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Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
Più che ad un incontro politico per cercare di unire le diverse anime conservatrici dopo una battaglia delle primarie quanto mai dura, il principale leader repubblicano e l’imprenditore populista che ha scalato il partito e sta per ottenere la nomination per la Casa Bianca, sembrano prepararsi a un duello all’arma bianca. Lo speaker della Camera, Paul Ryan, che dopodomani incontrerà a Washington Donald Trump, è stato chiaro: oggi non ci sono le condizioni per appoggiare la candidatura del miliardario.
Ryan gli chiede l’impegno a restare nel solco dell’ideologia conservatrice: politica estera da «falco», ruolo minimo dello Stato e libero scambio. Ma Trump ritiene di aver sbaragliato un fronte di vecchi politici obsoleti e non ha alcuna voglia di accettare le condizioni degli sconfitti.
Per ora del Trump più cauto e «presidenziale» atteso da molti non ce n’è traccia: il tycoon continua a usare la strategia degli attacchi personali e del fango, ora anche contro Hillary Clinton e il marito Bill, e comincia a minacciare lo stesso Ryan: allo speaker spetta la presidenza della convention di Cleveland a luglio, ma Trump ora dice che potrebbe chiedere la sua sostituzione.
GEORGE BUSH - GEORGE W BUSH - JEB BUSH
E, attraverso una sua fedelissima, Sarah Palin, minaccia addirittura di farlo sparire dalla mappa politica repubblicana come accaduto, due anni fa, al numero 2 della destra al Congresso, Eric Cantor. Cantor uscì di scena perché escluso a sorpresa dal Congresso: battuto da un outsider conservatore alle primarie parlamentari. La Palin annuncia lo stesso destino per Ryan che il 6 agosto dovrà affrontare le sue primarie in Wisconsin: «Finirà “cantorizzato” anche lui, appoggeremo il suo sfidante».
Insomma, se mai Ryan riuscirà a guidare la convention, sarà comunque sotto ricatto. Può anche darsi che, dopo aver mostrato le armi, Trump e Ryan trovino gli spazi per una tregua, se non per la pace. Ma la spaccatura del Grand Old Party è ormai profonda e non sanabile. La convention verrà disertata dagli ex presidenti Bush (padre e figlio) e dagli ex candidati Romney e McCain, oltre che da molti altri leader, mentre la linea Trump — protezionismo all’interno con una politica estera ridimensionata e «risparmiosa» — è, ormai, alternativa a quella del partito.
IL SENATORE AMERICANO JOHN MCCAIN
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