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Jena per "La Stampa" - Ormai anche l'infarto è diventato una categoria della politica.
2- LA DIFESA DI INGROIA "NON SIAMO NOI L'OGGETTO DELLE POLEMICHE"
Riccardo Arena per "La Stampa"
Peggior viatico, per la sua ormai prossima esperienza di lavoro in Guatemala, non poteva esserci, per Antonio Ingroia: di mattina arriva il sì del plenum del Csm, con qualche polemica e con qualche dissenso, di pomeriggio la prematura fine di Loris D'Ambrosio riporta la procura di Palermo sotto il fuoco di fila delle polemiche.
Lui, il vice del capo dell'ufficio, Francesco Messineo, non se ne dà però per inteso: "Le dichiarazioni del presidente della Repubblica sulla scomparsa del suo consigliere giuridico - dice - non riguardano noi. Riguardano chi ha fatto campagne di stampa sulla vicenda delle nostre intercettazioni. E la procura di Palermo notoriamente non fa campagne".
Questione di interpretazione delle durissime parole di Giorgio Napolitano. Per tacere di chi, come Ilda Boccassini - secondo quanto riferito ieri sera al tg di La7 - definisce D'Ambrosio «un uomo che ha sempre salvaguardato l'autonomia e l'indipendenza della magistratura» e che è stato «bersaglio nelle ultime settimane di attacchi ingiusti e violenti». Il procuratore aggiunto di Milano, tra l'altro, aveva parlato con il consigliere del Quirinale fino a ieri mattina.
«Le intercettazioni delle sue conversazioni con Nicola Mancino erano legittime e autorizzate dal gip - insiste però Ingroia -. Nessuno stavolta ha osato muovere un attacco alla procura di Palermo, non siamo noi l'oggetto delle polemiche». Ma c'è l'evidenza del conflitto di attribuzioni fra poteri dello Stato, sollevato da un Giorgio Napolitano la cui ira era evidente nei giorni scorsi e lo è stata ancora di più ieri:
«Quello è un altro discorso, fatto per sollecitare un intervento della Consulta sulle prerogative del Capo dello Stato. Io - dice ancora il vice di Francesco Messineo - sono molto dispiaciuto per la morte di D'Ambrosio, che conoscevo da tanti anni. Lo ricordo soprattutto quando venne a "battezzare" la commissione per il testo unico antimafia. In quel periodo, tra la fine degli Anni 90 e l'inizio del 2000, era consulente e stretto collaboratore dell'allora ministro della Giustizia, Giovanni Maria Flick».
Boccassini a parte, all'interno della magistratura le reazioni sono improntate alla massima cautela. Nessuno getta la croce addosso ai colleghi, nessuno menziona i pm palermitani né le polemiche dell'ultimo mese e mezzo. Edmondo Bruti Liberati, capo della procura milanese, si limita a «piangere il collega e amico: nei diversi e delicatissimi incarichi rivestiti ha servito la giustizia e le istituzioni con dedizione totale, profonda competenza giuridica, discrezione e integrità assoluta».
Non polemizza nemmeno l'Anm, che esprime il cordoglio della magistratura associata, ricordando «la profonda umanità , l'impegno infaticabile e la solida professionalità del collega». Luca Palamara, ex presidente dell'associazione, che pure il mese scorso era stato critico nei confronti dei colleghi, dice solo di voler ricordare «sempre l'impegno e la dedizione di D'Ambrosio, fedele servitore delle Istituzioni in momenti estremamente difficili per la vita del Paese».
L'unico che entra nel merito della vicenda è il presidente di Md, Luigi Marini: «Le vicende dell'ultimo periodo avevano addolorato il consigliere di Napolitano, ma non gli avevano tolto la fiducia nella capacità delle Istituzioni di uscirne arricchite e capaci di servire la verità ». Non parla, per ovvi motivi, il segretario di Md, Piergiorgio Morosini, il gup di Palermo che in ottobre dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per i 12 imputati della vicenda trattativa.
Antonio Ingroia GIORGIO NAPOLITANO E LORIS D'AMBROSIO BOCCASSINI e c a be d f a b b e fb edmondo_bruti_liberatiinc29 travaglio flores darcais peter gomezLUCA PALAMARA
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