
DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI…
Dagonota
Pierluigi Castagnetti non è uno sprovveduto. Prima di lanciare l’idea di rinviare il referendum a causa del terremoto si sarebbe confrontato con gli uffici tecnici del Quirinale. La mummia Mattarella era in Israele, ma avrebbe avallato l’ipotesi del rinvio se ad avanzarla per primo fosse stato Matteo Renzi.
Anche il premier (per mancanza di elezioni) sarebbe stato d’accordo. Ma pure lui, come l’inquilino del Colle, avrebbe posto una condizione: l’idea deve essere accettata pubblicamente dai capigruppo di Forza Italia e Cinque stelle, per evitare la subitanea accusa di aver paura del Referendum.
A questo punto arriva la zeppa di Renato Brunetta. Il capogruppo alla Camera di Forza Italia urla il proprio no ad un rinvio del referendum, causa terremoto. E fa venire meno, quindi, uno dei presupposti di Renzi. Silenzio assordante da parte di Di Maio.
Angelino Alfano prova a farsi portavoce della soluzione benedetta dal Colle e dai moderati di Forza Italia. Ma a smentirlo è lo stesso Ducetto di Rignano. Non vuole dare lui l’impressione di avallare una soluzione priva dell'ok di grillino e forzista.
D’altra parte, con tutti i sondaggi sul referendum che sembrano premiare il “no”, che senso ha appoggiare un premier in caduta libera? Ogni riflessione con lui inizierà a partire dal 5 dicembre.
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