DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
DAGONOTA
vladimir putin joe biden ginevra
“Mafioso”, “criminale”, “narcotrafficante”. Sono solo alcuni dei buffetti riservati negli ultimi anni dagli Stati Uniti al presidente venezuelano Nicolas Maduro. Ma la politica, si sa, è una banderuola al vento, e ora che Putin ha deciso di invadere l’Ucraina serve pragmatismo. Ecco quindi che tutto è perdonato, e Biden si trova a dover chiedere aiuto in ginocchio proprio all’ex nemico.
La bomba l’ha sganciata il New York Times, che ha riportato la notizia di un viaggio di una delegazione di Washington a Caracas per trattare con il regime la fine dell’embargo nei confronti del petrolio venezuelano. L’obiettivo non è solo compensare i mancati acquisti di greggio dalla Russia, ma anche e soprattutto “spezzare l’alleanza del paese sudamericano con Cina, Russia e Iran”, come scrive sul “Foglio” Ugo Bertone.
Ce la farà “Sleepy Joe”? Di sicuro dovrà sgomitare un bel po’ per far digerire al Congresso l’apertura a Maduro. Il senatore della Florida Marc Rubio ha già tuonato contro la decisione, e anche molti democratici non sembrano inclini a piegare il capo, dopo anni di golpe tentati, accuse a viso aperto e - addirittura - una taglia da 15 milioni di dollari
TRUMP CE L'HA MADURO - GLI USA INCRIMINANO IL PRESIDENTE VENEZUELANO PER NARCO-TERRORISMO E METTONO 15 MILIONI DI DOLLARI DI TAGLIA SULLA SUA CAPOCCIONA - IL TUTTO MENTRE IL PRESIDENTE INVITAVA L'OPPOSIZIONE AL ''DIALOGO'' DAVANTI ALL'ARRIVO DEL VIRUS E CHIEDEVA LA FINE DELLE SANZIONI AMERICANE PROPRIO PER AFFRONTARE LA PANDEMIA (INSIEME A IRAN, RUSSIA, CINA, SIRIA, COREA DEL NORD, NICARAGUA E CUBA) - 26 MARZO 2020
SEI MADURO A MORIRE? TI FACCIAMO FUORI NOI - IL “WALL STREET JOURNAL” RIVELA IL PIANO SEGRETO DEGLI USA PER ROVESCIARE MADURO - ALCINI UOMINI VICINI AL PRESIDENTE VENEZUELANO ERANO PRONTI A UN “GOLPE INCRUENTO” (OVVERO ELIMINARE MADURO) PER ROVESCIARE IL GOVERNO COL SOSTEGNO DEGLI USA - ECCO CHI ERANO I CONGIURATI E PERCHÉ IL COMPLOTTO È FALLITO (PER ORA) - 4 MAGGIO 2019
MADURO A MORIRE - L’INSEDIAMENTO A CARACAS DEL PRESIDENTE VENEZUELANO, PER I PROSSIMI SEI ANNI, E’ GIUDICATO ILLEGITTIMO DA EUROPA, USA E QUASI TUTTA L’AMERICA LATINA - IL PAESE E’ IN CONDIZIONI ECONOMICHE DISPERATE - L'OPPOSIZIONE INTERNA È STREMATA DALLE DIFFICOLTÀ DELLA VITA QUOTIDIANA E DALLA FAME - MOLTI TRA COLORO CHE MARCIAVANO NELLE STRADE SONO ORMAI ALL'ESTERO, E I LEADER POLITICI IN GALERA O AI DOMICILIARI… - 11 MAGGIO 2019
EFFETTO PUTIN: ORA BIDEN APRE A MADURO PER AVERE UN PO' DI PETROLIO
Ugo Bertone per “il Foglio”
Petrolio non olet, ammonisce il presidente americano Joe Biden in versione Vespasiano. Almeno di questo lo accusa il repubblicano Marco Rubio: "Piuttosto che permettere di estrarre più greggio in America - dice - il presidente vuol rimpiazzare il petrolio che compriamo da un dittatore sanguinario con quello di un altro non meno feroce".
L'accusa di Rubio, influente senatore della Florida, nasce da una notizia rivelata dal New York Times. Nel weekend una delegazione di Washington si è recata a Caracas per trattare con il regime di Nicolás Maduro la fine dell'embargo nei confronti del greggio del Venezuela.
hugo carvajal con nicolas maduro
L'operazione rientra nella strategia Usa di allargare al petrolio le sanzioni contro l'export di Mosca (cosa che Biden ha confermato ieri), compensando i mancati acquisti dalla Russia con nuovi fornitori.
Ma anche, non meno importante, frenare l'aumento del greggio che ha un notevole impatto sull'aumento dell'inflazione che pesa come un macigno sulle sorti democratiche in vista della campagna per le elezioni di mid term o per la riconferma alla Casa Bianca. A partire da una regola non scritta ma sempre rispettata: nessun presidente è stato rieletto quando il prezzo della benzina ha superato i 4 dollari al gallone. Di qui l'ostilità dei repubblicani, pur schierati a favore di sanzioni più pesanti contro il Cremlino.
Ma l'amministrazione Usa ha comunque buone ragioni per difendere una svolta all'insegna della realpolitik. Riaprire al petrolio del Venezuela le porte sbarrate da Trump nel 2017 vorrebbe dire spezzare l'alleanza del paese sudamericano con Cina (il principale cliente di Caracas), Russia (la sponda finanziaria usata in questi anni per aggirare le sanzioni), e l'Iran (che fornisce alla compagnia di stato Pdvsa, il solvente necessario per alleggerire il greggio pesante dell'Orinoco).
joe biden annuncia sanzioni contro la russia.
Dal punto di vista industriale presenta numerosi vantaggi: Chevron, l'unica compagnia Usa ancora presente nel paese, potrebbe far decollare la produzione dagli attuali 700 mila barili (un quarto della produzione degli anni Novanta, prima della rivoluzione di Chávez) a oltre 1,2 milioni, più del doppio dei 540 mila barili che Washington compra dalla Russia.
E non manca il gradimento dei banchieri d'affari che da tempo spingono per la ristrutturazione del debito di Maduro, 60 miliardi di dollari, a fronte dei quali il dittatore venezuelano, piegato dall'emergenza economica, è disposto a concedere licenze per gas, petrolio e relative infrastrutture.
donald trump riceve la moglie di guaido' fabiana rosales 1
L'affare, insomma, c'è: basta chiudere entrambi gli occhi. Solo negli ultimi giorni il Venezuela ha ceduto all'Ucraina il triste primato dell'esodo forzato dei profughi. Ma la tragedia di una terra benedetta dalle risorse naturali, non solo petrolio, arriva da ben più lontano.
Negli ultimi sei anni il 20 per cento della popolazione ha lasciato il paese. "Un tempo era una migrazione mista - spiega al Paìs Claudia Vargas Ribas, sociologa dell'università di Caracas - composta da professionisti della classe media. Ma oggi partono i più poveri: nel 2018 nessuno immaginava di vedere persone che lasciavano il Venezuela a piedi, invece è successo.
Non immaginavamo nemmeno che i venezuelani fossero capaci, per lasciare il paese, di sfidare le temperature altissime del deserto di Atacama in Cile o la foresta del Darien in Colombia o il Rio Grande". L'ultima tappa prima di venire respinti il più delle volte alla frontiera Usa. Washington nel 2021 ha concesso una protezione temporanea ai migrati, ma la politica delle espulsioni continua. Difficile che se ne sia parlato a Caracas.
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