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ALDO BRAIBANTI, SE L'AMORE È UN PLAGIO
Elena Stancanelli per ''La Stampa''
Chiunque sottopone una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di soggezione, è punito con la reclusione da 5 a 15 anni». Il reato di plagio, articolo 603 del codice penale, fu abolito nell' aprile del 1981. Pochi anni prima Aldo Braibanti, filosofo, poeta e mirmecologo (studioso delle formiche) - un dilettante, come lui si definiva, come Leonardo da Vinci - sulla base di quell' articolo fu arrestato e condannato a 9 anni di carcere. Accusato dai genitori del suo compagno, Giovanni Sanfratello.
Braibanti era un intellettuale, maestro di Carmelo Bene, per lui si mobilitarono in tanti, Umberto Eco, Dacia Maraini, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Natalia Ginzburg, Dario Bellezza. Marco Pannella organizzò una campagna di opinione contro un processo che sembrava quello contro Oscar Wilde, ma si sarebbe rivelato invece un processo politico. La storia, che divise l' Italia degli Anni 60, la racconta il documentario Il caso Braibanti di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese, che ha aperto ieri la XVIII edizione del Florence Queer Festival, diretto da Bruno Casini e Roberta Vannucci.
Figlio del medico di Firenzuola, Braibanti, nato nel 1922, durante la guerra divenne partigiano, si unì alle brigate di Giustizia e Libertà. Fu arrestato, due volte. La seconda finì nelle stanze di Villa Triste, a Firenze, dove fu torturato dalla banda Carità. Ferruccio Braibanti, il nipote, figlio del fratello Lorenzo, ricorda come lo zio non avesse mai voluto parlare di quello che gli fecero, tranne alla fine, a pochi giorni dalla morte, nel 2014.
Solo, sfrattato dalla casa romana al Ghetto, era tornato al suo paese, sostenuto dalle legge Bacchelli, l' unico premio che avesse mai ricevuto, come dice sorniona Maria Monti, sua grande amica.
Ma un destino peggiore sarebbe toccato a Giovanni, il compagno, figlio del segretario comunale, fascista, e fratello di Agostino, che come spiega Piergiorgio Bellocchio sarebbe diventato una specie di nazista. Portato via con la forza dalla casa di Roma che divideva con Braibanti, era stato fatto ricoverare in un ospedale psichiatrico di Verona dai familiari. Subì quaranta elettrochoc ed ebbe 19 coma insulinici, ma nonostante tutto non testimoniò mai contro il suo compagno.
Scrisse il Tempo: «Dopo un' energica cura psichiatrica, Giovanni Sanfratello ancora non è convinto dell' opportunità di attaccare Aldo Braibanti. Evidentemente non è ancora guarito». A differenza di quanto fece Pier Carlo Toscani, che dichiarò di essere stato sedotto, forzato, plagiato da lui e fu visto, pochi mesi dopo, scorrazzare con un auto molto costosa per la città.
Giovanni e Aldo non si videro mai più, dopo il processo.
Fabio Bussotti, che lo interpreta in uno spettacolo le cui scene intervallano il documentario, dice: «Ci sono sempre stati e sempre ci saranno maestri e discepoli, profeti e seguaci, pastori e capre! Oppure dovremmo invocare il plagio anche contro i padri autoritari, mariti prepotenti, mogli oppressive e contro i preti?» «Dunque secondo lei sarebbe un plagio anche l' educazione, la politica, la religione?» controbatte l' accusa. «L' amore - conclude Braibanti - è un plagio».
GIOVANNI SANFRATELLO COMPAGNO DI ALDO BRAIBANTI aldo braibanti
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