DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
1. GIALLO A LONDRA, TROVATO MORTO BEREZOVSKY
Claudio Gallo per "La Stampa"
Che Boris Berezovsky possa essere morto come una personale normale sembra impossibile. Senza vita dentro una vasca da bagno nella sua tenuta nel Surrey, a sentire il Telegraph. Morto a Londra invece, secondo il suo avvocato Aleksander Dobrovinsky. Sulla pagina di Facebook del suo studio ha scritto: «Appena ricevuta una chiamata da Londra. Boris Berezovsky si è ucciso. Era un uomo pieno di problemi. Un gesto di disperazione? La paura di diventare povero? Impossibile capirlo ora».
Sessantasette anni, una vita avventurosa: da matematico sovietico a miliardario nella Mosca di Eltsin a capostipite degli esuli dorati a Londra nell'era di Putin. Amicizie pericolose, sicari alle costole, spese sfacciate fino al lento declino. Costretto a cercare di vendere i Lenin di Warhol e le ville in Costa Azzurra per pagarsi le ciclopiche spese della lite legale con Roman Abramovich, altro magnate russo-londinese con l'hobby degli yacht esagerati e delle squadre di calcio come il Chelsea, e del divorzio dorato dalla moglie russa.
Il sismografo di Twitter ha subito urlato al suicidio sull'onda delle parole di Dobrovinsky, ma poi lentamente la parola è scemata nel forsennato tam-tam della rete, pur senza sparire del tutto. La verità è che in serata non si sapeva ancora com'era morto, meglio tenere a freno la fantasia, troppo stimolata da una biografia romanzesca.
Il «Telegraph» online che, apparentemente, ha dato la notizia per primo tra i giornali inglesi, si è lasciato andare a qualche congettura per riempire lo spazio lasciato bianco dall'assenza di dettagli: «Viene inevitabilmente da fare un riferimento a ipotesi efferate, dato che Berezovsky è sopravvissuto a svariati tentativi di assassinio, compresa una bomba che ha decapitato il suo autista nel 1994». Era anche uno stretto amico di Aleksender Livtinenko, l'ex agente segreto del Kgb avvelenato nella capitale britannica con il polonio-210 radioattivo.
La possibilità del suicidio è certamente avvalorata dal contesto. Negli ultimo tempi il re Mida russo non riusciva più a trasformare ciò che toccava in oro. Aveva infilato una sequenza di disastri finanziari: solo al suo ex socio e protégé Abramovich doveva 35 milioni di sterline in spese di avvocati. Si dice che l'intero conto legale ammontasse a 100 milioni.
L'ex moglie Elena Gorbunova, 43 anni, aveva appena battuto cassa: 8 milioni di dollari per la vendita della tenuta nel Surrey da 40 milioni, proprio quella dove sarebbe morto. Niente a confronto all'ingiunzione che la signora avrebbe ottenuto a gennaio dal tribunale: 200 milioni di beni dell'ex marito congelati.
Negli ultimi tempi era depresso e non usciva più di casa. Si dice che avesse chiesto il perdono a Putin per poter rientrare in Russia. Inaffidabili voci complottistiche su Twitter legano la sua scomparsa ai guai dei capitali russi a Cipro. Una morte normale comunque non sarebbe nel suo stile.
2. GB: POLIZIA NON TROVA SOSTANZE PERICOLOSE IN CASA BEREZOVSKY
(AGI/AFP/EFE) - Gli esperti in sostanze batteriologiche, chimiche e nucleari della polizia britannica non hanno trovato materiale pericoloso nella casa di Boris Berezovsky, l'oligarca russo ritrovato morto nella sua abitazione alle porte di Londra. Un portavoce della polizia ha segnalato comunque che il decesso rimane "inspiegabile" e che l'inchiesta prosegue per accertarne le cause.
Il corpo del magnate -acerrimo critico del presidente russo Vladimir Putin e che si era trasferito nel Regno Unito dal 2000- e' stato ritrovato ieri da una delle guardie del corpo nel bagno della sua casa, un'elegante villa nella localita' di Ascot. Il suo avvocato moscovita, Alexander Dobrovinsky, ha segnalato che negli ultimi tempi Berezosky era molto depresso perche' aveva accumulato enormi quantita' di debiti. Intanto la famiglia, che non ha ancora deciso nulla in merito al luogo di sepoltura, ha fatto sapere -secondo una fonte- di ritenere che Berezovsky sia morto per "cause naturali".
