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Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera”
maurizio gasparri e alessandra mussolini
renzi con il padre tiziano indagato
Casomai fosse rimasto un dubbio. «Il nostro obiettivo è di non far eleggere il nuovo consiglio di amministrazione della Rai con una legge chiamata Gasparri», ha detto ieri il premier Matteo Renzi in due momenti ravvicinati (al summit sulla scuola e a In ½ h da Lucia Annunziata), confermando che il governo ha fretta. Infatti si parte a marzo: «Se ci sono i tempi in Parlamento faremo un disegno di legge, se invece ci sono le condizioni di urgenza e necessità procederemo con un decreto legge, come prescrive la Costituzione». E con il board di viale Mazzini in scadenza ad aprile si dovrà agire entro l’estate.
boldrini napolitano gasparri giachetti
Istantanea, intanto, è scattata la reazione furiosa del centrodestra. Scatenato su Twitter il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri che si vendica: «Matteo Renzi è un vero imbecille, figlio di massone, di una abissale ignoranza, privo di basi culturali, solo chiacchiere, distintivo e insider trading. Ma finché la Rai resta pubblica il dittatorello fiorentino dovrà rinunciare ai sogni di vana gloria». Il padre del premier, Tiziano Renzi, annuncia querela.
Indignato Renato Brunetta: «La Gasparri ha innovato e migliorato la tv in Italia, Renzi è uno spudorato, il solito battutista, dimostra la sua ignoranza e la pochezza di contenuti». Stringata Alessandra Mussolini: «Renzi è solo un poveraccio». Il vicepresidente della Vigilanza, Giorgio Lainati, si duole per «la caduta di stile del premier con una battuta poco elegante e mal riuscita», mentre Giovanni Toti ricorda che «la legge Gasparri ha modernizzato il sistema radiotelevisivo, cosa che la sinistra non è mai riuscita a fare». Paolo Romani rivendica la bontà della Gasparri: «Se oggi la Rai è una industria culturale è merito suo». Un altro senatore forzista, Franco Cardiello, chiede: «Ma Renzi chi crede di essere? Nemmeno un bullo come lui può ignorare la Costituzione».
Il piglio di Renzi non va giù n ai 5 Stelle: «Se il servizio pubblico non può essere disciplinato da una legge che si chiama Gasparri, non può esserlo nemmeno da un decreto che si chiama Renzi, la riforma la fa il Parlamento». Secondo Michele Anzaldi, Pd, segretario della Vigilanza, «i tempi per intervenire in via parlamentare ci sono, per quanto stretti», perciò invita i presidenti di Camera e Senato «ad aprire una corsia preferenziale». L’indignazione del centrodestra, sostiene Lorenza Bonaccorsi, responsabile Cultura Pd, è solo per «continuare a spartirsi i posti».
Matteo e Tiziano Renzi su CHI
tiziano renzi
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