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Emiliano Guanella per La Stampa
LA RIPARAZIONE DELL ARA SAN JUAN SOTTOMARINO
«Sono arrabbiata, distrutta; posso solo chiedere a Dio perché non ha aperto le acque dell' Oceano per farli uscire tutti vivi». È scoppiata in lacrime la moglie di un ufficiale del sottomarino San Juan mentre Enrique Balbi, portavoce della Marina, leggeva l' ultimo, categorico comunicato, che confermava che c' è stata un' esplosione sott' acqua mercoledì scorso, a poche ore dall' ultimo segnale mandato dal capitano.
Un boato registrato dalle apparecchiature di ultima generazione prestate dalla marina statunitense e anche dal Centro di Vienna di protezione contro le esplosioni nucleari (Ctbto), un organismo internazionale che registra movimenti di grandi portata in tutto il Pianeta.
«Abbiamo avuto la conferma di un evento anomalo, unico, corto, violento e di natura non nucleare, sulla rotta della nave dopo l' ultima comunicazione». Il sottomarino sarebbe esploso e se così fosse bisogna andare a cercare i suoi resti sui fondali dell' Oceano Atlantico, a più di 400 chilometri dalle coste della Patagonia. Il peggiore degli epiloghi, che spezza le pur deboli speranze di chi credeva ci potesse essere ancora un miracolo.
Qualcuno, fra i parenti, ha attaccato gli ufficiali presenti nella sala della base di Mar del Plata, altri si sono sentiti male e sono stati portati via in ambulanza. Itatì Leguizamon ha raccolto le lacrime per leggere uno scarno comunicato. «Sento che ci hanno mentito, lo sapevano fin dall' inizio che c' è stata un' esplosione, hanno montato tutto il circo della maxi-operazione di salvataggio per pulirsi le coscienze e dire al mondo che avevano fatto tutto il possibile».
sottomarino argentino scomparso
La verità su quanto accaduto, purtroppo, sarà probabilmente inghiottita da uno dei mari più freddi al mondo. «Li mandano a morire - ha esclamato il fratello di uno dei marinai - sono stato anch' io in marina e conosco lo stato pietoso delle nostre navi. Le mettono insieme con il filo di ferro e poi danno la colpa al destino».
Le operazioni di ricerca continuano, in una regione più limitata di quanto fatto finora.
Non saranno solo in superficie, alla ricerca di un sottomarino alla deriva che galleggia disperatamente fra onde alte fino a otto metri, ma soprattutto subacquee, per quel che resta dell' Ara San Juan. Si cercherà verso i fondali che possono essere profondi fino a 600 metri, con tutte le difficoltà del caso.
sottomarino argentino scomparso
Si scatenerà, come sempre accade in questi casi in Argentina, una tempesta politica. C' è già chi accusa l' attuale presidente Mauricio Macri e chi invece punta il dito su Cristina Kirchner, l' ex presidente che nel 2014 aveva partecipato sorridente alla reinaugurazione del San Juan dopo i lavori di manutenzione che, assicuravano a Buenos Aires, avrebbero permesso al sottomarino datato 1985 di navigare per altri trent' anni.
Avevano dovuto aprirlo in due, per cambiare i motori dall' interno e poi chiuderlo di nuovo.
eliana krawczyk del sottomarino argentino
Scoppio delle batterie, un cortocircuito, un incendio provocato da altri fattori. Fuoco e fiamme, in mezzo al mare; una fine tragica che solo a pensarci fa venire i brividi e sulla quale, forse, non avremo mai una versione definitiva. Inghiottita nella profondità del mare, con le 44 vite che si è portata dietro.
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