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Stefano Montefiori per Corriere.it
Il guaio per Dominique Strauss-Kahn è che negli sms inviati ai compagni di avventure chiamava le ragazze «le materiel», il materiale. «Ricordati di portare il materiale». «Perché non vieni con me a Madrid? C'e' una nuova discoteca birichina e del materiale». E pare che in certi ambienti sia quella la definizione corrente per «prostituta».
Quindi, l'ex direttore generale del FMI verosimilmente sapeva che le ragazze trovate nelle orge (magnificamente rese in francese dal termine parties fines) erano prostitute. Quindi, il presidente della Repubblica mancato (era favorito alle elezioni 2012) e' stato rinviato a giudizio per «sfruttamento aggravato della prostituzione in concorso con altri».
«NON PROSTITUTE MA LIBERTINE»
Finora DSK era stato fatto a pezzi moralmente, la sua immagine di uomo politico distrutta, aveva subito la fine del lungo matrimonio con la star del giornalismo francese Anne Sinclair (oggi direttrice dell'HuffingtonPost.fr), ma se l'era sempre cavata sotto l'aspetto penale.
Il procuratore americano aveva ritirato le accuse per l'affare del Sofitel di New York (la cameriera accusatrice Naffissatou Diallo giudicata poco credibile), e i giudici parigini avevano archiviato anche la denuncia di Tristane Banon, che a scoppio molto ritardato accusò DSK di tentato stupro.
Nell'ultima grana legale che lo coinvolge, il giro di ragazze legato all'Hotel Carlton di Lille e frequentate in giro per il mondo, Vienna-Parigi-Gand-Washington-NewYork, le cose si erano messe piuttosto bene all'inizio di giugno perché la procura di Lille aveva chiesto il non luogo a procedere, accogliendo in sostanza la linea difensiva di Strauss-Kahn: non pensavo fossero prostitute ma libertine che praticano il sesso per piacere e non per denaro, e il libertinaggio non è reato.
RINVIO A GIUDIZIO
I giudici di Lille non hanno accolto la richiesta della procura, e hanno invece scelto il rinvio a giudizio. I magistrati con ogni probabilità non faranno appello, quindi nel 2014 Dominique Strauss-Kahn finirà per la prima volta sotto processo, la sua vita sessuale scrutinata non per emettere giudizi politici di incompatibilità con gli alti incarichi istituzionali ai quali era abituato, non per vendere libri (la scrittrice Marcela Jacub ha avuto apposta una relazione con lui per poi raccontarla in «Bella e Bestia»), ma per verificare se DSK abbia commesso atti penalmente rilevanti.
E quindi, eventualmente, condannarlo. Come si usa in questi casi, DSK fa sapere di avere accolto «serenamente» la notizia del suo rinvio a giudizio.
IL «MATERIALE» - L'inchiesta del Carlton, cominciata nel febbraio 2011 a carico di alcuni cittadini belgi e francesi tra i quali l'ineffabile protettore «Dodo la Saumure» (Dodo Salamoia, ndr), ha preso una dimensione gigantesca una volta appurato il coinvolgimento di Strauss-Kahn.
Il dossier di 42 tomi e' stato studiato per mesi dai giudici Stephanie Ausbary e Matthieu Vignau, accusati dagli avvocati di DSK di avere istruito un indagine «esclusivamente a carico» e di avere reso una decisione «assolutamente prevedibile, tenuto conto degli strumenti viziati messi in campo».
Per DSK, che sembrava abituato ormai a tutto, un colpo non facile, perchè arriva proprio nel momento di una parziale riabilitazione pubblica: oltre a essere entrato nel board della banca BRDR di proprietà del colosso russo del petrolio Rosneft, il 26 giugno scorso Strauss-Kahn era stato sentito dal Senato francese in qualità di ex ministro dell'Economia ed ex leader del FMI. Per una volta, dopo anni, gli era stato chiesto un parere sull'economia mondiale. Nei prossimi mesi dovrà di nuovo affrontare domande sul «materiale» e il suo amico Dodo Salamoia.
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