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Rimpasto o non rimpasto, sono le nomine nelle grandi società partecipate dallo Stato ad essere l'oggetto del desiderio di Matteo Renzi. Il segretario del Pd ha ben chiaro che presidenti e amministratori delegati di società come Eni, Enel, Finmeccanica, Terna e Poste valgono ben più di un ministro, per la loro capacità di orientare le scelte di politica industriale, per il serbatoio di assunzioni che ancora garantiscono pur in un momento di crisi e per la massa di investimenti (quasi 50 miliardi l'anno) che hanno capacità di trasferire al sistema delle imprese dei fornitori.
E' per questo che pur fuori dalle dichiarazioni pubbliche, il segretario del Pd non nasconde ai suoi più stretti collaboratori che sulla prossima tornata di nomine vuole avere pieno potere e l'ultima parola. E la mappa potrebbe anche entrare nel "Patto di governo" che Lettanipote si avvia a negoziare con il sindaco di Firenze nelle prossime ore.
La lista dei candidati, insomma, potrebbe prendere forma ben prima delle scadenze societarie che prevedono le assemblee nel mese di maggio e quindi la formalizzazione dei nomi da parte del Tesoro o di Cassa Depositi e Prestiti entro la prima decade di aprile.
L'accelerazione ha colto di sprovvista sia gli attuali titolari delle posizioni che contano nelle società sia i pretendenti che di giorno in giorno si fanno più numerosi e pressanti. Renzi, da parte sua, non potrà confermare tutti perché sarebbe una eccessiva continuità con la linea Letta che nella tornata di nomine estive non ha cambiato nessuno, ma neppure può dare l'immagine di chi vuole sostituire a prescindere da risultati e competenze un sistema con uno più vicino a lui.
Si opererà , dunque, si racconta nelle segrete stanze, con il bisturi, magari confidando nell'aiuto di qualche magistratura che possa mettere fuori gioco questo o quel candidato facendo appello alla direttiva Saccomanni che tra i criteri di scelta ha indicato anche la reputazione dei manager.
La mappa è in costruzione in questi giorni e, per ora, vede una folta schiera di candidati alla linea di partenza. Alcuni scontati come Francesco Caio, che gratis sta prestando aiuto a Letta nella definizione dell'Agenda digitale e che punta a sostituire Massimo Sarmi alle Poste.
Oppure Luigi Gubitosi, dg della Rai nominato da Monti, che potrebbe lasciare libera prima della scadenza una casella importante per le campagne elettorali in cambio di una posizioni di amministratore delegato. Punta all'Eni ma più probabilmente potrebbe venire dirottato su Terna, palestra non impegnativa per saltare nell'albo degli Ad di società quotate.
In gran movimento anche Andrea Guerra, oggi alla guida di Luxottica e con un passato in Merloni, che potrebbe puntare a Poste o Terna. Mentre Alessandro Castellano (ad di Sace) o Giovanni Castellucci (ad di Autostrade) puntano ai bersagli grossi come Eni, Enel o Finmeccanica.
Ousider chiacchierati nei palazzi romani per il loro attivismo nei corridoi della politica Valerio Camerano, oggi ad di Gas de France in Italia, e Luca Luciani, l'ex ad di Telecom Brasile noto per lo scivolone su Napoleone.
Il problema, noto a Renzi a Letta e ad Alfano, è però che nessuno di questi ha un profilo e una esperienza per salire sulla plancia di società come Eni, Enel o Finmeccanica, partecipate dai fondi più importanti al mondo e gestite oggi da manager che guardano negli occhi Putin, Obama o la Merkel.
Certo il sogno di tutti è la disponibilità di Vittorio Colao, ad di un colosso mondiale come Vodafone, al quale però nessuno potrebbe garantire la libertà ed il trattamento economico che ha oggi a Londra.
E gli attuali vertici? I consiglieri di amministrazione hanno chiaro che saranno spazzati via tutti. Rappresentano un vecchio quadro politico e fanno capo tutti a Lega o Pdl. Ma anche i presidenti traballano. Luigi Roth, gentiluomo del Papa, di Terna ha perso i suoi forti rapporti oltretevere, (Papa Francesco non l'ha mai ricevuto come nessun altro gentiluomo) e sta cercando altre sponde.
De Gennaro, presidente di Finmeccanica, non è in discussione. Paolo Colombo presidente di Enel, uomo di fiducia di Tremonti, è dato per spacciato. Recchi, presidente di Eni, forte dei suoi rapporti punta ad un ruolo operativo. Ialongo, potente presidente di Poste, conta sul rapporto tra Bonanni e Renzi.
Gli Amministratori delegati con un curriculum sopra la media si sentono sicuri. In primis Paolo Scaroni ma anche Fulvio Conti, apprezzati dai mercati finanziari e forti di rapporti con i capi di Stato in mezzo mondo. E gli altri? Massimo Sarmi, che continua a guardare con interesse dalle parti di Telefonica, si illude che sia bastato un regalo di poche decine di milioni ad Alitalia per salvare l'ennesima conferma. Sarebbe il quinto mandato.
Pansa, ad di Fimmeccanica, traballa e potrebbe lasciare libera presto la sua casella.
Vedremo nelle prossime ore al rientro di Letta dal Messico come evolve la situazione.
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