1. RE GIORGIO CHE SI RIMANGIA L’AUSTERITÀ SOMIGLIA AL COMMISSARIO CHE AVVICINA LA SEDIA A UN POVERO CRISTO CHE È STATO INTERROGATO E PICCHIATO TUTTA LA NOTTE E GLI SUSSURRA CHE È ORA DI FINIRLA CON LE TORTURE. NON È L’UOMO CHE LO LIBERERÀ, MA QUELLO CHE LO TIENE FERMO E TRANQUILLO DURANTE IL CAMBIO TURNO DEI POLIZIOTTI 2. NON SOLO BELLA NAPOLI HA DATO IL VIA CON GRANDE INTELLIGENZA ALLA CAMPAGNA ELETTORALE ITALIANA PER LE EUROPEE DEL 25 MAGGIO, MA HA INDICATO A POPOLARI E SOCIALISTI EUROPEI L’UNICA STRADA PER NON FARSI TRAVOLGERE DAI PARTITI ANTI-EURO E NON ESSERE COSTRETTI ALLA GRANDE COALIZIONE NELLA PROSSIMA LEGISLATURA 3. LA STORIA POLITICA DI NAPOLITANO TESTIMONIA LA SUA CAPACITÀ DI SCHIERARSI NON NECESSARIAMENTE DOVE SI GUIDA IL SISTEMA, MA DOVE LO SI PUNTELLA IN MODO DECISIVO

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a cura di colinward@autistici.org (Special Guest: Pippo il Patriota)

1 - RE GIORGIO E IL DOPPIO RUOLO IN COMMEDIA
Per fronteggiare la crisi nella quale "l'Europa è intrappolata non regge più la politica di austerità a ogni costo". Re Giorgio, già abile propinatore del governo del Rigor Montis, si guadagna un lungo applauso parlando di fronte al Parlamento europeo (Corriere, p. 1). E oggi, puntualmente, i giornaloni delle banche e di Lor signori si dedicano alla severa rampogna - giusta, ma che sa un po' di regime - nei confronti della misera euro-gazzarra leghista andata in scena ieri a Strasburgo. Oppure a stendere il consueto letto di bava intorno alle parole del Re.

Ma il punto fondamentale è che non solo Bella Napoli ha dato il via con grande intelligenza alla campagna elettorale italiana per le Europee del 25 maggio, ma ha indicato a popolari e socialisti europei l'unica strada per non farsi travolgere dai partiti anti-euro e non essere costretti alla Grande coalizione nella prossima legislatura.

La strada è quella di recitare le due parti principali in commedia: quella del rigore e quella della flessibilità nelle politiche di bilancio (non a caso, come quel furbone di Renzie, Re Giorgio vorrebbe improvvisamente che il parametro del 3% nel rapporto deficit-pil fosse interpretato con elasticità). Del resto la personale storia politica di Napolitano, campione dell'opposizione morbida in un Pci a sua volta impegnato a presidiare il fronte sinistro del lungo regime democristiano, testimonia la sua indiscutibile capacità di schierarsi non necessariamente dove si guida il sistema, ma dove lo si puntella in modo decisivo.

E se la critica alla costruzione dell'Europa a trazione monetaria viene "requisita" da uno come Napolitano, per il quale tutti i processi europei più recenti devono comunque essere considerati irreversibili, è solo perché anche questa critica è un boccone che va strappato ai barbari avversari, biascicato, disossato e risputato il più lontano possibile.

Re Giorgio che si rimangia l'austerità all'alba del febbraio 2014 somiglia al commissario capo che avvicina la sedia a un povero cristo che è stato interrogato e picchiato tutta la notte e gli sussurra nell'orecchio che è ora di finirla con le torture. Non è l'uomo che lo libererà, ma quello che lo tiene fermo e tranquillo durante il cambio turno dei poliziotti.

2 - IL MESTO RITORNO DI ASPENIO
Come sarebbe bello avere sempre a che fare con gli emiri - imbottiti di soldi, oltre a tutto - anziché con il bulletto di Firenze e il suo pressing asfissiante. Aspenio Letta avrà probabilmente formulato un pensiero del genere mentre tornava a Roma dal suo viaggio con le pentole. In festa il Corriere delle banche creditrici: "Letta in Kuwait rivendica i risultati: siamo affidabili, basta disfattismo. Intesa da 500 milioni per le piccole imprese. L'invito agli industriali: ‘Cogliete e date messaggi di fiducia'. Il leader di Confindustria, Squinzi: ho il diritto dovere di dire ciò che serve" (p. 5).

Il Rottam'attore risponde a mezzo Repubblica: "Il fronte trasversale a favore di Matteo. ‘Se Enrico non cambia passo tocca a te'. Il no del segretario: ‘Vada avanti lui'. L'ipotesi del voto. Alfano chiede tempo. E per far durare la legislatura serve un impegno di Renzi". E largo spazio anche al maghetto di Algebris: "Serra: chiudere i palazzi del potere, i politici in periferia. Lezione a Londra del finanziere che sostiene Renzi: ‘Nessuno vuole investire in Italia, non siamo competitivi. Troppi avvocati, sono come un cancro'" (p. 3).

Per il Messaggero, "Pd, cresce il pressing: Renzi subito premier. Tensione con Letta. Il segretario vede Alfano e per ora resiste. Il presidente del Consiglio lo sfiderà alla direzione di domani: adesso devi rilanciare il governo" (p. 8). Il problema è che in direzione i numeri sono tutti a favore di Renzie e quindi la "sfida" di Lettanipote non è che abbia molte possibilità.

