DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Franco Bechis per "Libero"
Di entrate restano gli spiccioli: 68.828 euro nel 2011, cifra ancora limata in questo 2012. Se devono puntare su quelle le banche creditrici che ancora debbono prendersi dai Democratici di sinistra più di 150 milioni di euro, riavranno il dovuto nel 4191, fra duemilacentosettantanove anni. Fra loro ci sono tutte le grandi firme del credito italiano, da Unicredit a Banca Intesa alla Popolare di Milano. E bisognerebbe dire loro: ben vi sta, così imparate a fidarvi della parola dei partiti politici.
Hanno prestato soldi all'Unità che li perdeva come un vecchio imbuto nelle sue varie edizioni (ma soprattutto nella versione guidata da Walter Veltroni), e poi hanno accettato la garanzia offerta dal partito di riferimento, il primo azionista della sinistra italiana, che a quell'epoca era pure al governo. Sono passati anni, e ora i re del credito hanno un pugno di mosche in mano.
Quel che potevano arraffare, si sono prese nell'ultimo anno, pignorando i rimborsi elettorali che i Ds dovevano ricevere da Camera e Senato: poco meno di una ventina di milioni di euro che hanno fatto scendere il credito da 174 milioni che avevano (nella tabella il dettaglio istituto per istituto). Ma d'ora in avanti non potranno più avere quasi nulla, e quei crediti rischiano di essere davvero inesigibili.
Il tesoriere dei Ds, Ugo Sposetti, sicuramente il migliore amministratore che un partito politico abbia mai avuto in decenni, ha eseguito il mandato ricevuto, mettendo in sicurezza il patrimonio storicoculturale della lunga vita del pci-pds-ds. Le federazioni territoriali si erano blindate in fondazioni i loro 2.399 immobili, dei quali 1.819 oggi vengono utilizzati dal Pd di Pierluigi Bersani quasi sempre come ammette Sposetti «con contratti di comodato in uso gratuito».
La liquidazione delle vecchie società controllate si è inceppata per i bastoni messi fra le ruote da un vecchio socio dell'Unità , Alfio Marchini, attraverso la sua Thunder International srl in liquidazione (era la vecchia Elle-U srl che produceva le celebri videocassette per Veltroni). Qualche altro fastidio alla liquidazione arriva da un gruppo di ex iscritti ai Ds di Barletta che hanno costituito un Partito dei democratici di sinistra, "nuova denominazione del Pds". Ma insomma, altri soldi non ne arriveranno e se qualcosa avanza prima ci sono gli ex dipendenti dei Ds che sono creditori privilegiati.
Non saremo certo qui a piangere sulle banche che se la prenderanno in saccoccia. Hanno stretto i cordoni della borsa quando andava a bussare alla loro porta qualche imprenditore privato meritevole di credito, e invece sono stati generose nei confronti di politici che non erano in grado di fornire le giuste garanzie. Però non si può passare sotto silenzio questa storia di una sinistra che quando deve pagare pegno non ha più padri né figli. Se si tratta di prendere gratis sedi e benefit il Pd di Bersani è lì in prima fila a ricevere.
Quando si passa al capitolo dei debiti, nessuno sembra più venire da quella storia né sentirne il peso della responsabilità . Mica male per uno come Bersani che ambirebbe candidarsi alle primarie e prendere le redini del prossimo esecutivo da palazzo Chigi. Questa storia del Pd che mangia a sbafo e lascia il conto da pagare ad altri (magari festeggiando come accade quest'anno un utile da 3,2 milioni di euro), bisogna non farla sapere ad Angela Merkel o ai mercati finanziari.
Perché se un Bersani premier si comportasse come il Bersani leader politico, l'Italia seguirebbe le orme dell'Argentina. Il debito pubblico? L'hanno fatto gli altri, non lui. Quindi chiedetelo a loro, perché Bersani non lo rimborsa. Niente male per un uomo di Stato. Forse è meglio che prima di fare danni al suo Paese, il leader del Pd risolva questo problemino: paghi i debiti che si è lasciato alle spalle facendo finta di nulla. E poi avrà sempre tempo per pensare ai debiti degli italiani...
BERSANI Ugo SposettiWALTER VELTRONI ALFIO MARCHINI
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