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"L'ultimo comunista. La presa del potere di Giorgio Napolitano", è il titolo del libro di Pasquale Chessa sul capo dello Stato che esce il 16 aprile per Chiare lettere (pagine 266, euro 13,90). Attraverso la biografia del presidente, Chessa punta a ricostruire molti aspetti inediti della politica italiana. Qui di seguito un brano sulla dialettica all'interno del Pci.
Pasquale Chessa - da "l'Espresso"
La data fa paura: il 19 febbraio 1986, quando mancano pochi giorni al 24 febbraio, il giorno del disastro di Chernobyl, Napolitano scrive a Natta e a Macaluso per protestare contro le «posizioni antinucleari» che "l'Unità " ha espresso a dispetto delle scelte del partito. In Italia è in corso la campagna per il referendum contro il nucleare e la requisitoria è senza appello.
Macaluso viene accusato di aver cestinato un'intervista a Umberto Colombo, presidente dell'Enea, per spiegare le ragioni della scelta a favore del nucleare «mentre si è reclamizzato ampiamente il libro antinucleare di Collingridge (pubblicato dagli Editori Riuniti su consiglio non so di chi, ma fortemente contestato negli ambienti scientifici)».
Sospetta poi che il giornale abbia nascosto in rubrica "Dibattiti a p. 4 un eccellente articolo di Zorzoli, che è il responsabile del gruppo energia della direzione del Partito e che ribadiva non un'opinione personale ma la nostra linea di fronte al fatto nuovo della caduta del prezzo del petrolio: si è pubblicato nella stessa rubrica oggi l'articolo antinucleare di Bertinotti, che secondo le norme stabilite, andava tutt'al più pubblicato nella Tribuna congressuale costituendo evidentemente un intervento dei più tendenziosi e fanatici a sostegno di determinati emendamenti alle Tesi".
C'è collera, stizza, indignazione nel tono delle parole che infiamma fatti e concetti. Insiste Napolitano: «Contesto questo modo di dirigere il giornale». E spiega a Natta di aver già chiesto conto a Macaluso, punto per punto, della sua condotta politica, ma confessa di aver ricevuto «una spiegazione risibile», e sospetta che dietro ci sia un piano ben congegnato, ordito da «compagni che contano», che «si muove consapevolmente contro posizioni che costituiscono almeno fino al congresso le posizioni ufficiali del partito».
Nell'archivio del Pci alla lettera dattiloscritta è accluso un biglietto scritto a mano di Macaluso a Natta, freddo sì, ma determinato nel mantenere il punto della questione politica, che si riassume tutta nella sua autonomia di giornalista. Non intende, infatti, restare alla direzione de "l'Unità ", è pronto a dimettersi dopo il congresso. Propone intanto di lasciare il quotidiano per malattia, visto che le dimissioni causerebbero imbarazzo.
E infine ribadisce senza infingimenti: «La lettera di Giorgio Napolitano ha superato ogni limite e ha posto una questione di eccezionale gravità ... Puoi contare sulla mia totale disponibilità . Quel che non mi si può chiedere è di pensare a fare un giornale come lo pensa Napolitano e con lui altri autorevoli compagni».
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