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VIRGINIA RAGGI CON MARITO E FIGLI
Alessandra Paolini per “la Repubblica - Roma”
Lui l’ha definito un incontro “propositivo“, lei “cordiale“. E così dopo settimane di segnali sottotraccia, non tutti esattamente propizi per il sogno di riportare a Roma i giochi a cinque cerchi, tra Giovanni Malagò e Virginia Raggi è forse tempo di disgelo sulla scommessa olimpica del 2024. E sembrano aprirsi spiragli che al Foro Italico – sondaggi alla mano – possono sembrare autostrade.
Ieri mattina, per la prima volta, la candidata dei cinque stelle alla poltrona di sindaco di Roma ha varcato la vetrata della palazzina H del grande palazzo rosso pompeiano da sempre quartier generale dello sport italiano. Giacca bordeaux, pantaloni neri, piglio da avvocato tutto d’un pezzo nonostante l’aspetto esile ed elegante,
Raggi è entrata nella sala della presidenza e si è seduta davanti a Giovanni Malagò per un colloquio di due ore lorde, incluse cioè la presentazione dello staff e anche due chiacchiere con Claudio Ranieri, l’unico romano capace di vincere qualcosa nel calcio, per giunta nella lontana Leicester, entrato dal presidente per un saluto prima del premio Bearzot.
«È stato un incontro rispettoso dei ruoli», ha sintetizzato Malagò. Che tra un paio di caffè e qualche battuta ha inquadrato il tema mettendolo nella cornice più larga di come funziona Roma, di come lo sport possa venire praticato nelle periferie:
«Non abbiamo parlato solo di Olimpiadi – ha spiegato - ma degli interventi che possono incidere sul territorio: il Coni è anzitutto sport di baseprima che di vertice, i giochi sono una vetrina, un volano, non possono essere fine a loro stessi». Giochi fatti, insomma, come verrebbe da dire? Non ancora, probabilmente, se alla Raggi Malagò ha dovuto dedicare più del doppio del tempo concesso qualche giorno fa a Roberto Giachetti, candidato di un Pd da sempre favorevole ai giochi.
Con da un lato la candidata pentastellata consapevole di dover smussare qualche spigolo (tipo quel “altro che Olimpiadi, pensiamo alle buche!”, consegnato ai cronisti), e dall’altro il presidente del Coni impegnato a capire le preoccupazioni dell’interlocutrice. «Non ho nessun pregiudizio – ha assicurato Raggi alla fine - abbiamo parlato della città e ovviamente dei Giochi. Ma ho ribadito la mia linea, condensata nell’idea che in un momento così delicato per la città bisogna prima pensare all’ordinario e poi valutare lo straordinario».
Non esattamente una benedizione, si potrebbe dire. Ma basta al presidente del Coni per intravvedere il sereno, parlando di “incontro propositivo, cordiale e positivo”. E chissà che alla fine non sia partita una telefonata rassicurante anche per Palazzo Chigi, dove non più tardi di 20 giorni Matteo Renzi parlando di Olimpiadi aveva sferrato un uppercut alla candidata di Grillo, avvertendo che un sindaco che non le volesse sarebbe “un bel problema”.
Niente diplomazie invece, nel faccia a faccia tra Malagò e Alfio Marchini, due personaggi che a vederli vicini e a sentirli parlare, si potrebbero scambiare l’un per l’altro. «Siamo d’accordo su tutto », ha sottolineato il candidato di Berlusconi, che ancora l’altro ieri a Milano lo ha ripetutamente confuso con Guido Bertolaso. «Certo, sarebbe stato meglio coinvolgere da subito il consiglio comunale, ma riconosco che è difficile interloquire con un Campidoglio commissariato».
VIRGINIA RAGGI IN BICICLETTA
MARCHINI
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