RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
1 – I TROPPI PALETTI ORA PREOCCUPANO CONTE CHE AL FALCO RUTTE CHIEDE DI «FARE PRESTO»
Marco Conti per “il Messaggero”
Trattativa su trattativa, riunione dopo riunione, il Recovery Fund rischia di uscire dal Consiglio Ue di metà mese con più condizionalità del famigerato Meccanismo europeo di stabilità. Sarà per i 500 miliardi a fondo perduto e i 250 sotto forma di prestiti e la resistenza dei Paesi del Nord Ue, ma allo stato delle proposte avanzate sinora dal presidente del Consiglio Ue Charles Michel e dalla cancelliera Angela Merkel, si comprende che potrebbe esserci uno stretto rapporto tra soldi erogati e riforme.
GEERT WILDERS CON IL CARTELLO NON UN CENTESIMO ALL'ITALIA
Quali? Non soltanto quelle che ha promesso il governo di turno, nel nostro caso l'esecutivo-Conte, ma anche sulla base delle raccomandazioni che ogni anno Bruxelles rivolge ai partner renitenti.
LA SFIDA
Per l'Italia si tratterebbe di ricevere risorse dal Recovery solo dopo aver fatto la riforma del mercato del lavoro, del fisco, della giustizia (con i tribunali ancora chiusi), delle pensioni (abolendo Quota 100).
Ciò l'Italia ha in parte promesso e in parte gli è stato chiesto nel corso degli anni da parte della Commissione. Inoltre, a valutare il progresso del processo riformatore - si legge nella bozza presentata da Michel - non sarà più la Commissione Ue, ma il Consiglio europeo e quindi i governi. A Palazzo Chigi la proposta del presidente del consiglio europeo piace poco.
I FALCHI
Anche se ha mantenuto a 750 i miliardi che dovrebbero finire nel Recovery Fund, l'idea che i Ventisette possano decidere a maggioranza qualificata sullo stato di avanzamento delle riforme, viene considerato un vincolo esterno un po' troppo invasivo.
Eppure è ciò che ha chiesto Mark Rutte, premier olandese, capofila dei falchi del Nord Europa, che prima di ricevere ieri sera il premier Conte, è tornato ad insistere sull'importanza di «fissare le riforme economiche» poiché in passato «abbiamo già sentito sin troppe promesse».
Conte arriva all'Aja ribadendo un concetto che dovrebbe unire i Paesi Mediterranei con quelli del Nord: il mercato unico è in pericolo, dobbiamo fare in fretta e scongiurare l'implosione. Una sorta di annuncio premonitore di una possibile crisi condivisa con la cancelliera Merkel che però non ha sinora spaventato i cosiddetti frugali che ieri l'altro hanno a sorpresa vinto anche la battaglia sulla presidenza dell'Eurogruppo finita al ministro delle Finanze irlandese, Paschal Donohoe e non alla spagnola Nadia Calvino data per favorita.
Esito dell'incontro? «Ovviamente - ha detto il premier - non posso dire che ci sia una piena convergenza. Ci sono alcune divergenze su cui possiamo ancora lavorare. Ma c'è un confronto in un ottimo clima». I frugali non mollano e Paesi Bassi, Austria, Svezia e Danimarca possono contare sui paesi dell'est Europa per mettere in difficoltà l'asse franco-tedesco e, di conseguenza, anche l'Italia che ha urgente necessità di poter attingere ai fondi in tempi rapidi.
GEERT WILDERS CON IL CARTELLO NON UN CENTESIMO ALL'ITALIA
Convincere il primo ministro olandese che stavolta l'Italia fa sul serio, è stato l'obiettivo di Conte ieri sera all'Aja dove è stato accolto, prima del premier Rutte, da Geert Wilders, leader dell'opposizione olandese con al collo un cartello «Non un centesimo all'Italia».
«Sarebbe doverosa ora una presa di distanza da parte della Lega, compagna di gruppo parlamentare» di Wilders, sostiene Filippo Sensi (Pd) ricordando lo stretto rapporto del sovranista olandese con il leghista Salvini. R
Il tour europeo di Conte continuerà lunedì con la trasferta a Berlino per incontrare la cancelliera Merkel, mentre giovedì sera a Bruxelles incontrerà il presidente francese Macron. Ma la strada per l'accordo tra i Ventisette non è ancora spianata del tutto e non è escluso che a fine mese possa essere convocata una nuova riunione.
LO SPAZIO
In vista del Consiglio Ue, mercoledì Conte sarà in Parlamento e la maggioranza rischia di essere alle prese con le risoluzioni pro-Mes dei radicali di +Europa Riccardo Magi ed Emma Bonino che dovrebbero essere messe al voto costringendo Conte e parte della sua maggioranza a dire se intendono considerare il Mes tra gli strumenti a disposizione. Di recente, in occasioni analoghe, in Parlamento si è evitato il voto sostenendo che la riunione a Bruxelles non fosse decisoria, ma consultiva. Stavolta sarà più complicato. Ma non impossibile.
