1- PSYCO-BOSSI, RABBIA E LACRIME, RILANCIA LA TESI DEL COMPLOTTONE DEI SERVIZI PER AFFONDARE LA LEGA “UNICO PARTITO D'OPPOSIZIONE”: “IO NON CREDO CHE LE COSE VENGANO PER CASO: È UNA SPECIE DI COMPLOTTO. BELSITO È STATO INFILATO DALL'INTELLIGENCE” 2- BOSSI SULLA FAMIGLIA: “IL CERCHIO MAGICO NON ESISTE. MI DISPIACE ANCHE PER I MIEI FIGLI, LI HO ROVINATI IO, DOVEVO FARE COME BERLUSCONI MANDARE I FIGLI A STUDIARE ALL'ESTERO, MANDARLI VIA PER SALVARLI. MI PIANGE IL CUORE I DANNI SONO STATI FATTI DA QUELLI CHE PORTANO IL MIO COGNOME. MI SPIACE ENORMEMENTE, SCUSATE. MIA MOGLIE? POVERACCI, HANNO DETTO CHE FA LE MESSE NERE, LEI INVECE INSEGNA” 3- ORA MARONI SCOPRE CHI E’ ROSI MAURO: “NON SIAMO PARTITO DI CORROTTI. MI SPIACE CHE ROSI MAURO NON ABBIA ACCOLTO LA RICHIESTA DEL NOSTRO PRESIDENTE BOSSI, MA SE NON SI È DIMESSA CI PENSERÀ LA LEGA A DIMETTERLA. COSÌ FINALMENTE FORSE POTREMO AVERE UN VERO SINDACATO PADANO, GUIDATO DA UN PADANO VERO” 4- SLOGAN: "CHI NON SALTA ROSI MAURO È", "BADANTE PUTTANA LO HAI FATTO PER LA GRANA"

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1- BOSSI SI SCUSA: «I DANNI SONO STATI FATTI DA CHI PORTA IL MIO COGNOME». I MILITANTI CON LE SCOPE: «PULIRE IL POLLAIO»
Corriere.it

«Umiliati per essere stati considerati un partito di corrotti». Roberto Maroni tra gli applausi sale sul palco dell'Orgoglio leghista di Bergamo con Umberto Bossi. Insieme a loro anche Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago, oltre al segretario provinciale di Bergamo, Cristian Invernizzi e il presidente della Provincia, Ettore Pirovano. L'ex ministro dell'Interno difende l'ex segretario: «Dolore per Bossi che non merita questo» ha detto Maroni.

«La Lega non è morta, la Lega non morirà ma riparte da qui. La Lega è potentissima, non ci sono cerchi che tengano», Maroni infiamma i militanti accorsi con le scope per pulire il pollaio. Roberto Maroni non ha fatto in tempo a pronunciare il nome di Renzo Bossi che la folla ha coperto la sua voce urlando «booh» e impedendo all'ex ministro dell'Interno di proseguire il discorso.

GLI IDEALI - Poi Maroni ha ripreso a parlare: «La Lega torna a essere la potentissima e non ci sono cerchi che tengano, ma dobbiamo fare pulizia perché è intollerabile che vengano meno i nostri ideali. Chi sbaglia paga, senza guardare in faccia nessuno e chi ha preso i soldi della Lega li dovrà restituire fino all'ultimo centesimo. Umberto Bossi, non un pirla qualsiasi, si è dimesso con un gesto da vero leghista». «Conosco Umberto da 40 anni e non c'entra niente», assicura l'ex ministro. «Sono giorni di rabbia ma non ci stiamo e ora ricominciamo».

BELSITO - E annuncia: «Il prossimo consiglio federale dela Lega, giovedì, procederà all'espulsione dal movimento dell'ex tesoriere Belsito». Le parole di Maroni sono state accolte da un'ovazione, dal palco della serata dell'Orgoglio leghista a Bergamo. «Provo orrore per le accuse di collusione con 'ndrangheta». «Da oggi si cambia, basta con i complotti, con le scomuniche, con le fatwe e con i cerchi» dice Roberto Maroni dal palco.

