
DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER…
Intervista di Francesco Bonazzi per Dagospia
Michele Anzaldi, 54 anni, giornalista, deputato del Pd di stretta osservanza renziana, è l’unico in questa legislatura che ha depositato una proposta di riforma della Rai ed è il segretario della Commissione di vigilanza.
Anzaldi, con la fine del Nazareno finalmente ci si ricorda della legge Gasparri?
“Non credo che le tv facessero parte del Patto del Nazareno. Credo che il governo si sia dovuto occupare di tante cose e che la riforma della Rai, che per me è una priorità, onestamente non lo sia per milioni di italiani. Alla gente interessa che non salga il canone Rai e per il resto c’è un mercato sviluppato, in cui film e sport si trovano fuori dalla Rai. Comunque, insisto: Renzi aveva giustamente una serie di emergenze da affrontare e la Rai non era fra queste. Però faccio notare che anche chi parla tanto di Viale Mazzini, come Fico e Grillo, non ha presentato lo straccio di una riforma”.
Quali sono i difetti principali dell’assetto esistente?
“La legge Gasparri ha 10 anni, che sono tantissimi in un settore della comunicazione che
evolve a ritmi incredibili. E già 10 anni fa la legge, rinviata due volte da Ciampi, aveva seri problemi. Il limite vero è che tutti a parole diciamo che la politica deve stare fuori dalla Rai, ma 7 membri su 9 del cda sono eletti dalla Commissione di vigilanza. E se si guarda la composizione della Commissione oggi, nessuno ha la maggioranza…”
Non è meglio così? Più frammentazione, più indipendenza…
“No, perché mettiamo che si debba fare una scelta strategica per l’azienda, come la vendita delle torri: una commissione di vigilanza frammentata si riflette in un cda frammentato e questo può portare alla paralisi, mentre i concorrenti prendono rapidamente le loro decisioni. Già oggi l’azienda è difficilmente governabile”.
Come si rende la Rai realmente meno legata ai partiti?
“Adesso abbiamo innanzitutto un problema di tempi”
maurizio gasparri e alessandra mussolini
Renzi non ha escluso una riforma per decreto.
“Un modo per dire al Parlamento di fare in fretta. Il cda scade ad aprile, ma può rimanere in sella fino all’approvazione del bilancio e arrivare fino a luglio. Se non c’è una corsia preferenziale per la riforma della Gasparri, non ce la si fa. Quanto al merito, io credo che si debba costituire una fondazione, con personalità selezionate attraverso un bando pubblico rigoroso. E che questa fondazione, a sua volta con nuovi bandi pubblici e trasparenti, debba scegliere i membri del cda Rai”.
Ritiene che si possa fare una riforma del genere entro luglio?
“Se lo si vuole fare, si può. Il ritardo accumulato fin qui non è dovuto a dimenticanze, ma al fatto che è mancata la volontà politica. Tutti se ne lamentano, ma poi a tutti va bene una Rai in mano ai partiti”.
Intanto in Commissione avete approvato a fatica la riforma dell’informazione Rai che vuole Gubitosi…
“Abbiamo discusso, ma l’abbiamo approvata. Segnalo solo che vedere Gasparri
che insieme all’Usigrai difende la poltrona di 8 direttori e di una quarantina di vicedirettori è proprio un segno di quanto siano confusi questi tempi. Ci sono 100 milioni di risparmi senza licenziamenti. Come si fa a dire di no a Gubitosi?
Berlusconi farà le barricate sulla riforma della Gasparri?
“Secondo me Berlusconi e i deputati di Forza Italia devono riflettere sul fatto che sono in minoranza. Io personalmente mi sono esposto per la riforma della Gasparri, ma sto in maggioranza e potrebbe convenirmi rimanere con la legge che c’è. Berlusconi, con una minoranza divisa, ha la possibilità di contribuire a togliere la Rai al governo. Forse gli conviene riformarla, la Gasparri…”
Berlusconi non vuole più che altro una Rai che faccia vera concorrenza a Mediaset
“Ma già oggi la Rai non riesce a raccogliere tutta la pubblicità che vorrebbe. Il vero problema di Berlusconi è Sky, che va sul digitale terrestre e gli toglie parte della torta”.
E se si toccasse il canone Rai, magari dimezzandolo?
“Sono discorsi prematuri. Sicuramente alla gente interessa che il canone non sia quel tormento burocratico che è oggi. Chi non paga va sanzionato, ma chi gestisce la riscossione del canone spesso non si rende conto che dev’essere al servizio dei cittadini e non li deve tormentare con atteggiamenti da simil-Equitalia. Ma vorrei aggiungere una cosa, sulla Rai”.
Prego
“Una cosa sconvolgente è che di Rai non scrive quasi più nessuno. Giusto Dagospia e le agenzie di stampa. Prenda il caso dei programmi sbagliati: non se ne scrive. Non esce quasi nulla. E poi succedono cose incredibili, come Santoro che si dice disposto a tornare in Rai, e stiamo parlando di un signore che porta ascolti e pubblicità, e nessuno dalla Rai che gli apra la porta. Sarebbe una buona notizia, no? Invece silenzio. Silenzio anche dai due consiglieri della società civile, Tobagi e Colombo”.
Senta, parliamo di Renzi. E’ sempre nei talk show. Ma non ci va un po’ troppo?
“Io credo che non sia lui che preme per andare, ma loro che lo chiamano, insistentemente. Renzi fa ascolti e quindi i giornalisti lo richiedono. E poi non può scontentare nessuno: se lo invitano alla lunga ci deve andare”.
La cosa migliore che ha fatto il governo Renzi in questo primo anno e l’errore che ha commesso, o la cosa che non ha fatto.
“La cosa migliore è il provvedimento sulla scuola, perché coinvolge le famiglie ed è un seme per il futuro. Una scuola che funziona ci aiuterà a stare in Europa non solo con i conti in regola. La cosa che andava spiegata meglio è il provvedimento sull’Iva per i giovani professionisti.
Renzi dice che arriva al 2018 e poi vince pure le elezioni. Davvero non ha rivali?
“I rivali in politica arrivano sempre. Anche Berlusconi, quando è entrato in politica, sembrava che non potesse funzionare e molti ne ridevano. E invece ha vinto. E lo stesso Renzi, fino a poco tempo fa, era quel ragazzo che faceva il sindaco di Firenze”.
Può essere Matteo Salvini, il suo vero avversario?
“Sicuramente è un bravo comunicatore, ma il Paese è moderato e lui punta solo a raccogliere alcuni malumori”.
DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER…
DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’…
DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI…
DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO…
DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO…
DAGOREPORT – CE LA FARANNO TAJANI E I SUOI PEONES A SGANCIARE FORZA ITALIA DALLA FAMIGLIA…