vladimir putin oleg deripaska

“DALL’ANNO PROSSIMO IN RUSSIA NON CI SARANNO PIÙ SOLDI” - TRA QUANTO VERRÀ “SUICIDATO” L’OLIGARCA RUSSO, OLEG DERIPASKA, CHE HA ATTACCATO PUTIN AL FORUM ECONOMICO DI KRASNOYARSK? - PER L’IMPRENDITORE: “LA RUSSIA POTREBBE FINIRE I PROPRI FONDI, CHE COMINCIANO A SCARSEGGIARE. LE SANZIONI MORDONO E LO FARANNO SEMPRE DI PIÙ” - CHI HA DATO IL CORAGGIO A DERIPASKA DI CRITICARE APERTAMENTE PUTIN E LE SUE SCELTE? 

Estratto dell’articolo di Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”

 

oleg deripaska.

«Ecco le tesi di marzo del nostro Oleg Deripaska». Alcuni media economici vicini al Cremlino lo hanno preso per i fondelli, parafrasando le Tesi di aprile pubblicate da Lenin nel 1917 che furono la base politica della Rivoluzione russa.

 

Sono state tante e tali le giravolte fatte dall’oligarca re dell’alluminio, da autorizzare le ironie e anche qualche dubbio sui suoi slanci da contestatore. Ma ieri mattina, al Forum economico di Krasnoyarsk, ha comunque letto un discorso del tutto controcorrente rispetto alla vulgata dell’economia con il vento in poppa tanto cara alla comunicazione di Stato.

 

oleg deripaska

«Già a partire dall’anno prossimo, non ci saranno più soldi. La Russia potrebbe finire i propri fondi, che stanno cominciando a scarseggiare. Le sanzioni mordono e lo faranno sempre di più. I nostri problemi non finiranno nemmeno nel 2025, che per me è il punto più vicino possibile a una diminuzione di intensità dell’attuale conflitto. Per questo il governo sta facendo appello a noi imprenditori».

 

Il riferimento è al discorso del 21 febbraio di Vladimir Putin, che aveva fatto un accorato appello, chiamiamolo così, agli oligarchi che hanno investito i loro capitali all’estero. Tornate a casa vostra, aveva detto, a lavorare per i vostri connazionali per cambiare la vita del vostro Paese. Ma anche così potrebbe non bastare.

 

vladimir putin oleg deripaska

«Abbiamo bisogno di investitori stranieri. Se non garantiremo l’attrattività dei nostri mercati, continueremo a sognare anche nel 2033. Pensavamo di essere un Paese europeo. Adesso, almeno per i prossimi 25 anni, saremo obbligati a riflettere sul nostro passato asiatico. Non è per niente facile, le regole del gioco sono completamente diverse».

 

Il rimpianto per la vita di prima è apparso evidente. Quando diceva che la Borsa di Mosca prima trattava dollari ed euro, mentre ora solo yuan e pagamenti in yuan, l’espressione di uno degli uomini più ricchi di Russia era tutta un programma. Deripaska ha dato l’impressione di criticare anche la strada imposta dal Cremlino all’economia russa.

 

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«Il capitalismo di Stato è una strada nel nulla. Guardo con terrore alle risorse che sono state spese l’anno scorso, evidentemente a vuoto, e sono migliaia di miliardi. Cambiare verso una forma di socialismo non porta a nulla, abbiamo già vissuto queste chimere. Ora la nostra situazione è pesante, ma solo la libera imprenditoria può cambiare il corso della storia». […] Sul palco c’era Deripaska, ma forse parlava per conto di qualcun altro, molto più potente di lui.

OLEG DERIPASKA