«Oltre alle regole, oltre alla pulizia, dobbiamo pensare alla cosa più importante, che è l'unità del movimento». «Non dobbiamo più fare polemiche tra di noi» e «chi rompe le palle, fuori dalle palle». «C'è la necessità che i congressi nazionali (ovvero regionali, ndr) si facciano subito e che il congresso del Veneto si faccia lo stesso giorno di quello della Lombardia».

ROSI MAURO - «Mi spiace che Rosi Mauro non abbia accolto la richiesta del nostro presidente, ma se non si è dimessa ci penserà la Lega a dimetterla». «Così finalmente - aggiunge Maroni - forse potremo avere un vero sindacato padano, guidato da un padano vero». Roberto Maroni ha anche chiesto di «anticipare il congresso federale», per l'elezione del nuovo segretario, a giugno. Chiude con l'esortazione: «Dobbiamo tornare alla Lega del 1991, se vogliamo vincere».

BOSSI - Poi prende la parola Umberto Bossi che si difende: «il cerchio magico non esiste». Ma recita il mea culpa: «Mi dispiace anche per i miei figli, li ho rovinati io, dovevo fare come Berlusconi mandare i figli a studiare all'estero, mandarli via per salvarli. Mi piange il cuore». «Mia moglie? Poveracci, hanno detto che fa le messe nere, lei invece insegna».

I SERVIZI SEGRETI - Tra qualche fischio racconta la scelta di Francesco Belsito come tesoriere. «Belsito è stato infilato dall'intelligence». Quando emerse che Belsito aveva fatto investimenti a Cipro, lui gli disse: «a Cipro ci investe la mafia». «Andai a dirgli sei matto», ha proseguito nel racconto il presidente federale della Lega Nord. «E poi lui iniziò a parlare al telefono», ha continuato, con riferimento indiretto alle intercettazioni che sono alla base dell'inchiesta. «Io non credo che le cose vengano per caso: sono organizzate», ha affermato.

«Avete capito che è una specie di complotto», ha detto alla platea, tra i fischi. Poi su Maroni: «Non è vero che sia un traditore, bisogna che si smetta di dividere la Lega: questo crea varchi per il nemico che è il centralismo romano - ha detto Bossi -, la cosa principale è un giuramento fatto da chi dirige la Lega affinchè non ci siano più divisioni. Siamo capaci di ripartire e siamo stati vittima di un complotto. Ora tutti uniti, noi non scompariremo, basta fare il gioco degli altri».

Umberto Bossi ribadisce la tesi del complotto contro la Lega «unico partito d'opposizione», promette: «Chi ha preso i soldi della Lega li deve ridare». E insiste: «Resteremo finchè la Padania sarà libera. Siamo pronti a dare battaglia fino alla libertà dei nostri diritti e della nostra terra». Infine le scuse: «I danni sono stati fatti da quelli che portano il mio cognome. Mi spiace enormemente, scusate».

E promette: «Mai più parenti nel partito». Al termine degli interventi alla fiera di Bergamo il presidente del «Carroccio», ad una precisa domanda dei giornalisti: «Maroni è stato investito segretario?», replica secco: «Stasera no. La Lega non funziona così. Vedremo al congresso federale...».

2- ROSY MAURO: 'NON LASCIO'. MARONI: 'LA DIMETTEREMO NOI'
Serenella Mattera per Ansa.it

"Non vedo perché dovrei dimettermi". Rosi Mauro, la 'pasionaria' padana dai natali pugliesi, non si smentisce. E in barba alle pressioni dello stesso Umberto Bossi, non abbandona lo scranno di vicepresidente del Senato. Almeno, non ancora. Perché da lì vuole difendere la sua verità: "Non ho mai preso un euro", dice 'la Rosi', che "per la prima volta" dice 'no' al Senatur e non fa l'invocato passo indietro. Ma Roberto Maroni è categorico: "Ci penserà la Lega a dimetterla". Le poche righe della lettera di dimissioni, raccontano in ambienti della Lega, fin dal mattino sono scritte e pronte per essere inviate al presidente Schifani.

