DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Fabio Cavalera per il “Corriere della Sera”
la foto scelta dalla regina elisabetta ii per celebrare il record
D'accordissimo sulle relazioni speciali con Washington, in nuova versione May-Trump. Ma srotolare tappeti rossi al presidente americano per accoglierlo in pompa magna entro l'estate a Londra proprio no. Che a dirlo con una petizione siano circa due milioni di britannici rientra tutto sommato nel copione: anche se due milioni sono tanti e appena 90 mila abbiano firmato per l' opposto, ovvero per vedere da vicino il numero uno della Casa Bianca, la disputa Trump no-Trump è comunque parte del gioco. Ma se a irritarsi sono i Windsor e in specifico la regina allora significa che Downing Street è scivolata sulla più classica delle bucce di banana.
THERESA MAY E L INCHINO ALLA REGINA ELISABETTA
Questa fretta di invitare Donald Trump a Elisabetta non piace. Anzi, la irrita al punto di smarcarsi. Certamente lo fa coi suoi modi, ufficialmente silenziosi ma decisi nel dietro le quinte, per sottolineare che sui tempi di una visita di Stato occorrerebbe essere molto più cauti. E non precipitosi come è stata Theresa May.
Insomma, non è Elisabetta a prodigarsi per accogliere Trump. È la May che ha compiuto il passo più lungo della gamba e si vede costretta ad ammetterlo per non tirare la corda dei rapporti istituzionali. Si sa che la corona dalle questioni di politica interna e internazionale deve starsene alla larga. E sua maestà al sacro principio ha mantenuto sempre fede.
Ogniqualvolta hanno tentato di tirarla dentro nelle beghe di casa Elisabetta ha chiuso la bocca. Spesso irritandosi per i maldestri tentativi di rivelare urbi et orbi il suo pensiero politico che deve restare privato e segreto. Lei non può essere di parte.
Adesso ci risiamo. Theresa May è volata a Washington, ha incontrato Trump e sull' onda dell' entusiasmo ha formulato a nome della regina l' invito per una visita di Stato entro pochi mesi. Peccato che in casa Windsor non vi sia tanta frenesia. A Obama e consorte ci vollero due anni dalla elezione prima di atterrare all' aeroporto londinese. Nacque un intenso rapporto personale fra i Windsor e gli Obama. Ma fu necessario un po' di tempo per dare alle parti gli elementi di una conoscenza che divenne subito amicizia e simpatia reciproca.
barack e michelle obama con la regina elisabetta e il marito il principe filippo
Perché con Trump tanta fretta? Elisabetta non ha gradito. E allora ha usato le armi che le sono proprie per comunicare la sua posizione. In pratica ha costretto Downing Street ad ammettere che l' invito per la visita di Stato è farina del sacco di Theresa May. Quadretto imbarazzante.
Buckingham Palace e i Windsor hanno bisogno di metabolizzare il personaggio Trump, la sua irruenza e le sue idee sull' immigrazione, i commerci, la difesa ambientale. Non è un mistero, ed è stato rimarcato dalla stampa inglese, che le posizioni Carlo in tema di cambiamento climatico sono all' estremo opposto di quelle espresse dalla Casa Bianca. Dunque, per evitare incontri ravvicinati fra sordi è raccomandabile un intenso lavoro di rammendo diplomatico.
Lord Ricketts, che è stato segretario generale del Foreign Office e consigliere per la sicurezza nazionale di David Cameron, in una lettera al Times ha riassunto il caso «visita di Trump» così: la signora May con la accelerazione non concordata ha messo la regina in «una situazione difficile». E se ne dovrà uscire con la più classica delle meline politiche. Forse uno slittamento, magari con la scusa di agende già troppo piene. Anche se con Trump non c' è da fidarsi.
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