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RECORD PER FRANCESCO: “TRA 6 E 7 MILIONI” PER L'ULTIMA MESSA NELLE FILIPPINE - ‘’PERCHÉ I BAMBINI SOFFRONO?’’ – “QUALCHE VOLTA SIAMO "MACHISTI" E NON LASCIAMO SPAZIO ALLE DONNE” – ‘’AL MONDO DI OGGI MANCA LA CAPACITÀ DI PIANGERE’’

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Andrea Tornielli per Lastampa.it

 

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Non si può rispondere con frasi fatte davanti alla domanda di Glyzelle Palomar, 12 anni, che al Papa ha chiesto: «Ci sono tanti bambini rifiutati dai loro stessi genitori, ce ne sono tanti che diventano vittime, molte cose terribili accadono loro, come la droga o la prostituzione. Perché Dio permette che accadano queste cose, anche se non è colpa dei bambini? E perché ci sono così poche persone che ci aiutano?».

 

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Lei stessa è scoppiata in lacrime pronunciandola, facendo commuovere Francesco, che davanti a oltre trentamila giovani, all'università Santo Tomaso, aveva appena terminato di ascoltare un'altra testimonianza toccante, quella di Jun Chura, ex ragazzo di strada quattordicenne che oggi lavora per la fondazione Tulan ng Kabataan, dov'è ospitata anche Glyzelle. Francesco ha abbracciato entrambi, e ha tenuto a lungo la sua mano sul capo della ragazza.

 

«Oggi ho ascoltato l’unica domanda che non ha risposta - ha detto il Papa improvvisando in spagnolo - non le sono bastate le parole, ha avuto bisogno delle lacrime. Al nucleo della tua domanda non c’è risposta: solo quando siamo capaci di piangere sulle cose che hai detto siamo capaci di rispondere a questa domanda: perché i bambini soffrono?».

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«Quando il cuore è capace di piangere possiamo capire qualcosa. Esiste una compassione mondana che non è utile per niente. Una compassione che è poco più che mettere la mano in borsa e tirare fuori una moneta. Se Cristo avesse avuto questa compassione avrebbe aiutato tre o quattro persone e poi sarebbe tornato al Padre. Solo quando Cristo è stato capace di piangere ha capito il nostro dramma.

 

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Cari giovani al mondo di oggi manca la capacità di piangere. Piangono gli emarginati, quelli che sono stati lasciati in disparte, piangono i disprezzati, però non capiamo molto su quelle persone che non hanno la necessità di piangere. Solo certe realtà della vita si vedono con gli occhi resi limpidi dalle lacrime. Chiedo che ciascuno si domandi: ho imparato a piangere? Ho imparato a piangere quando vedo un bambino che ha fame, drogato, senza casa, abusato, usato come schiavo...».

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«Impariamo a piangere come lei (Glyzelle) ci ha insegnato oggi. Non dimentichiamo queste domande: la grande domanda su perché i bambini soffrono l’ha fatta piangendo e la grande risposta si apprende piangendo. Gesù nel Vangelo pianse per l’amico morto, pianse nel cuore per la famiglia che aveva perduto sua figlia, pianse quando vide la povera vedova che seppelliva il suo figlio, fu commosso fino alle lacrime quando vide la moltitudine senza pastore. Chi non sa piangere non è un buon cristiano. Questa è la sfida: quando poniamo la domanda sul perché soffrono i bambini, perché accadono queste tragedie nella vita, la nostra risposta sia o il silenzio o la parola che nasce dalle lacrime. Siate coraggiosi non abbiate paura di piangere!».

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Francesco aveva iniziato l'incontro ricordando la volontaria rimasta uccisa ieri a Tacloban. «Una notizia triste: ieri mentre stava per iniziare la messa si è staccata una torre come questa (il Papa indica con la mano una delle strutture accanto al palco, ndr) e una ragazza che stava lavorando nell’area è morta. Il suo nome è Kristel. Aveva 27 anni. Era giovane come voi. Lavorava per un’associazione che si chiama Catholic Relief Service, era una volontaria». Il Papa ha fatto pregare per lei, che era figlia unica, e per i suoi genitori, che incontrerà nelle prossime ore.

