Quotidiano, ndr) ora la richiesta di archiviazione nel procedimento Consip». Certo un gip dovrà confermare la richiesta e la «soddisfazione () del dottor Tiziano Renzi () risulta menomata dalla considerazione della campagna subita nel corso degli ultimi due anni» che ha prodotto «gravi e irreversibili danni sul piano personale, familiare ed economico».

 

Ma torniamo a chi non gioisce per niente.

Il presunto favoreggiamento di Lotti ha una data precisa: 3 agosto 2016. L' 1 agosto i carabinieri del Noe avevano piazzato le microspie negli uffici romani della Romeo gestioni, il 2 le avevano accese e il 3, con incredibile coincidenza di tempi, l' ad della Consip venne convocato in uno degli uffici della presidenza del Consiglio dall' allora sottosegretario Lotti.

lotti tiziano renzi

 

L' avvocato di Marroni, Luigi Li Gotti, ci spiega come sarebbero andate le cose nell' estate di due anni fa: «Il mio assistito andò a trovare il politico nello studio che si trova nel complesso della galleria Borghese. Lo abbiamo provato con diversi elementi. Quel giorno la segreteria di Marroni avvertì l' autista e diede le indicazioni per l' appuntamento, che avvenne, se non ricordo male, in Santa Maria in Via (dove si trova la sala polifunzionale della presidenza del Consiglio, ndr). Da lì Lotti e Marroni sono andati a piedi a Palazzo Chigi, a un centinaio di metri».

 

Rimane invischiato nell' inchiesta anche Filippo Vannoni, presidente di Publiacqua, ex amico di Marroni e inizialmente suo coaccusatore di Lotti. Vannoni, durante il procedimento, ha cambiato linea e ha detto di aver incolpato Lotti, intimorito dai modi spicci del pm Henry John Woodcock e dei suoi segugi.

Gli inquirenti non devono aver creduto alla genuinità della retromarcia e lo hanno iscritto per favoreggiamento.

Resta nei guai pure l' aspirante lobbista Carlo Russo.

 

tiziano renzi luca lotti

Nell' avviso di chiusura indagini si legge che «si faceva promettere» da Romeo 100.000 euro annui «come prezzo della propria mediazione». Inoltre si faceva garantire altre somme per singole operazioni, sempre millantando conoscenze altolocate, dall' Inps a Grandi stazioni alla politica: per esempio 32.500 euro «nella prospettazione del Russo» andavano destinati ogni mese a lui (2.500) e a Tiziano Renzi (30.000) per la mediazione nei confronti di Marroni, per ottenere vantaggi nelle gare Consip.

 

Ma per la Procura Russo sarebbe solo un fanfarone, sebbene lo stesso Lotti nel 2015 garantì per lui con il governatore della Puglia Michele Emiliano, a nome proprio e di Maria Elena Boschi: «Lo conosciamo () Ha un buon giro ed è inserito nel mondo della farmaceutica. Se lo incontri per 10 minuti non perdi il tuo tempo».

 

In tutto questo Russo, al contrario di Marroni, con i pm non ha fatto chiamate di correo e così dentro al Giglio magico qualcuno in futuro potrebbe costruirgli un monumento. Intanto rischia un processo per millantato credito (da 2 a 6 anni di carcere), anziché per traffico di influenze illecite, reato di cui era accusato inizialmente (pene da 1 a 3 anni).

Dunque accettando di accollarsi tutte le responsabilità si è preso un bel rischio. Come ha fatto un altro ex collaboratore e coindagato di Renzi senior, Mariano Massone, che senza mai rilasciare dichiarazioni ha patteggiato presso il Tribunale di Genova una pena di 26 mesi per bancarotta.

 

CARLO RUSSO

Nell' avviso di chiusura indagini, tra i sette indagati, chi sembra avere i problemi più seri è il maggiore Gianpaolo Scafarto, il carabiniere del Noe sospettato di aver imbrogliato le carte pur di incastrare Tiziano Renzi. È accusato dagli inquirenti di falsità ideologica (da 3 a 10 anni di detenzione), rivelazione di segreto (da 6 mesi a 3 anni) e di depistaggio (da 3 a 8 anni), insieme con il suo ex superiore, il colonnello Alessandro Sessa. Scafarto in questi mesi ha subìto 8 interrogatori, 2 perquisizioni e gli sono stati sequestrati 4 cellulari e un computer.

CARLO RUSSO

 

Nell' inchiesta di Roma l' uomo nero pare essere diventato lui. Infatti del procedimento originario istruito a Napoli per presunti reati contro la pubblica amministrazione rimane poco: per 8 indagati (tra cui l' ex parlamentare Italo Bocchino e l' ex presidente di Consip Domenico Casalino) è stata chiesta l' archiviazione, il manager Marco Gasparri ha patteggiato e a processo è finito solo il suo presunto corruttore, l' avvocato Romeo.

 

 

2. I PM DOPO AVER SENTITO LA VERSIONE DI RENZI PADRE: «TOTALE INAFFIDABILITÀ»

Giacomo Amadori per la Verità

 

La Procura di Roma ha chiesto l' archiviazione per Tiziano Renzi perché non avrebbe millantato conoscenze e raccomandazioni per spillare quattrini all' imprenditore Alfredo Romeo, ma, nel contempo, ha evidenziato «la sua inverosimile ricostruzione dei fatti e della natura dei rapporti» con l' aspirante lobbista Carlo Russo.

