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DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
Beatrice Borromeo per "il Fatto Quotidiano"
Alla fine vince Harry Truman. Perché la sua confessione a John Kennedy - "Non riesco più a soddisfare mia moglie" - batte persino le richieste di Lyndon Johnson ai suoi assistenti (in cambio dell'assunzione "voglio che mi baci il culo nella vetrina di Macy's a mezzogiorno") e gli auspici del collega Nixon, sopraffatto dall'imminente scandalo Watergate: "Ci vorrebbero i mafiosi, noi queste cose non le sappiamo fare".
Dopo aver sbobinato 265 ore di registrazioni volute da uno dei più celebri presidenti statunitensi, Jfk, Ted Widmer e una coautrice d'eccezione, l'allora first daughter Caroline Kennedy, pubblicano (oggi negli Usa) "Listening In: The Secret White House Recordings of John F. Kennedy".
Nastri che, segreti in buona parte fino a pochi mesi fa, erano conservati nella John F. Kennedy Library di Boston: ci sono i momenti più significativi dell'amministrazione del 35° presidente americano, dalla crisi dei missili di Cuba alle marce per i diritti civili, a questioni (vedi Truman) più personali. "à il libro di memorie che il presidente non ha potuto scrivere", ha commentato Thomas Putnam, direttore della Kennedy Library.
William Doyle, altro autore americano, aveva già pubblicato un volume ("Dentro l'Ufficio Ovale") scritto dopo aver trascorso quattro anni nelle librerie presidenziali. E Kennedy, dice Doyle al Fatto, "si conferma una star del cinema anche a riflettori spenti". Anche se qualche gaffes è stata catturata dai sette microfoni che, da Roosevelt in poi, hanno registrato (quasi sempre) i colloqui presidenziali nell'Oval Office.
Come quando Jfk, durante una crisi con rischio di strage all'Università del Mississippi in occasione dell'iscrizione del primo studente nero, commenta: "Era dalla Baia dei Porci che non mi divertivo così". O quando, ricorda Doyle, " in piena crisi dei missili di Cuba, appena Kennedy esce dallo Studio Ovale, cinque generali cominciano a descriverlo come una pappamolla, ovviamente senza sapere di essere registrati: momento impagabile".
Questa volta però a raccontare di Jfk è sua figlia, che nell'Ufficio Ovale andava a giocarci da bimba, tanto che le sue risate sono rimaste nei nastri. La si sente che si diverte mentre entra nello studio del padre che ha appena passato in rassegna le ultime foto di intelligence dalle acque di Cuba.
Quando Caroline e il fratellino John John fanno irruzione al termine di un lungo in contro con l'allora ministro degli Esteri sovietico Andrei Gromyko, Kennedy lo presentò ai bambini come l'inviato di un paese il cui boss, Nikita Krusciov, aveva regalato loro un cagnolino.
Nell'ottobre '62 Jfk era convinto che gli Usa fossero così vicini alla guerra con l'Urss che aveva predisposto nei minimi dettagli le regole di ingaggio con la flotta di Mosca nelle acque di Cuba, dai primi colpi di avvertimento alla confisca di tutte le macchine fotografiche a bordo della flotta Usa per evitare che immagini di eventuali scontri arrivassero sui giornali. "à come essere una mosca sul muro sapendo come sono andate a finire le cose. Mentre la gente che sta parlando ancora non lo sa", ha detto ieri Caroline Kennedy in un'intervista alla Abc.
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