I “LEALISTI” SBRAITANO E ANGELINO RILANCIA - PRONTO IL SUO “MANIFESTO” PER UN NUOVO CENTRODESTRA UN PO’ BERLUSCONE, UN PO’ DEMOCRISTO., MOLTO SICULO (IL PADRINO SCHIFANI VEDE E PROVVEDE)

Amedeo La Mattina per "la Stampa"

Il manifesto politico di Alfano è pronto. L'idea è di presentarlo oggi o nei prossimi giorni in una conferenza stampa alla quale parteciperanno i ministri del Pdl. Deve ancora essere deciso il luogo dove incontrare i giornalisti. Si pensa alla nuova sede del partito, in piazza San Lorenzo in Lucina, in quella dove campeggiano solo bandiere di Forza Italia e che fino a pochi giorni fa era la tana del lupo, anzi la tana dei falchi Verdini e Santanché.

Sarebbe un grande colpo di teatro perché il manifesto politico di Alfano è quello che detta la linea, «la linea di tutto il Pdl», dice il ministro Quagliariello. Anche a quelli che non intendono riconoscere al segretario la leadership assoluta e chiedono l'azzeramento di tutte le cariche di partito.

Dunque, il manifesto di Alfano che potrebbe essere presentato prestissimo. Intanto è sicuro che oggi alle 14 a Palazzo Chigi il vicepremier e i ministri Quaglieriello, Lorenzin, Lupi e De Girolamo faranno il punto del lavoro svolto nel governo: quello che è stato fatto e verrà fatto sempre nel solco del programma del Pdl. Un modo per rispondere ai loro oppositori interni e parlare al popolo berlusconiano. Un modo istituzionale che farà il paio con quello più politico del manifesto.

Una risposta a chi chiede il congresso, le primarie o gli stati generali del Pdl. Il manifesto di Alfano non vuole essere un documento contrapposto a quello dei lealisti, un pensiero di fazione dentro il recinto di una forza politica che litiga. Vuole essere invece un messaggio al Paese, agli opinionisti e a coloro che si aspettano un nuovo centrodestra largo, moderato, bipolare, senza alcuna tentazione neocentrista.

Un centrodestra che cresce in continuità a Berlusconi, che non sarà mai la stampella della sinistra, non ammainerà la bandiera anti-tasse, della riforma della giustizia e della legge elettorale in senso maggioritario. Stella polare rimane il Partito Popolare europeo.

È chiaro che il manifesto di Alfano è anche uno strumento di lotta politica interna al Pdl, per spuntare le armi di Fitto che riconosce una sola leadership, quella di Berlusconi. «E' evidente - ha detto ieri sera a Ballarò - che se Alfano pone un problema di leadership, questo va affrontato nelle sedi competenti con una decisione non verticistica ma affidata al nostro popolo». Per Fitto «l'errore di Alfano è stato quello di non aver provato a convincere Berlusconi e di aver forzato la mano in Senato sulla fiducia».

«Bisognava confrontarsi, nelle sedi competenti. Non si può assumere una iniziativa come sottoscrivere una mozione di fiducia al Governo. Non si comunica alla presidenza della Camera un costituendo gruppo parlamentare, non va bene che durante il discorso in aula si faccia vedere un foglietto con i numeri..». Fitto dice di non volere rompere, ma ricorda quanto disse lo stesso Alfano al momento di assunse l'incarico di segretario, ossia che «anche per un principio anatomico un sedere può occupare una sola sedia».

Ieri Berlusconi è rimasto ad Arcore con i suoi avvocati. Oggi a Roma incontrerà Fitto. Tra le colombe si confida nell'ammorbidimento dell'ex governatore pugliese. Anzi, sostengono che stia già valutando di sedersi al tavolo della trattativa. Poltrone, cogestione del partito? Alla fine si ridurranno a questo i grandi proclami ideali e politici? Fitto lo esclude. Si vedrà.

Si parla comunque di un'offerta che Berlusconi e lo stesso Alfano sono pronti a fargli: diventare uno tre coordinatori del Pdl. Uno lo indicherebbe il segretario, che tale rimane. Il terzo sarebbe scelto di comune accordo tra i lealisti (si parla della Gelmini o della Carfagna). Verdini e Santanché fuori dai giochi. Finirà così?

 

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