DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Walter Rauhe per la Stampa
Angela Merkel (Cdu), Horst Seehofer (Csu) e Martin Schulz (Spd) sono giunti puntuali poco prima delle 20 di ieri sera nel Castello di Bellevue a Berlino, dove ad aspettarli sotto un imponente e fiabesco albero di pino ornato a festa per il Natale, c' era il presidente federale Frank Walter Steinmeier. È stato lui a fissare questo primo incontro di sondaggio fra i rispettivi leader dei tre partiti di una Grosse Koalition la cui formazione è scritta ancora nelle stelle ma che secondo le intenzioni della più alta carica dello Stato rappresenta l'unica se non ultima alternativa per dar vita ad una maggioranza «stabile e affidabile».
Per Angela Merkel sarebbe già il suo terzo governo assieme ai socialdemocratici. Per il neoeletto presidente dell'Spd Martin Schulz invece il primo e un'esperienza della quale avrebbe fatto volentieri a meno. Per salvare le tristi sorti del partito, crollato alle legislative del 24 settembre ad appena il 20,5% dei consensi e al suo minimo storico in assoluto, Schulz avrebbe preferito il ruolo di leader dell'opposizione. Ora invece è stato costretto da Steinmeier a trattare con la Cdu e «rischia» di diventare vice-cancelliere.
Ma che governo sarebbe questa terza edizione della Grande coalizione nell' era di Angela Merkel? Innanzitutto salta subito all' occhio che così «grande» questa coalizione non lo sarebbe affatto. Se nell' ultima legislatura i tre partiti di governo (cristiano-democratici, cristiano-sociali e socialdemocratici) avevano conquistato insieme ben il 67,2% dei voti e 504 dei 631 seggi al Bundestag, alle legislative di settembre hanno ottenuto solo più il 53,4% dei voti potendo contare solo più su 399 seggi su di un totale di 709.
Ma non solo. Lo standing politico dei tre leader del nuovo esecutivo è a dir poco compromesso tanto che la stampa tedesca invece di una Grande coalizione, parla di una coalizione dei Grandi perdenti. I partiti dell'Unione della Cdu e della sua costola bavarese Csu hanno raggiunto alle ultime elezioni un misero 32,9%, perdendo rispetto al voto federale del 2013 quasi il 9% dei consensi.
Molti all' interno del partito danno la colpa di questa débâcle ad Angela Merkel e alla sua politica di accoglienza nei confronti di quasi un milione di rifugiati che ha contribuito all' ascesa della nuova destra populista dell'AfD. L' autorità della cancelliera sembra così scalfita e all' interno del suo partito non è più un tabù mettere in discussione la sua leadership o esigere addirittura le sue dimissioni, come hanno fatto di recente il presidente della federazione giovanile della Cdu di Düsseldorf Ulrich Wensel.
Non vanno meglio le sorti del governatore della Baviera e leader della Csu Horst Seehofer, che in vista delle elezioni regionali del prossimo anno nella sua regione, è attualmente vittima di una rivolta interna del suo partito. I suoi giorni alla guida dei cristiano-sociali sono ormai contati dopo che ben due compagni di partito, l' attuale ministro delle finanze bavarese Markus Söder e quello dell' Interno Joachim Hermmann si sono candidati alla presidenza della Csu.
E per finire c' è ancora Martin Schulz, approdato alla guida dell' Spd lo scorso gennaio e festeggiato inizialmente come grande promessa e ancora di salvezza della socialdemocrazia tedesca ed europea e reso responsabile ora della pesantissima sconfitta elettorale di settembre e del clamoroso voltafaccia in tema di Grande coalizione.
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