2 – «EUROPA A PIÙ VELOCITÀ UN RISCHIO PER TUTTI» RECOVERY FUND DA 750 MILIARDI
Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
ROMA Il benvenuto a Giuseppe Conte in Olanda è un cartello con su scritto «Non un centesimo all'Italia». Lo tiene alto davanti a palazzo Binnenhof il parlamentare d'opposizione Geert Wilders, alleato della Lega a Bruxelles. E in quella sintesi brutale c'è lo stato d'animo con cui tanti cittadini dei Paesi Bassi seguono le trattative per gli aiuti.
Alla cena che segue il bilaterale con il primo ministro Mark Rutte in un ristorante italiano dell'Aia, pesce e tiramisù, Conte arriva stanco per le troppe tensioni, i troppi dossier aperti che si porta dietro da Roma. Tanto che ieri mattina, salutando i veneziani alluvionati dell'isola di Pellestrina che lo incitavano a non mollare («tenga duro presidente!»), aveva risposto alzando le braccia: «Non saprei fare diversamente».
giuseppe conte intervistato da de telegraaf
Conte non molla, ma non era questo lo stato d'animo con cui sperava di arrivare alle ultime tappe del cruciale tour in Europa, in vista del Consiglio Ue del 17 e 18 luglio. Dopo Costa in Portogallo e Sanchez in Spagna, ecco Rutte, il «falco».
Per Conte, nonostante la dichiarata «cordialità», è stato il faccia a faccia più ostico, perché Rutte guida uno dei quattro piccoli Paesi definiti «frugali» ed è dunque ostile a un Recovery fund troppo generoso con i governi del Sud. Proprio da qui è partito Conte per smentire un presunto asse del Mediterraneo e dunque l'immagine di Italia, Spagna e Portogallo che implorano 750 miliardi di aiuti, mentre Olanda, Austria, Svezia e Danimarca si oppongono.
«Quella che noi difendiamo - chiarisce in premessa Conte - è la proposta della Commissione per far ripartire le economie dopo il colpo durissimo del virus». Chi punta a indebolirla, aggiunge, «deve spiegarci perché». E deve mettere nel conto un grande rischio: «Se lasciamo che si distrugga il mercato unico, i danni saranno anche per l'Olanda. Se invece l'Italia è più forte, anche l'Europa è più forte. Non è concepibile una Ue a differenti velocità».
Al severo Rutte, il premier ricorda che il nostro Paese «è un contributore netto del bilancio europeo». Il che basta e avanza per far capire al primo ministro olandese un concetto che a Palazzo Chigi, pur smentendo la minaccia di voler porre veti, spiegano con parole assai meno diplomatiche: «Se ci rendono il Recovery Fund un percorso a ostacoli andremo a fare le pulci al budget 2021-2027, che va sempre approvato da tutti e 27 gli Stati».
Nella visione del giurista pugliese, da questo negoziato decisivo per la ricostruzione non usciranno né vincitori, né vinti: «Non possiamo dividerci, si perde e si vince insieme». Merkel è un'alleata dell'Italia? «Siamo tutti alleati, anche i Paesi frugali».
DAVID SASSOLI URSULA VON DER LEYEN
Il leader del fronte oltranzista, che due giorni fa a Berlino aveva visto Angela Merkel, si è presentato con una posizione meno rigida, ma ha comunque insistito nel legare gli aiuti alle riforme. E qui Conte ha assicurato che il governo italiano si è messo a correre e che, dopo il dl Semplificazioni, altre «scosse» positive presto arriveranno.
L'obiettivo finale del viaggio di Conte, che lunedì sarà a Berlino per incontrare la cancelliera, è ottenere che il bilancio pluriennale europeo (MFF) e il fondo Next Generation Ue procedano «in un pacchetto complessivo», così da aumentare il potere negoziale dell'Italia. La trattativa è entrata nella fase finale e Conte segue i tentativi di costruire un accordo ammonendo, a ogni passo, «non accetteremo compromessi al ribasso».
La nuova bozza negoziale del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, riduce da 1100 a 1074 miliardi l'ammontare del bilancio Ue e lascia intatto il Recovery, a 750 miliardi tra sussidi e prestiti. «Mi sembra che Michel abbia confermato gli obiettivi di fondo - è stato il commento di Conte - Lavoreremo perché il Next Generation Ue e il bilancio europeo non subiscano indebolimenti». Sul piano interno le cose proprio bene non vanno.
Conte sembra avere tutti contro. Zingaretti, che non ci sta a farsi dare del frenatore da Palazzo Chigi. Renzi, che si è stancato di aspettare segnali di riforma sul fronte giustizia. E Di Maio, il cui incontro con Draghi ha fatto esplodere sospetti e veleni. Conte non commenta e forse il suo silenzio dice già molto.
pierre gramegna e paschal donohoe
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