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Emanuele Lauria per “la Repubblica”
Beppe Grillo lo qualifica come “dramma dell’ignoranza” con un’espressione non proprio lusinghiera per alcuni attivisti del movimento. Di certo, il caso delle firme false per la presentazione della lista di M5S alle comunali di Palermo del 2012, si è trasformato in una bufera che ha travolto il movimento in una delle sue roccaforti. La procura, ieri, ha riaperto l’inchiesta sugli elenchi fasulli depositati da 5 stelle in tribunale: alcuni sottoscrittori, intervistati dai giornalisti della trasmissione “Le Iene”, hanno disconosciuto la propria firma e due periti calligrafici hanno affermato che buona parte delle centinaia presentate non sono autentiche.
Un attivista palermitano, il professore di educazione fisica Vincenzo Pintagro, afferma di aver visto due militanti - la deputata Claudia Mannino e l’assistente parlamentare Samanta Busalacchi - ricopiare di proprio pugno le firme per sopperire a un precedente errore materiale: nella lista originale era sbagliato il luogo di nascita di un candidato. Le interessate hanno annunciato querela per Pintagro ma pochi, anche dentro il movimento, negano ormai che il fatto - che costituisce reato - sia realmente avvenuto.
E a non considerarlo un peccato veniale è proprio la base che sui social contesta pure il silenzio che ha avvolto la vicenda prima e dopo che venisse denunciata in tv. È dovuto intervenire Beppe Grillo per dire che 5 stelle è «parte lesa», per offrire «sostegno alla magistratura», addirittura per fornire un modulo agli attivisti che vogliono contribuire alla verità («Chi sa parli»), ma soprattutto per minacciare sanzioni nei confronti dei suoi: «Se sarà accertato che i colpevoli sono iscritti a M5S saranno presi adeguati provvedimenti disciplinari ».
Comunque finisca sul piano giudiziario, è una sconfessione del gruppo dirigente di Palermo. A partire dall’ex capogruppo alla Camera Riccardo Nuti, che nel 2012 era il candidato sindaco di 5 stelle, al quale sono vicinissime Mannino e Busalacchi. Ma non solo: a consegnare materialmente la lista incriminata fu un attivista vicino a Nuti, Riccardo Ricciardi, marito della deputata Loredana Lupo. L’hanno sottolineato, ieri, alcuni esponenti del Pd (David Ermini, Alessia Morani, Carmelo Miceli) che hanno indicato un altro aspetto oscuro di questa storia. Dagli uffici del Comune sono scomparsi alcuni fogli allegati alla lista M5S con altre firme che avrebbero potuto, tramite una comparazione, smascherare quelle false. Chi le ha fatte sparire?
È in questa scena degna di un film di spionaggio che, nei fatti, si sono bloccate le comunarie, la selezione interna dei candidati per le amministrative di Palermo della prossima primavera. Tutto sospeso, formalmente in attesa dell’approvazione del regolamento, in realtà per l’imbarazzo figlio di questa vicenda: due dei candidati sono infatti Samanta Busalacchi e Riccardo Ricciardi e le ombre sul gruppo di Nuti, in genere, non consentono di andare avanti.
Ben 122 proposte di candidatura restano congelate da agosto e c’è anche l’ipotesi - finora smentita ma non ufficialmente - che Grillo e lo staff di M5S annullino del tutto le comunarie e rinuncino a correre per le elezioni di Palermo. Un brutto risveglio, dopo la sbornia del raduno nazionale che si è svolto proprio nella città delle firme false.
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