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IL RECOVERY PLAN VA RISCRITTO, VISTA LA SUA GENERICITÀ, MA I TEMPI SONO STRETTISSIMI: ENTRO LA FINE DI APRILE I PIANI NAZIONALI DEVONO ESSERE PRESENTATI A BRUXELLES CHE NEI SUCCESSIVI DUE MESI DEVE DECIDERE SE DARE L’OK ALL'EROGAZIONE DELLA PRIMA TRANCHE DI RISORSE (IL 13 PER CENTO DEL TOTALE). PRIMA ARRIVERÀ, PRIMA L'ITALIA POTRÀ RIPARTIRE. POI CI SARANNO GLI ALTRI STEP, FINO AL 2026, CON COSTANTE MONITORAGGIO DA PARTE DELL'UE. LE SCELTE CHE VERRANNO COMPIUTE ORA NON SI POTRANNO PIÙ MODIFICARE…

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Roberto Mania per “la Repubblica”

sergio mattarella e mario draghi

 

L'Italia post pandemia non sarà disegnata dai partiti. La ricostruzione sarà dei tecnici, di quel "comitato esecutivo" scelto da Mario Draghi per la ripartenza del Paese: Daniele Franco, ministro dell'Economia, Vittorio Colao, ministro dell'Innovazione tecnologica, Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica. Nessuno di loro, a cominciare dal presidente del Consiglio, risponde ai partiti nonostante il tentativo assai forzato di cinquestelle e renziani di contendersi il fisico- manager che segnerà la svolta ambientalista.

 

vittorio colao agli stati generali

Il loro percorso professionale è stato - e resta - fuori dai partiti. Per questo - paradossalmente - siedono oggi al Consiglio dei ministri. Le policy - se uno volesse affidarsi alle distinzioni anglosassoni tra le strategie e le politiche in senso stretto - in carico ai tecnici indipendenti, le politics ai partiti.

 

Il confine appare piuttosto netto, e non casuale. Certo, poi servirà il contributo di tutti «per mettere insieme il Paese e aiutarlo a ripartire», come ha detto ieri Draghi aprendo la prima riunione del Consiglio dei ministri. Insomma, una sorta di "consiglio di amministrazione" allargato nel quale, però, a compiere le scelte strategiche saranno in pochi, quelli dei "comitato esecutivo".

 

ursula von der leyen

È il compromesso che hanno accettato tutti i partiti. Al centro dell'azione del governo Draghi ci sarà la gestione delle risorse previste dal Next Generation Eu, serviranno anche sul fronte sanitario. Dei 209 miliardi che l'Europa ha destinato all'Italia, il 37 per cento andrà alla riconversione ecologica, il 20 per cento dovrà essere utilizzato alla digitalizzazione del Paese. Saranno così i ministri Colao e Cingolani a coordinare gli interventi sui due fronti strategici.

 

Perché il piano italiano dovrà essere in buona parte riscritto, data la sua ancora genericità e data la mancanza di una chiara struttura di governo. Per quanto quest' ultima questione sia sostanzialmente risolta con Draghi che ha mantenuto per sé anche la delega ai rapporti con l'Europa.

 

I tempi sono strettissimi: entro la fine di aprile i piani nazionali devono essere presentati alla Commissione di Bruxelles che nei successivi due mesi deve decidere se dare il via libera o meno all'erogazione della prima tranche (il 13 per cento del totale) di risorse. Prima arriverà, prima l'Italia potrà ripartire. Poi ci saranno gli altri step, fino al 2026, con un'azione di monitoraggio costante da parte dell'Ue. Le scelte che verranno compiute ora non si potranno più modificare. Sottendono l'idea di un percorso di ricostruzione largamente condiviso.

 

sergio mattarella e mario draghi

Da qui anche la decisione di sottrarre alle "competenze" dei partiti la riscrittura del piano. Un po' la neutralità politica del nuovo governo che aveva chiesto il presidente Mattarella nell'affidare l'incarico a Draghi. Ancorate al Recovery plan ci sono ancora le riforme che la Commissione europea ci chiede da tempo: meno tasse sul lavoro e la produzione, più concorrenza, certezza nelle controversie giudiziarie nel settore civile, equilibrio nei conti previdenziali, pubblica amministrazione più efficiente.

 

I difetti noti del nostro "ambiente" economico e normativo che non attira gli investimenti esteri e che colloca l'Italia al 58esimo posto della classifica del Doing Business della Banca Mondiale. E almeno due delle riforme chieste dall'Europa dipenderanno, se si faranno, da due ministri tecnici: Franco per la parte fiscale e la costituzionalista Marta Cartabia per la Giustizia.

daniele franco

 

La conferma dello schema di gioco. I partiti, invece, interverranno nella gestione delle emergenze: il lavoro, soprattutto. Se n'è cominciato a parlare già ieri nella breve riunione a Palazzo Chigi. A marzo scade il blocco dei licenziamenti. Il rischio è di una marea di ristrutturazioni aziendali con migliaia di esuberi.

 

Il nuovo governo vuole aprire una riflessione sulla possibilità di una proroga selettiva del blocco per tre mesi: solo per le imprese in grave difficoltà. Il neo ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha convocato per oggi e martedì sindacati e industriali. A luglio scadranno anche le moratorie per i debiti delle imprese nei confronti delle banche. «La pandemia - l'ha detto Draghi quest' estate al Meeting di Rimini - minaccia non solo l'economia, ma anche il tessuto della nostra società».

marta cartabia 6