DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
Claudio Gallo per "La Stampa"
Doveva essere il ritorno della regina alla vita pubblica la funzione religiosa di ieri pomeriggio all'abbazia di Westminster per celebrare il giorno del Commonwealth, invece c'era il principe Filippo da solo. Elisabetta, 86 anni, ha dovuto restare a casa perché non ancora ristabilita completamente dai postumi dell'influenza intestinale che la scorsa settimana l'avevano costretta a un insolito ricovero all'ospedale King Edward VII.
Il Palazzo ha annunciato a tarda mattinata la cancellazione: «Purtroppo la Regina non potrà partecipare alla cerimonia per il Commonwealth oggi all'abbazia di Westminster perché sta ancora riprendendosi in seguito alla recente malattia. La Regina spera di poter confermare la partecipazione agli appuntamenti ufficiali previsti per il resto della settimana».
Nonostante l'assenza dai banchi di Westminster, Elisabetta ha comunque firmato la nuova carta del Commonwealth a Marlboro House nel suo ruolo di capo dell'associazione tra i 54 stati. Si tratta di una serie di dichiarazioni di principio divise in 16 punti che riassumono i valori comuni dei membri. Si possono riassumere in tre i pilastri che potrebbero stare allo stesso modo sul frontespizio europeo, essendo l'essenza di quello che oggi è chiamato Occidente: democrazia, diritti umani, opportunità economiche, cioè libero mercato.
Apparentemente nessuna sorpresa, se non che al punto II, Diritti Umani, due piccole paroline hanno scatenato una guerra di interpretazioni e congetture: firmando il documento la regina si è schierata in favore dei diritti dei gay? L'articolo si conclude con la frase: «Ci opponiamo implacabilmente a qualsiasi forma di discriminazione, sia essa basata sul genere, la razza, il colore, il credo, le idee politiche o altri terreni». Quegli «altri terreni» hanno fatto drizzare le antenne agli attivisti gay. La regina si batte per i diritti gay, ha coraggiosamente sintetizzato il «Mail».
Ben Summerskill, leader del gruppo per la difesa dei diritti degli omosessuali, pur facendo notare che molte nazioni del Commonwealth hanno leggi contro le relazioni tra lo stesso sesso, non ha avuto dubbi: «à la prima volta che la regina ha pubblicamente riconosciuto l'importanza dei suoi sudditi gay». Ma Patrick Strudwick ha scritto sul «Guardian» che i gay del Commonwealth meritano più che un'allusione. «Non c'è alcun impegno esplicito - ha detto l'attivista gay Peter Tatchell -. Sarebbe in ogni caso stato bloccato dalla maggioranza omofobica degli stati membri».
Il segretariato del Commonwealth ha specificato che l'idea che la regina abbia voluto promuovere i diritti gay nasce da interpretazioni: «La Regina, come in tutti gli ambiti, è apolitica in fatto di politica».
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