 

Dopo aver risposto alla domanda di Glyzelle, Bergoglio, sempre improvvisando, ha risposto alle domande rivoltegli da altri due giovani che avevano raccontato la loro testimonianza. Il primo, Leandro, studente universitario, aveva parlato di quanto il mondo del web e degli smartphone influisce nella concitata vita dei giovani. «Il mondo del’informazione non è cattivo: ma qualche volta non è un mondo che ci aiuta.

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Corriamo il pericolo di vivere accumulando informazioni. Abbiamo così tanta informazione ma non sappiamo cosa farcene. Corriamo il rischio di convertire i nostri giovani in musei: hanno tutto ma non sanno che farsene. Non abbiamo bisogno di “giovani museo”, ma di giovani sapienti».

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«Qual è la materia più importante che dobbiamo apprendere all’università e nella vita: imparare ad amare. È quello che conta: non solo accumulare informazioni, solo attraverso l’amore questa informazione diventa feconda.

 

Per questo il Vangelo ci propone un cammino sereno, tranquillo, usando tre linguaggi: il linguaggio della mente, del cuore, delle mani, cioè quello che pensate e sentite, realizzatelo. Pensare quello che si sente e quello che si fa, sentire ciò che penso e ciò che faccio. Pensare, sentire e fare. E farlo armoniosamente».

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«Il vero amore è amare ed essere amato. Permettiamo di essere amati. La cosa più importante è lasciarsi amare da Dio. Aprirsi all'amore di Dio che ci provoca una sorpresa. Se uno raccoglie solo informazioni, si chiude alla sorpresa. L’amore apre alla sorpresa perché suppone un dialogo tra due. Il Dio della sorpresa sempre ci sorprende. Non dobbiamo avere la psicologia del computer che pretende di sapere tutto. Nel computer ci sono tutte le risposte e nessuna sorpresa».

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Il Papa ha quindi risposto alla domanda dell'ingegnere elettronico Rikki Macalor, inventore delle luci solari notturne per i sopravvissuti del tifone Yolanda a Tacoblan, che aveva raccontato ciò che stava facendo per gli altri. «Grazie per quello che hai fatto per i tuoi compagni - ha detto Francesco - ma voglio farti una richiesta: tu e i tuoi amici date, aiutate. Ma hai permesso che dessero a te? La risposta è nel tuo cuore... Permetti che gli altri ti diano la ricchezza che a te manca?

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I sadducei, i dottori della legge davano molto al popolo, la legge, insegnavano loro, ma mai permettevano che il popolo desse loro qualcosa. È dovuto venire Gesù per farsi commuovere, essere amati. Quanti giovani tra di voi sanno dare, ma non hanno imparato a ricevere? Solo ti manca una cosa: diventare, lasciare che ti diano ciò che ti manca».

 

«Non è facile da capire - ha aggiunto - apprendere a mendicare. Apprendere a ricevere con umiltà, a essere evangelizzati dai poveri, la persona che aiutiamo ha molto da offrirci. Ho imparato a mendicare anche da questo, o sono sufficiente a me stesso e voglio solo dare?

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Penso di avere tutto e di non avere bisogno di niente? So di essere povero? So di avere molta povertà e necessità? Mi faccio evangelizzare dai poveri, dai malati?. Questo aiuta a maturare tutti quegli impegni nel lavoro di dare di più. Imparare a tendere la mano dalla propria miseria».

 

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Infine, Francesco ha invitato ad «amare i poveri: pensate i poveri, sentite con i poveri, chiedete ai poveri di darvi la saggezza che hanno. È quello che voglio dirvi oggi. Scusate se non ho detto quello che avevo preparato. Ma la realtà è superiore all’idea. E la vostra realtà è superiore all’idea di tutto quello che avevo preparato».

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All'inizio del suo intervento, il Papa si era lamentato per la scarsa rappresentanza di ragazze nelle testimonianze dei giovani. «Le donne hanno molto da dire alla nostra società. Qualche volta siamo "machisti" e non lasciamo spazio alle donne. Ma la donna è capace di vedere le cose con occhi diversi dagli uomini. Sa fare domande che gli uomini non sono capaci di capire... Quando verrà il prossimo Papa a Manila, che ci siano più donne a portare la testimonianza».

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Una folla immensa, nonostante la pioggia, ha accompagnato il passaggio del Papa per le strade di Manila. L'attenzione per la sicurezza è altissima. Dai microfoni, poco prima dell'arrivo di Bergoglio all'incontro con i giovani, venivano date istruzioni su come comportarsi in caso di esplosione di ordigni.