 

Alfredo Romeo esce dal carcere

L' immagine che esce dall' inchiesta Consip del padre dell' ex premier è davvero ammaccata. Anzi macchiata. Per dirla con le parole dello stesso Romeo: «È un chiacchierone eh () è logorroico proprio, si è presentato con un bermuda, con una polo tutta sbavata». Sì, perché per i magistrati il famoso incontro tra Romeo e Tiziano Renzi, sempre negato dai diretti interessati, potrebbe essere avvenuto.

 

INCHIESTA CONSIP - IL PIZZINO STRAPPATO

Come aveva rivelato l' ex tesoriere del Pd campano Alfredo Mazzei in un' intervista alla Verità. La presunta cena romana tra il babbo, Russo e Romeo, secondo i magistrati potrebbe essere avvenuta in una rosa di 9 date (comprese tra 1 aprile e 3 novembre 2015), quando i cellulari dei tre personaggi agganciarono contemporaneamente le stesse celle telefoniche.

 

I tre potrebbero essersi visti anche il 16 luglio 2015 in zona via Pier Capponi a Firenze. In quei mesi, nella stessa strada, Renzi senior incontrava l' imprenditore Luigi Dagostino, per il quale faceva il piccolo lobbista, ottenendo in cambio una consulenza da quasi 200.000 euro, secondo la Procura di Firenze per un' operazione inesistente. Nei medesimi giorni avrebbe visto anche Romeo, che voleva essere riabilitato agli occhi di Matteo Renzi, dopo aver finanziato con 60.000 euro l' ex Rottamatore ed essere stato assolto in un' inchiesta per corruzione.

 

«Le risultanze acquisite consentono di stabilire, al più, un probabile incontro Renzi-Romeo in tempi assai precedenti rispetto all' estate 2016 cioè quando Russo e Romeo iniziano a pianificare il loro progetto () A prescindere dall' effettività di tale incontro deve censurarsi la totale inattendibilità delle dichiarazioni rese a questo ufficio da Tiziano Renzi», sanciscono i magistrati. Per le toghe «non vi è dubbio» che tra il babbo e Carlo Russo «vi sia una stretta relazione personale e che gli stessi si frequentino ()», ma i due non avrebbero condiviso il piano di Russo che chiese a Romeo 100.000 euro all' anno per sé e altri 32.500 ogni mese per sé e Tiziano.

alfredo mazzei

 

Renzi senior nel 2017 ha dichiarato agli inquirenti di aver condiviso con Russo sia «esperienze lavorative» che alcuni viaggi, come i pellegrinaggi di gruppo a Medjugorje, e di «aver instaurato un rapporto tale da aver fatto il padrino di battesimo del figlio» ma ha escluso di aver "parlato mai con lui di Consip" né di aver "spinto per lui su Consip"». Qui i magistrati si spazientiscono: «Queste ultime affermazioni non paiono punto credibili, confrontate con quanto dichiarato da Luigi Marroni in modo dettagliato, con alcuni puntuali riscontri su luoghi e tempi degli incontri avuti con Tiziano Renzi, considerando poi che tale teste non aveva interesse ad affermare il falso, ricostruendo circostanze che semmai potevano metterlo in difficoltà».

 

In effetti Renzi senior, per perorare la causa di Russo, aveva incontrato Marroni a ottobre 2015 e nella primavera 2016. «È un amico, se l' ascolti mi fa piacere, se puoi dargli una mano», gli dice la prima volta.

 

MATTEO RENZI LUCA LOTTI

«Luigi avrei bisogno che te incontri di nuovo Russo, c' ha dei bei progetti, è un bravo figliolo, ci sono affezionato», insiste la seconda. Però, «si sarebbe trattato in base a quanto riferito da Marroni di una generica raccomandazione che non avrebbe avuto alcun esito». A onor del vero il 17 novembre 2015 l' amministratore delegato vede Romeo «ma l' incontro», sottolineano gli inquirenti, «non è stato procurato da Russo». L' ad di Consip, a partire da primavera 2016, non avrebbe avuto altri abboccamenti con Tiziano Renzi.

 

Occorre rammentare che dal giugno di quell' anno, nell' ambito del Giglio magico, inizia a circolare la notizia dell' inchiesta e delle intercettazioni. A inizio autunno Tiziano è spaventato per le indagini e lo riferisce a chi gli sta intorno. Ha paura di essere intercettato. A settembre gli investigatori annotano due incontri con Russo organizzati con modalità un po' carbonare. Il 28 ottobre Marroni fa annullare un appuntamento con Russo e questi «accoglie la notizia con rassegnazione», nonostante sia in compagnia di Tiziano Renzi.

 

Per i pm, però, il mancato intervento dell' illustre genitore non è motivato dal timore per l' inchiesta in corso, ma è un punto a favore dell' indagato: «È ragionevole ritenere» che il babbo «non fosse a conoscenza delle operazioni di avvicinamento di Marroni che Russo intendeva realizzare» per favorire Romeo.

G. Ama.