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Pierluigi Panza per "Il Corriere della Sera"
Inizia oggi il conclave della Scala per l'elezione del suo nuovo «Papa» (il sovrintendente). Quello in carica, Stéphane Lissner, ha già annunciato la scadenza del suo mandato (dal 2015 sarà all'Opera di Parigi).
Ma è assai improbabile che sin da oggi ci sia una fumata bianca: la nomina non è, formalmente, nemmeno all'ordine del giorno del Cda e il sindaco (che è presidente della Scala) dovrebbe «prendersi un po' di tempo» per valutare le possibili rose di nomi che il vicepresidente, Bruno Ermolli sottoporrà all'attenzione dei consiglieri.
Ermolli, dieci anni fa, tirò fuori dal cilindro proprio Lissner, il sovrintendente «europeo» del rinnovamento e dei giovani direttori d'orchestra, ora entrato nel mirino dei sindacati (ieri una nota del Cub) e di parte degli appassionati per alcune scelte artistiche e per i suoi supercosti.
Ma questa volta la scelta potrebbe cadere su un italiano. In pole position nel carnet dei nomi sondati ci potrebbe essere il direttore del Piccolo Teatro, Sergio Escobar, gradito a «sindaco & sindacati».
Meno probabile che l'orientamento possa cadere su Alexander Pereira (Salisburgo) e Pierre Audi (Amsterdam) e più difficilmente sui sovrintendenti italiani Walter Vergnano (Torino), Cristiano Chiarot (Venezia) e Umberto Angelini (Brescia).
Pur formalmente «non candidati», dietro a questo carnet di nomi ce ne sono, sottotraccia, altri. Tutti italiani. Il nome che più rimbalza è quello del presidente di MiTo Francesco Micheli. Ha dalla sua l'apprezzamento del Cda (del quale faceva parte) e di molti appassionati e competenze sia economiche che conoscenze musicali.
Forse accettabili anche due aspetti estranei alle modalità di nomina, ma influenti: l'atteggiamento dei sindacati nei suoi confronti e la fattibilità del cosiddetto «affiancamento» per un anno e mezzo a Lissner. I rapporti tra i due sono un po' difficili.
Ulteriori nomi ai quali il Cda potrebbe ricorrere sono alte figure manageriali, ai quali si affiancherebbe (come chiesto dai sindacati) un direttore artistico (oltreché quello musicale). Oltre al presidente della Biennale, Paolo Baratta, dal 2015 libero, potrebbe essere avanzato il nome di Franco Tatò e di altri.
Il sindaco ha previsto che il nodo venga sciolto entro luglio, ma si cercherà di arrivare con il nome già prima, in occasione della presentazione della nuova stagione. Poi, il sovrintendente, se Barenboim lascerà come Lissner, dovrà indicare un nuovo direttore musicale. I nomi sono i soliti: Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Fabio Luisi e Nicola Luisotti.
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