L'annuncio è atteso. Il triumvirato Calderoli-Maroni-Dal Lago che adesso regge il partito, sollecita "ufficialmente" il passo indietro. 'La Rosi' sente al telefono Umberto Bossi e con lui lamenta accuse infondate e un vero accerchiamento mediatico. Il Senatur, racconta anche Maroni, le chiede comunque di lasciare. Ma Mauro spiazza tutti. Osa sottrarsi a quell'uscita di scena toccata pure a Renzo, figlio del 'capo'.

E annuncia: "Non mi dimetto. Ho tutti gli elementi per difendermi e lo farò anche nell'Aula del Senato. Ho parlato con Bossi e la Dal Lago. Mi dicono che per opportunità politica dovrei dimettermi. Ma per la prima volta - racconta - ho detto no a Bossi". Si sente accerchiata, la senatrice del Carroccio. "Come se mi avessero messo in croce...", confessa a Porta a Porta. "Io non ho fatto niente di male, di illegale. Non vedo perché mi dovrei dimettere per dimostrarlo".

Ma come, obietta Vespa, anche Bossi e suo figlio si sono fatti da parte... "Ognuno fa ciò che si sente", replica Mauro. "Mi costa molto dire no al partito", assicura. E si fa sfuggire qualche lacrima. Lei, la dura che Bossi volle alla testa del sindacato padano e poi al suo fianco (fino a guadagnarle i galloni di 'badante') per l'irruenza e la voce tonante ("A un'assemblea di tranvieri - racconta il primo incontro il Senatur - stà ragazzetta sale su un tavolo e urla mettendo tutti a tacere...").

Eccola, dunque, l'autodifesa, recitata davanti alle telecamere. "La Lega non mi ha mai dato un euro". I soldi di cui si parla erano "donazioni del partito al Sindacato padano". Ma "tutti lo sapevano, anche Bossi, perché non c'era niente di illegale".

E i "29 mila franchi alla nera", citati nelle intercettazioni? Mauro, che nel Carroccio ha anche il nomignolo di 'nera', assicura: "Non sono io: è l'infermiera svizzera di Bossi". E la laurea comprata con soldi del partito? "Ero asina a scuola, non mi ha mai neppure sfiorato l'idea di iscrivermi a una università. Posso escluderlo anche per il mio caposcorta, Paolo Moscagiuro", che "non è il mio compagno".

Ma all'autodifesa della Rosi sembrano sordi leghisti e avversari politici. Da Bergamo, dove i 'barbari sognanti' si preparano ad accogliere Bossi e Maroni, si levano gli slogan furenti: "Chi non salta Rosi Mauro è", "Badante puttana lo hai fatto per la grana". Molto più istituzionali, ma altrettanto dure, le reazioni di Pd e Idv (mentre il Pdl fa registrare un imbarazzato silenzio).

Domani mattina la capogruppo democrat Anna Finocchiaro solleverà in Aula la questione delle dimissioni. E il partito di Di Pietro, annuncia il capogruppo Felice Belisario, uscirà dall'emiciclo ogni volta che Mauro presiederà.

E' sola contro tutti, 'la Rosi'. Lo 'ufficializza' il triumviro Calderoli: se non si dimetterà, anche in extremis, "il movimento dovrà assumere decisioni nei suoi confronti". Dal palco dell'orgoglio leghista di Bergamo Maroni (Bossi è a pochi metri, ma non fa cenno alla vicenda) tuona: "Mi spiace non abbia accolto la richiesta. Ci penserà la Lega a dimetterla". Ma dalle barricate la 'pasionaria' non scende: "Prima voglio difendermi. Faccio a modo mio".

 

 

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