
QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL…
Gianluigi Paragone per “Libero quotidiano”
L’altro giorno durante la trasmissione radiofonica che conduco su Radio105 con Mara Maionchi e Ylenia ho avuto un durissimo scontro col presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone. Oggetto dello scontro un viaggio che una decina di delegati siciliani ha compiuto a Doha, nel Qatar. Cosa sono andati a fare? A sponsorizzare il made in Italy. Sia ben chiaro, la Sicilia non era la sola Regione presente.
Il caso, però, è diventato nazionale per la delegazione siciliana, forse anche per il costo complessivo della missione pari a 700mila euro. Che senso hanno queste trasferte? Che ci siete andati a fare? Dal presidente dell’assemblea regionale volevo avere queste riposte.
Ma niente, alla fine è diventato uno scontro quasi personale: io che non mollavo sulle domande, lui che ribatteva accusandomi di nordismo, di populismo e di demagogia. Siccome non ha risposto sul merito e minimizzava sulla cifra spesa circoscrivendola alla sola presenza dei delegati consigliari (700mila è stato il costo complessivo speso dalla Sicilia per la missione), ho invitato i radioascoltatori a scrivere una mail ad Ardizzone con questa domanda: cosa ci siete andati a fare?
Così ho dato l’indirizzo mail istituzionale (un indirizzo che è pubblico, esattamente come un account twitter). Risultato del duello? Una querela per istigazione a commettere reati. Nemmeno fossi un cattivo maestro negli anni del terrorismo. Ho voluto raccontare questo fatto personale per condividere una riflessione: che senso ha dibattere sui costi standard delle siringhe quando poi alle Regioni viene concesso di andare all’estero per promuovere la qualunque? Ha senso parlare di austerity, di tagli, di opportunità di spesa quando poi basta una qualsiasi occasione per spendere denaro pubblico?
Che le Regioni debbano - o solo possano - essere una specie di ministero del commercio o dell’industria con l’estero mi fa sclerare. Per quello non bastano i ministeri, le reti diplomatiche, le camere di commercio, le associazioni di categoria e via elencando? Perché le Regioni, addirittura i sindaci (a Doha è andato anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando!), possono spendere soldi pubblici per un qualcosa che non credo proprio sia di stretta attinenza locale? Non lo capisco.
A maggior ragione non lo capisco in un tempo in cui si chiedono sacrifici ai cittadini, in un tempo in cui le strade si sbriciolano, le scuole crollano, i giovani sono disoccupati. Qual è l’utilità concreta, pratica, di queste costose trasferte? È possibile che la Corte dei Conti non dica chiaramente qual è il limite di certe spese?
Possibile che il legislatore non fissi una regola precisa? Ripeto, è da matti almanaccare sui costi standard delle siringhe o sui centri di spesa se poi dalla finestra esce una montagna di soldi giustificati solamente da un grande “boh”. Le risposte e le querele dei politici sono la cartina di tornasole per capire il perché non cambierà nulla: siamo nordisti, populisti, demagoghi, fomentiamo l’odio e addirittura istighiamo a commettere reati.
Nulla di personale con questo Ardizzone, ma non ammetterò mai che il presidente di un Consiglio regionale (perché in soldoni questa è l’assemblea regionale) o un sindaco facciano le valigie coi soldi pubblici. La devono smettere. Non lo ammetto, non lo accetto e non smetterò mai di marcarli a uomo. Per fortuna non sono solo, siamo in tanti a non abbassare la guardia. Tuttavia non basta. Ad Aosta recentemente hanno dato ragione ai consiglieri regionali circa le modalità di spesa di soldi pubblici arrivando quasi a smentire il principio per cui ignorantia legis non excusat.
Ora, ci dicano pure che le missioni estere sono consentite vuoi per promuovere le imprese vuoi per omaggiare i connazionali emigrati, e siamo in carrozza. La Sicilia non ha bisogno di andare a Dubai per promuovere il suo brand, basterebbero le sue bellezze paesaggistiche, storiche, culturali (se soltanto ne avessimo più cura!).
E aggiungo: che senso ha andare all’estero quando tra poche settimane partirà l’Expo che è o dovrebbe essere la vetrina intercontinentale per eccellenza? Abbiamo troppe ragioni per pretendere un severo controllo delle spese locali. Nel caso contrario, ripeto, sospendiamo ogni discorso sulle spending review perché almeno vorremmo essere messi al riparo da prese per i fondelli.
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