3 - NON AVRAI ALTRA LEGGE CHE IL RATING ESTERO
Si sogna a occhi aperti con questa notizia che arriva dal Financial Times: "E la Corte dei conti chiede 234 miliardi a S&P. Secondo il Financial Times la contestazione riguarda il declassamento dell'Italia. Coinvolte anche Moody's e Fitch. L'accusa dei magistrati all'agenzia: non considera il patrimonio artistico" (Corriere, p. 5). E' la seconda azione giudiziaria italiana contro i signorotti del rating, dopo quella, assai coraggiosa, della procura di Trani. Ma vogliamo scommettere che anche in caso di condanne arriverebbero provvedimenti di clemenza dal Colle dei Colli?

4 - UN, DUE, TRE, GRILLINO
Il Corriere intervista un Remo Bodei scatenato: "Insipienti e telecomandati, io deluso dai 5 Stelle. Hanno il fiato sul collo dei loro capi. Colpa anche di chi amplifica ogni tweet'. Il filosofo che invitò i leader ad andare al governo: non mettono niente in pratica, puntano soltanto a distruggere" (p. 6). La Stampa si affida alle alchimie di Piepoli e sospira: "Gli insulti non piacciono ma il M5S regge nei sondaggi. Gli italiani non gradiscono l'escalation dell'ultima settimana con i grillini all'attacco delle istituzioni, però non basta per perdere consenso. Perché?" (p. 5). Una volta insegnavano a non fare domande ai lettori, ma a provare a fornir loro delle risposte.

5 - FARSA ITALIA RELOADED
C'è sempre da divertirsi anche alla corte di Silvio e Dudù: "La sfida (continua) tra Verdini e Toti. E il Cavaliere prepara il suo libro ‘Verità'. Il leader concentrato sulla ricostruzione della ‘persecuzione giudiziaria'. L'ex coordinatore smentisce di aver dato del ‘babbeo' al nuovo consigliere politico" (Corriere, p. 8).

6 - MA FACCE RIDE!
Mario Mauro: "Il centro esiste. Alfano si allei con noi" (Corriere, p. 9)

7 - I BENI DELLA MAFIA E IL RISVEGLIO DEL PREFETTO
Paginone di Repubblica sui beni sequestrati alla mafia: "Il tesoro da due miliardi dei boss dimenticato nelle casse di Equitalia. L'Agenzia per i beni confiscati: usiamo quei soldi per trovare i latitanti. Il prefetto Caruso: ‘Risorse bloccate ma poi non c'è benzina per le auto della polizia'" (p. 10). Caruso denuncia anche lo strapotere degli amministratori giudiziari e ha pienamente ragione. Ma perché il signor prefetto non se n'è accorto in questi tre anni? Forse il suo risveglio ha qualcosa a che vedere con la ricerca di un nuovo incarico a partire dal primo marzo? Per questo voleva nominare suo collaboratore l'ex sindaco di Palermo Diego Cammarata, condannato a tre anni in primo grado per abuso d'ufficio?

8 - TELECOM-MEDIA
Come Dago-anticipato oltre due settimane fa, in Telecom è il momento del ricorso massivo ai cosiddetti consiglieri indipendenti. Per Repubblica, "Telecom verso un board a 11 con 6 indipendenti. Passo indietro di Pagliaro, Miccichè e Galateri. Domani la riunione che deciderà l'istituzione di un comitato ad hoc per valutare offerte su Tim Brasil e le modifiche alla governance" (p. 21)

9 - LINGOTTI IN FUGA (E NON SOLO)
"Perché difendo la Exit tax dalle critiche del professor Forte (con una coda sull'Eni)". Sul Foglio, il presidente della commissione Industria del Senato, Massimo Mucchetti (pd) ripropone una questione che ai giornaloni di Lor signori non piace: "Se cioè il trasferimento della sede fiscale della Fiat a Londra non implichi, oltre all'esterovestizione dell'azionista della Stampa e del Corriere (può essere che interessi solo ai giornalisti e nemmeno a tutti), anche il pagamento della Exit tax".

Mucchetti spiega bene i punti a favore e poi punzecchia così l'economista: "Quando, nel 2010, criticai sul Corriere l'Eni che non aveva capito per tempo la rivoluzione energetica Usa e i suoi effetti sui prezzi, il professor Forte, già allora preoccupato che facessi disastri, spargeva scetticismo sullo shale gas a difesa del management Eni che aveva scommesso sull'allungamento dei contratti take or pay e sul rapporto privilegiato con la Russia di Putin" (p. 4).

10 - ULTIME DA UN POS-PAESE
Per la serie "Recuperiamo il ritardo digitale", ecco "il giallo sulla tassa sui telefonini: Bray smentisce l'aumento. Ma da mesi è in ballo un rincaro del contributo che già si paga per le potenziali riproduzioni" (Messaggero, p. 2). Ci va giù duro il Giornale, il cui padrone ha vasti interessi nelle tlc: "Tentata rapina sui telefonini. Allo studio una tassa sui prodotti elettronici, compresi computer e decoder" (p. 1). Scrivere la parola "decoder" in prima pagina a casa di Paolino Berluschino è un indubbio atto di coraggio e indipendenza.

 

MARIO MONTI E GIORGIO NAPOLITANOMONTI NAPOLITANOnapolitano renzi napolitano letta renzi ENRICO LETTA DOHA EMIROSQUINZI CON SQUINZIADAVIDE SERRA ALLA LEOPOLDA Nicola Piepoli forza silvio e dudu dalla pagina facebook FRANCESCA PASCALE SILVIO BERLUSCONI E DUDU Diego Cammarata - Sindaco di Palermo