DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Laura Cesaretti per "il Giornale"
Reddito di cittadinanza? Inammissibile: parola dei Cinque Stelle. Il surreale voltafaccia è andato in scena ieri nell' aula di Montecitorio, dove il cosiddetto «decreto Dignità» voluto da Luigi Di Maio arranca faticosamente verso l' approvazione.
A tendere la trappola ai grillini è stata Forza Italia, con un emendamento a prima firma Nino Germanà che riproponeva pari pari il testo, presentato da M5s nella scorsa legislatura, per introdurre il reddito di cittadinanza.
Una «provocazione», la definiscono i parlamentari di Forza Italia, e un modo per mettere Di Maio e compagni di fronte alla responsabilità delle promesse sparse per anni ai quattro venti: come avrebbero fatto i deputati grillini a votare contro la loro stessa proposta?
A cavarli di impiccio, aggirando l' ostacolo, ci ha pensato (dopo lunghi conciliaboli allarmati) il presidente della Camera, nonché compagno di partito, Roberto Fico: niente da fare, l' emendamento non può essere votato dall' aula perché la presidenza lo dichiara inammissibile in quanto «completamente estraneo per materia» alla discussione in corso.
Che in verità riguarda temi assai attinenti, ma fa niente. «Capiamo l' imbarazzo del governo davanti a questo emendamento che Fi ha presentato evidentemente a scopo provocatorio - dice Stefania Prestigiacomo - ma è inconcepibile che il ministro Di Maio disconosca un provvedimento sbandierato per 5 anni.
Hanno implicitamente ammesso che il loro reddito di cittadinanza appartiene al libro dei sogni». Rincara la dose Giorgiò Mulè: «La misura simbolo della propaganda pentastellata è stata affossata proprio da chi avrebbe dovuto attuarla: il M5s è un ossimoro vivente».
Dal Pd si uniscono all' ironia sulla fuga dal reddito: «È la notizia del giorno - dice Alessia Morani - Forza Italia presenta un emendamento provocatorio che introduce il reddito di cittadinanza e il ministro della disoccupazione Di Maio lo respinge».
La falce della maggioranza si è abbattuta su un quarto circa degli emendamenti presentati, 400 in tutto, dichiarandoli inammissibili. Con l' obiettivo di stringere i tempi e arrivare al voto giovedì, risparmiandosi un week end di lavoro.
Le opposizioni Pd e Fi, unite nel no al «decreto disoccupazione», come lo hanno ribattezzato, sono però divise sul come, e il Pd boccia buona parte degli emendamenti pro impresa di Forza Italia. «A meravigliarmi - sottolinea la capogruppo azzurra Mariastella Gelmini - non è il fatto che il Pd voti contro i nostri emendamenti con il governo. A meravigliarmi è il fatto che la Lega non batta un colpo.
Il suo silenzio, in aula, è assordante. Ci si può dividere su una nomina o su una poltrona, ma non si può dividere il centrodestra sul tema del lavoro, vera emergenza di questo Paese».
Dal Pd arriva la bocciatura senza appello di Marco Leonardi, già consigliere economico di Gentiloni a Palazzo Chigi: «Il governo ha messo tutti gli ostacoli possibili ai contratti a termine, e alzato i costi di quelli a tempo indeterminato: si ridurrà l' occupazione e aumenterà il contenzioso in tribunale. Persino la Cgil se ne è accorta e ora, con la scusa dei voucher, ritira il suo appoggio per non diventare corresponsabile della futura disoccupazione».
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