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Per l’Italia «i rischi sembrano essere alti nel medio termine da una prospettiva di analisi della sostenibilità del debito, in seguito a un elevato livello di debito alla fine delle proiezioni» nel 2026 e «l’alta sensibilità a possibili shock alla crescita nominale e ai tassi d’interesse». Così il rapporto della Commissione Ue sulla sostenibilità delle finanze pubbliche.
Con «un ampio set di shock congiunti simulati a crescita, tassi d’interesse e bilancia primaria che riflettono le dimensioni e le correlazioni di shock passati» si arriva a una «probabilità dell’11% che il debito italiano nel 2020 sia maggiore che nel 2015», già al 133%.
E già solo in condizioni economiche normali per far scendere il debito al 110% nel 2026, ci vuole un avanzo strutturale costante al 2,5% come previsto per il 2017 e invariato sino al 2026. Questo, però, sottolinea la Commissione, «potrebbe essere un avanzo primario relativamente alto da mantenere per 10 anni», sottolineando quindi la «necessità di una forte determinazione nel migliorare la posizione fiscale per rispettare la regola del debito».
Ci sono altri 10 Paesi, oltre all’Italia, che la Commissione considera «ad alto rischio» sui conti nel medio periodo: Belgio, Irlanda, Spagna, Francia, Finlandia, Gran Bretagna, Portogallo, Slovenia, Romania e Croazia. Italia e Spagna sono gli unici due in cui i costi dell’invecchiamento (pensioni e assistenza sanitaria) hanno un «effetto mitigante» sugli sforzi richiesti di aggiustamento fiscale, afferma il rapporto Ue.
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