3. BEREZOVSKI: CREMLINO; 'NEMICO IMPOTENTE, ORMAI CONTAVA ZERO'
(ANSA-AFP) - ''Un nemico impotente'', la cui influenza in Russia era ormai vicina a zero. Cosi' il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, descrive oggi l'ex oligarca Boris Berezovski, oppositore di Vladimir Putin, morto ieri vicino a Londra. ''La sue critica non era costruttiva, era la critica di un nemico impotente'', ha tagliato corto Peskov, aggiungendo che non va ''sovrastimato il suo ruolo negli anni 2000, ormai minimo'', poichâ il magnate non aveva in patria ''assolutamente pi- influenza'' e il suo peso era ''sempre pi- vicino a zero''
4. SI RACCONTA CHE AVESSE CHIESTO IL PERDONO A PUTIN PER POTER RIENTRARE IN RUSSIA
Anna Zafesova per "La Stampa"
E' la fine di un'epoca. Boris Berezovsky non era un'oligarca, era L'Oligarca, come diceva anche il titolo del film sulla sua vita che il beniamino di Cannes Pavel Lunghin aveva girato una decina di anni fa. Era suo il brevetto di quella miscela di soldi, potere, politica, ambizione, crimine e sogni che fu il primo capitalismo nato dai rottami dell'Urss, e lui ne fu il personaggio più carismatico e controverso, odiato e temuto quasi da tutti, ma anche riconosciuto da tutti come un genio (del male).
Figlio di una famiglia di piccola intellighenzia ebraica, aveva trascorso i primi 40 anni della sua vita nella ricerca matematica, quel mondo accademico sovietico dove era concesso un micro-dissenso e dove i migliori cervelli dell'impero cercavano rifugio intellettuale. Pochi anni dopo era un miliardario, partito dalla compravendita del primi Pc che arrivavano in Urss e dalle cooperative autorizzate da Gorbaciov, per costruire un impero con i primi concessionari privati delle ambitissime Lada, le vecchie Fiat 124 sogno dei sovietici. Poi arrivò tutto il resto, il petrolio, le tv, l'Aeroflot, ma soprattutto il potere, il suo business preferito.
Negli ultimi 20 anni non ci fu carriera o evento in Russia che non venisse attribuito in qualche modo alla malefica influenza di questa eminenza grigia che, invece di farsi re, volle farsi manipolatore e inventore di re. C'era Berezovsky dietro alla miracolosa rielezione di un Boris Eltsin distrutto nel 1996, c'era Berezovsky dietro alla incredibile ascesa in pochi mesi di Vladimir Putin, c'era Berezovsky sia dietro alla pace raggiunta con la Cecenia che dietro alla nuova guerra che scoppiò pochi anni dopo.
Secondo molti a Mosca, c'era Berezovsky dietro alla morte di Anna Politkovskaya, a quella d Alexandr Litvinenko, uno dei suoi fedelissimi, e la magistratura russa tenta ancora di provare che ci fu lui dietro all'esplosione della protesta in piazza dell'inverno scorso.
Un personaggio che godeva di una fama quasi diabolica, che sguazzò nella corruzione e nel nepotismo eltsiniano, ma i suoi talenti di incantatore e genio combinatorio non vennero richiesti da Putin, marionetta ribelle che ha spedito il suo creatore in esilio. Dal 2001 viveva a Londra sotto la protezione di Sua Maestà , eternamente accusato di qualche complotto, circondato da una corte di uomini dei servizi segreti, ribelli ceceni, difensori dei diritti umani e affaristi, sempre più accanito nel denunciare il putinismo che aveva contribuito a creare, e sempre più emarginato.
E povero. La causa persa con Roman Abramovich, altra sua creatura che gli aveva voltato le spalle, il divorzio miliardario, la gestione sempre più complicata di amanti, questuanti, politici di serie B, e soprattutto dei creditori e dei magistrati (in Russia era ricercato e condannato a un totale di 18 anni), l'avevano ridotto sul lastrico, per i parametri oligarchici beninteso.
Ma soprattutto, il gioco del potere era finito definitivamente in altre mani. L'uomo a cui Forbes negli anni '90 dedicò la storica copertina "L'uomo più potente della Russia. No, non è Boris Eltsin" era un pensionato di lusso del Surrey, pieno di cause e debiti. La sua storia era diventata un romanzo ("La grande razione" di Yuli Dubov, mai tradotto in Italia) e un film, ma lui era diventato solo un reperto storico.
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